Usare la furbizia
Qualcuno che mi accolga in casa sua (Lc 16,4)
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: "Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare". L'amministratore disse tra sé: "Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua". Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: "Tu quanto devi al mio padrone?". Quello rispose: "Cento barili d'olio". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta". Poi disse a un altro: "Tu quanto devi?". Rispose: "Cento misure di grano". Gli disse: "Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta". Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce». (Lc 16,1-8)
Machiavelli sosteneva che l’utile era lo scopo dell’azione umana, non tanto il principio morale astratto in sé per sé. Conseguentemente ne deriva che il fine giustifica i mezzi. Gesù è quindi in linea con il pensatore fiorentino dicendo che a volte mezzi disonesti possono essere ammessi se il fine è buono? Certamente no. Queste azioni sono malvagie perché è disonesta la causa che le muove. Gesù vuole spronare i suoi discepoli ad usare anche la furbizia per fare la volontà del Padre, anche se annuncia che purtroppo i nemici di Dio in genere sono più furbi di chi segue Dio. Questo non ci deve stupire, ma spingere ad utilizzare meglio i doni che ci ha fatto Dio, primo fra tutti l'intelligenza.