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L’ELEZIONE

USA, il pro-vita McCarthy è il neopresidente della Camera

Alla quindicesima votazione, dopo aver superato alcune opposizioni interne al Gop, il repubblicano Kevin McCarthy è stato eletto speaker della Camera statunitense. Pro life, la sua candidatura è stata sostenuta da Donald Trump. Un’elezione che è una buona notizia, dopo l’era dell’abortista Nancy Pelosi.

Esteri 09_01_2023

Il repubblicano Kevin McCarthy, deputato della California e candidato del partito alla guida della Camera dei rappresentanti, dove i Repubblicani hanno una maggioranza di 222 voti contro i 212 dei Democratici, è stato finalmente eletto alla 15a votazione nella prima mattinata di sabato, dopo aver dovuto fronteggiare e accordarsi con un gruppo di una ventina di oppositori del suo stesso partito. Un Partito Repubblicano diviso sulla propria leadership in vista delle elezioni del 2024, sul controllo dell’Amministrazione Biden, ma non sull’impegno di riportare trasparenza nella politica e difendere, pur con qualche importante crepa, i propri valori fondamentali: libertà, sussidiarietà, libero mercato, stato minimo, vita e famiglia.

Dal 1923 non era stata necessaria più di una votazione per l’elezione del presidente della Camera, ma lo stesso McCarthy, nel suo primo intervento come 55° speaker, ha ricordato che le riunioni e intese che hanno portato alla sua elezione sono state un “bene per il popolo americano”, promettendo all’opposizione dei Democratici un confronto su una visione diversa di futuro per gli Stati Uniti. McCarthy aveva ottenuto poco più di 200 voti nei primi scrutini, ben al di sotto del numero minimo necessario per assicurarsi la presidenza. Già nel pomeriggio di venerdì, dopo lunghe conversazioni dietro le quinte con i Repubblicani che gli si opponevano, vedi il Freedom Caucus, McCarthy aveva visto aumentare il suo numero di voti a 215 al 14° scrutinio, superando finalmente i 212 voti totali di Hakeem Jeffries, il capogruppo dei Democratici. Venerdì, 15 Repubblicani avevano cambiato il loro voto a favore di McCarthy: Scott Perry, Ralph Norman, Andrew Clyde, Dan Bishop, Anna Paulina Luna, Chip Roy, Victoria Spartz, Byron Donalds, Josh Brecheen, Keith Self, Michael Cloud, Mary Miller, Andy Ogles, Paul Gosar e Andy Harris. Infine, dopo una serie di telefonate - anche di Donal Trump - indirizzate ai dissidenti Repubblicani, McCarthy ha prevalso sabato al 15° scrutinio con 216 voti, con sei repubblicani (Andy Biggs, Lauren Boebert, Eli Crane, Matt Gaetz, Bob Good e Matt Rosendale) che invece hanno votato “presente”, un voto che non è entrato nel conteggio finale e ha abbassato il quorum necessario per l’elezione.

Kevin McCarthy è un convinto pro life ed è stato sostenuto da Trump nella sua candidatura. La ventina di membri del Freedom Caucus, dileggiati dalla stampa internazionale per essere conservatori irriducibili, non erano contrari a McCarthy per antipatie personali, volevano solo l’impegno del nuovo presidente della Camera per un maggior controllo e più selettive votazioni sulle proposte di spesa multimiliardarie di Biden e dei Dem, una progressiva riduzione del debito pubblico, una maggiore presenza dei membri del Caucus nella Commissione del regolamento e un aumento dei poteri di controllo dei singoli deputati sulla presidenza (la mozione di sfiducia contro il presidente della Camera potrà esser presentata da ogni singolo deputato Repubblicano).

Le critiche rivolte ai Repubblicani da parte di Biden e della stampa liberal europea sono state feroci, le accuse di incompetenza, divisione e impreparazione si sono ripetute per tutta la settimana ma i dibattiti franchi che si sono tenuti nella Camera dei Rappresentanti sono parte essenziale di quel processo che si chiama democrazia. Il presidente della Heritage Foundation, Kevin Roberts, si è congratulato con i membri del Congresso dopo il voto dicendo che “è un momento storico per il nostro Paese. A novembre gli elettori americani hanno dato un mandato per una leadership conservatrice (…). C’è molto lavoro da fare e l'Heritage non vede l'ora di lavorare con il 118° Congresso per affrontare le questioni più urgenti per gli americani di oggi”. La presidente di SBA Pro-Life America, Marjorie Dannenfelser, ha dichiarato la sua soddisfazione per l’elezione di McCarthy e la sua disponibilità a lavorare sin da subito con il nuovo presidente e i tantissimi deputati Repubblicani pro vita. “Ci congratuliamo con il presidente McCarthy e accogliamo con favore una nuova direzione alla Camera dopo quattro anni di controllo democratico e pro-aborto, guidato da Nancy Pelosi”. “Non vediamo l'ora di lavorare (…) per portare avanti una legislazione federale che protegga i bambini non nati e le loro madri dall'orrore dell'aborto”, ha aggiunto Dannenfelser.

Tra le principali proposte di legge che i Repubblicani della Camera presenteranno ci sono quelle contro il finanziamento dell'aborto da parte dei contribuenti e quella per proteggere i bambini che sopravvivono agli aborti, che la “cattolica devota” Nancy Pelosi ha rifiutato di far votare per un’ottantina di volte durante la sua presidenza. Proprio l’impegno di McCarthy per difendere la vita nascente e la maternità non è mai stato messo in dubbio, basterebbe dare uno sguardo al sito dello speaker della Camera, per rendersi conto di quanto potranno migliorare le politiche pro life e il rispetto per sussidiarietà e libertà (anche fiscale) di cittadini e Stati in America. Rimane tuttavia, per lui e Steve Scalise, la responsabilità di non aver indirizzato i colleghi di partito a votare contro il deleterio disegno di legge dei Dem, poi approvato, sulle “nozze gay”. L’elezione dello stesso Scalise come capogruppo di maggioranza, noto per il suo impegno a favore della vita (100% di voti pro life), rappresenta comunque una garanzia di cambiamento. Si aprono i lavori della 118a sessione del Congresso, finalmente c’è speranza per una svolta pro life.