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IL DIBATTITO

Utero in affitto, le contraddizioni femministe

Diverse sigle femministe hanno sottoscritto una lettera aperta al sindaco di Milano dopo che il Tribunale aveva riconosciuto la doppia paternità gay derivante dalla pratica dell'utero in affitto. Un testo pieno di contraddizioni. Se l’utero in affitto non è un diritto perché dovrebbe esserlo la fecondazione assistita, pratica incensata anche dalle femministe?

Vita e bioetica 01_11_2018

Diverse sigle di associazioni femministe hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata al sindaco di Milano Sala dopo che il Tribunale del capoluogo lombardo, qualche giorno fa, aveva riconosciuto la doppia paternità gay derivante dalla pratica dell'utero in affitto.

Questo il testo della lettera aperta. In corsivo le affermazioni del testo seguite dalle nostre considerazioni.

L’utero in affitto non è un diritto, né una tecnica di fecondazione assistita.
Se l’utero in affitto non è un diritto perché dovrebbe esserlo la fecondazione assistita, pratica incensata anche dalle femministe? Inoltre, quest’ultima è porta di ingresso obbligatoria alla maternità surrogata. Infine, l’utero in affitto non potrebbe essere chiamato anche “gestazione assistita”? Se è lecito aiutare la coppia, rectius: sostituirsi alla coppia nella fecondazione, non è anche lecito aiutare la donna, rectius: sostituirsi alla donna nella gestazione?

L’utero in affitto è sfruttamento delle donne e mercato dei bambini. E’ messa al “lavoro” dei corpi di donne povere al servizio di donne e uomini ricchi.
E se, come capita ad esempio negli USA, fosse una donna che non vive in una condizione di povertà a mettere a disposizione il proprio corpo, la malvagità di questa pratica sparirebbe? Inoltre le femministe entrano in contraddizione con il significato dello slogan da loro confezionato per l’aborto: l’utero è mio e ci faccio quello che voglio. Quindi perché non usarlo anche come incubatrice di carne? Se è una libera decisione della donna – così come avviene per l’aborto – perché negarle l’esercizio di questa libertà?

L’utero in affitto toglie le madri ai figli e i figli alle madri, ed è reato in tutto il mondo tranne che in 18 Paesi.
Se è per questo anche la fecondazione artificiale di tipo eterologo ottiene lo stesso effetto. Infatti anche usando l’ovocita di un'altra donna si toglie le madri ai figli e viceversa. Inoltre: perché protestare solo per la sottrazione dei figli alle madri e non anche per la sottrazione dei figli ai padri con la fecondazione eterologa?

L’utero in affitto è un “elevato disvalore” che “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane” (Corte Costituzionale, sentenza n. 272/2017).
Potremmo dire lo stesso dell’aborto e della fecondazione artificiale, pratiche invece benedette dalle femministe.

E’ interesse pubblico, secondo la Consulta, che il minore conosca la verità sulle proprie origini. Per l’aspirante genitore non biologico è indicata l’adozione in casi particolari: iter che deve valere anche per le coppie dello stesso sesso (l’art. 3 della Costituzione ci dichiara uguali davanti alla legge).
Molte coppie di lesbiche si avvalgono della fecondazione eterologa: anche loro tolgono il padre ai figli e non permettono che questi possa conoscere “la verità sulle proprie origini”.

Il divieto di utero in affitto viene invece costantemente aggirato da una giurisprudenza “creativa” e fintamente progressista (tutte le sinistre d’Europa sono contro questa pratica) e da indebite iscrizioni all’anagrafe di “due padri” che hanno pagato per cancellare la madre dalla vita del bambino. Si tratta di una “regolarizzazione” di fatto dell’utero in affitto.
Anche precedenti divieti imposti dalla legge 40, norma che vieta la pratica della maternità surrogata, sono stati elusi nel passato dai giudici, ma mai un’associazione femminista ha spiccato favella contro tali decisioni. E inoltre ci sono fior di coppie lesbiche che pagano la fecondazione eterologa per cancellare il padre dalla vita del bambino. Forse che il padre vale meno della madre?

Una recente sentenza del Tribunale di Milano ha ingiunto al Comune di registrare all’anagrafe una coppia di padri sulla base del superiore diritto del minore alla “bigenitorialità”: ma l’utero in affitto viola questo diritto in radice, togliendo la madre al bambino. Il superiore diritto del minore è non essere separato dalla madre. Non si può lasciare nelle mani dei giudici una questione squisitamente politica: l’utero in affitto mina la civiltà umana, fondata sulla gratuita della relazione madre-figlio, oggi violata dai profitti del biomercato. Gruppi e associazioni di donne in tutto il mondo sono mobilitati in una rete mondiale che chiede all’Onu di dichiarare l’utero in affitto reato universale.
Nessun gruppo o associazione di donne si è mai dichiarato a favore dell’utero in affitto. L’opinione pubblica è in netta maggioranza contraria alla normalizzazione di questa pratica (vedi sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera il 29 novembre 2017)
Noi donne mobilitate contro l’utero in affitto (RUA, ArciLesbica Nazionale, RadFem Italia, Snoq Genova e altre) chiediamo
di essere audite dal Sindaco e dalla Giunta di Milano – e da tutti i Sindaci d’Italia – per esporre argomenti contro la normalizzazione di questa pratica, argomenti oscurati da una propaganda mainstream che non ha precedenti.

Verrebbe da dire che chi è causa del sul mal pianga se stesso. Infatti le femministe hanno avuto nel passato magna pars nello sdoganare l’ideologia di genere. Se i ruoli non ci sono più, chi lo dice che un uomo debba innamorarsi solo di una donna? Ecco legittimata l’omosessualità. Ma a questo punto come rifiutare ad una coppia omosessuale maschile di avere un bambino tutto loro, come le coppie etero, senza ricorrere all’adozione? Impossibile. Porte aperte quindi all’utero in affitto.

In merito poi alla “propaganda mainstream” verrebbe da dire a lor signore: benvenute a bordo.