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SUDEST ASIA

Usa e Vietnam si avvicinano, per paura della Cina

Per la prima volta dalla sconfitta del 1975, una portaerei americana approda in Vietnam nella base navale di Da Nang (ex base statunitense). Non in guerra, ma in amicizia. Perché la Cina fa paura a entrambi e nonostante i dieci anni di conflitto passato, i due ex nemici si riabbracciano.

Esteri 11_03_2018
La visita della USS Carl Vinson in Vietnam

L’ultima nave militare statunitense aveva lasciato le coste vietnamite alla fine di aprile del 1975, mentre vietcong e truppe di Hanoi entravano a Saigon. Quarantatre anni dopo la portaerei Carl Vinson, una delle 10 unità classe Nimitz che con le loro quasi 100 mila tonnellate sono le navi da guerra più grandi del mondo, è stata accolta trionfalmente nel porto di Da Nang.

Non a caso la stessa città portuale che tra il 1964 ed il 1975 ospitò la più grande base militare statunitense in territorio vietnamita. Una visita, quella della Vinson, a che suggella la ritrovata intesa tra il regime comunista di Hanoi e Washington nel nome non di improbabili condivisioni ideologiche ma di un pragmatico contrasto all’espansionismo cinese con cui Hanoi deve fare i conti fin dal conflitto del 1979. In occasione della cerimonia di benvenuto dello scorso 5 marzo, il contrammiraglio americano John Fuller ha sottolineato come “mai come in questo momento Stati Uniti e Vietnam hanno lavorato a così stretto contatto”. La delegazione della Marina Usa ha effettuato scambi e addestramenti congiunti con i colleghi vietnamiti condividendo conoscenze e tecnologie per la fornitura di energia elettrica e acqua, interventi in caso di disastri naturali,  formazione per la prevenzione e contrasto agli incendi e assistenza sanitaria.

Per comprendere l’intensità della nuova “strana” alleanza e di come questa si basi anche sulla rimozione dei passati rancori bellici basti pensare che la banda militare della Marina Usa ha suonato in un centro di recupero per le vittime dell'agente Orange, il diserbante alla diossina che fu usato massicciamente dalle truppe statunitensi durante la guerra in Vietnam per privare i vietcong della copertura offerta dalla giungla. Il concerto ha assunto quindi un forte valore simbolico: durante il conflitto gli aerei americani sganciarono oltre 75 milioni di litri di defolianti sul Vietnam del Sud che, secondo stime delle autorità vietnamite, ha provocato malformazioni in milioni di bambini. Il centro di Da Nang visitato dalla banda della Carl Vinson si occupa di diverse di queste vittime, prive di arti o affette da ritardi mentali. Gli Stati Uniti non hanno mai ammesso la loro responsabilità diretta nelle malformazioni, ma negli ultimi anni Washington ha speso milioni di dollari per decontaminare i terreni avvelenati inclusa l’area nei pressi dell'aeroporto di Da Nang.

La visita della portaerei Usa è stata accolta con favore dai vietnamiti come racconta un reportage di Asia News. “Siamo persone che vivono vicino al mare. Negli ultimi tempi non abbiamo più avuto il coraggio salpare con le nostre barche per andare a pesca. Molti dei nostri pescherecci sono stati sabotati dalle Tầu Lạ (imbarcazioni sconosciute), e i nostri pescatori sono stati uccisi da navi para-militari". Un chiaro riferimento ai guardacoste cinesi basati sull’’arcipelago conteso delle Paracel che attaccano navi e pescherecci vietnamiti.

Alcuni esperti ritengono che la visita della USS Carl Vinson non sarà un episodio isolato, ma aprirà i porti vietnamiti ad altre navi statunitensi. Il professor Nimh, docente americano-vietnamita di Scienze politiche, valuta che “l’importanza della presenza della Carl Vinson non si ferma al rapporto tra Vietnam e Usa, ma si estende al contesto regionale. Molte nazioni asiatiche e del Pacifico si trovano ad affrontare il comportamento provocatorio della Cina. Le navi da guerra e para-militari di Pechino hanno occupato vaste porzioni di mare, barriere coralline e le piccole isole come ‘bachi da seta che mangiano fragole’. Di conseguenza, il coinvolgimento degli Stati Uniti è estremamente necessario per contenere l’ambizione cinese”. John Kirby, ammiraglio della Marina Usa in pensione, ribadisce che “Washington intende recapitare questo messaggio alle nazioni dell’Asia-Pacifico: ‘Gli Stati Uniti sono e saranno presenti in queste acque'”.

Il viceammiraglio Phillip Sawyer, comandante della Settima flotta della Marina Usa, ha detto che “le operazioni cinesi di militarizzazione delle isole contese nel Mar cinese meridionale e l'assenza di trasparenza da parte di Pechino sono causa di crescente angoscia nella regione indo-pacifica” aggiungendo che la US Navy continuerà ad operare sulla base del principio di libertà della navigazione in linea con le norme del diritto internazionale”. Da tempo le navi militari statunitensi effettuano navigazioni al limite delle 12 miglia dagli atolli delle isole Spratly, Scarborough e Paracels occupate militarmente da Pechino che ne rivendica la sovranità a dispetto di Vietnam, Filippine e altri Stati rivieraschi.