Utero in affitto nell’UE, non si cada nel tranello del Belgio
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Il governo belga ha avanzato una proposta di regolamento della maternità surrogata che può minare le competenze dei singoli Stati, imponendo l’utero in affitto per vie traverse. L’Italia tra i Paesi contrari. Da luglio la palla passa alla presidenza ungherese.
Negli ultimi sei mesi, durante la sua presidenza di turno del Consiglio europeo, il governo liberal-socialista belga ha ritenuto prioritario affrontare la questione della maternità surrogata sostenendo una proposta di regolamento della Commissione europea sul riconoscimento transfrontaliero della genitorialità. Per la sua approvazione, è necessaria l'unanimità nel Consiglio dell'UE, sinora mancante.
Non c’è da stupirsi della mossa, sottotraccia, del governo del Belgio che ha tra le sue file il vice primo ministro transgender Petra (al secolo Petro) de Sutter, socialista dei Verdi, e già noto per iniziative, più volte bocciate, di liberalizzazione della maternità surrogata sia al Parlamento europeo sia al Consiglio d'Europa.
Da un lato la presidenza belga ha proposto, in caso di maternità surrogata, di applicare «l’eccezione di ordine pubblico», così da tutelare le competenze dei singoli Stati in materia di famiglia e genitorialità ed evitare che un Paese membro dell’UE si trovi costretto, contro le proprie stesse leggi, a riconoscere una relazione “genitore-figlio” prodotta dalla maternità surrogata e riconosciuta invece da un altro Paese dell’UE.
Tuttavia, secondo la stessa proposta belga, un Paese che invochi la clausola o eccezione di ordine pubblico potrebbe trovarsi successivamente a dover riconoscere la figliolanza da surrogata, ad esempio, con l’adozione del bambino da parte del "genitore sociale", cioè non biologico, come previsto dalla giurisprudenza, non vincolante, della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu).
Dunque la soluzione belga non solo non risolve il problema della maternità surrogata, ma nei fatti minaccia le competenze nazionali degli Stati membri così come i diritti umani dei bambini e delle madri surrogate-schiavizzate. Di fatto, il Belgio avrebbe voluto il riconoscimento della maternità surrogata, senza alcun rispetto dell’“interesse superiore del bambino” né alcuna valutazione dell'idoneità dei genitori acquirenti né dei rischi relativi all'origine dei documenti di identità (con i conseguenti rischi relativi al traffico di esseri umani).
Lo scorso 14 giugno i delegati dei ministri della giustizia dei 27 Paesi dell’UE hanno discusso la “proposta” belga. Dal verbale informale della discussione, emerge che alcuni Paesi, come la Francia e altri, inizialmente contrari alla proposta di regolamento sulla maternità surrogata, appaiono positivamente influenzati dall’eccezione di ordine pubblico e potrebbero quindi essere a favore della proposta belga.
Tra i contrari ci sono, per ragioni diverse, Svezia, Italia e Slovacchia. Altri Paesi (Croazia, Bulgaria, Romania e Ungheria) sono contrari ma vorrebbero ulteriori approfondimenti. La presidenza ungherese (1 luglio 2024 - 31 dicembre 2024), che ha già un ricco carnet di iniziative per il semestre europeo, ha dichiarato che valuterà il da farsi ed eventualmente ridefinirà il campo di applicazione della proposta belga.
Tuttavia l’unica opzione ragionevole e civile, nel rispetto della dignità umana di ciascuno e dei tanto proclamati valori europei, sarebbe quella di cancellare il dossier e la proposta belga durante la presidenza ungherese. Finché la proposta belga resterà in cantiere, infatti, essa potrà essere nuovamente modificata anche dopo la presidenza ungherese.
C’è da auspicare che l’Ungheria ascolti seriamente le ragioni dell’Italia e di altri Stati sinora contrari alla legalizzazione della maternità surrogata, al matrimonio omosessuale e all’adozione per coppie gay e lesbiche. La posizione italiana, su questi temi, è chiara da anni, prevalendo la contrarietà a qualsiasi forma di maternità surrogata, in quanto pratica contraria alla dignità delle donne e dei bambini. La maternità surrogata, sia essa commerciale o ipoteticamente gratuita, è una forma di schiavitù inaccettabile, degradante per l’umano.
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