Usa: Come e perché gli Stati tolgono fondi all'aborto
Gli Stati Uniti hanno cominciato a privare di fondi pubblici il colosso milionario degli aborti Planned Parethood grazie all'elezione di Trump e ad un'inchiesta giornalistica. Il primo ha varato una serie di norme pro life, mentre la seconda ha mostrato il volto delle cliniche della morte americane.
La Sud Carolina ci è riuscita. Da venerdì scorso nemmeno un centesimo di dollaro delle tasse dei contribuenti potrà essere utilizzato per finanziare l’aborto. La norma è frutto di un ordine esecutivo firmato dal governatore dello Stato, Henry McMaster, che ha seguito le orme dell’Arkansas riuscendo a compiere ciò che altri Stati non sono riusciti a portare a termine a causa o di veti governativi (vedi quello posto sulla legge votata dal parlamento della Virginia a febbraio di quest’anno) o di ostracismi giudiziari (un giudice federale ha fermato temporaneamente il tentativo del Texas di agire nello stesso senso).
L’ordine prevede anche che le agenzie che forniscono il Madicaid (programma di copertura sanitaria per i ceti medio bassi) possano escludere le cliniche abortive dalle liste dei loro provider: “Ci sono - ha sottolineato McMaster - varie agenzie, cliniche e centri medici in Sud Carolina che ricevono fondi statali al fine di provvedere ai servizi di salute delle donne e di sostegno alle famiglie senza praticare aborti”. E ancora: “I contribuenti non devono né direttamente né indirettamente sostenere i centri che praticano gli aborti come Planned Parenthood”.
Il tentativo da parte degli Stati federali di approvare norme simili si è rinforzato dopo che in aprile il presidente Trump aveva firmato una legge che permette agli Stati di impedire l'uso delle tasse per l'omicidio dei bambini, ribaltando così il veto posto loro da Obama. Proprio grazie a questa norma il Texas ora è ricorso in appello, mentre l’Arkansas ha vinto una causa contro i giudici per fermare i sussidi all’aborto. Due settimane fa, poi, la corte d'appello di saint Louis ha ribaltato la sentenza che impediva l'esecuzione della legge statale che, sempre attraverso il Medicaid, privava le cliniche abortive dei soldi dei contribuenti. Oltre alla norma federale firmata in aprile, appena insediato Trump aveva bloccato anche i fondi internazionali all’aborto, mentre all’inizio del mese la sua amministrazione ha annunciato tagli di milioni di dollari ai programmi osceni di educazione sessuale nelle scuole portati avanti da Planned Parenthood.
Proprio lo scandalo che ha coinvolto Planned Parenthood ha dato man forte ai parlamenti statali. Infatti, nonostante l’accanimento giudiziario contro David Daleiden (l’uomo che con un’inchiesta ha documentato la compravendita di organi e tessuti dei bambini abortiti), le immagini che mostrando il cinismo diabolico e nichilista di chi lavora nelle cliniche della morte hanno dato una scossa pericolosa alle fondamenta del colosso abortista. Così, anche il governatore dello Utah, Gary Herbert, ha dichiarato che “le accuse contro Planned Parenthood sono profondamente problematiche”, mentre quello dell’Arkansas ha aggiunto che “è evidente, dopo le recenti rivelazioni legate alle azioni della Planned Parenthood, che questa organizzazione non rappresenta i valori del popolo del nostro Stato e che l'Arkansas è meglio servita con la fine di tutti i contratti stipulati con essa”.
Sono quattro, in tutto, gli Stati in cui, dopo gli scandali e le decisioni dell’attuale presidente degli Stati Uniti, sono stati bloccati i fondi all’aborto. Oltre al Sud Carolina e all’Arkansas ci sono l’Alabama e il New Hampshire. Mentre ben 13 Stati hanno avviato indagini all’interno delle cliniche abortive. Ma le nuove leggi federali e la decisione della corte d’appello dà nuove speranze, oltre che al Texas, anche alla Louisiana e al Kansas dove sempre i giudici avevano impedito la revoca dei finanziamenti statali all’aborto. Delain, pur sotto inchiesta per violazione della privacy e per altre condotte legate alle norme professionali (nessun accusa è stata rivolta agli abortisti colpevoli di omicidi e compravendita di organi), ha detto al The Fedralist che “il popolo americano, sconvolto e scandalizzato dai video girati segretamente tra i vertici ultimi di Planned Parenthood che negoziano accuratamente la raccolta e la vendita di cuori, polmoni, fegati e cervelli di bambini, non dovrebbero essere costretto a sostenere l'impero criminale dell’aborto con mezzo miliardo di dollari ogni anno. Se i giudici distrettuali attivisti continuano a cambiare la legge per proteggere il business abortista di Planned Parenthood, ora possono aspettarsi di essere colpiti da corti d'appello più ragionevoli, come è accaduto oggi”.
Al contrario la Ceo di Planned Parenthood, Cecilie Richard, ha reso noto che una delle sue più grandi preoccupazioni è la nomina alla Corte Suprema, da parte di Trump, del giudice pro life Neil Gorsuch, che potrebbe "assolutamente" rovesciare la Roe v. Wade (sentenza che legalizzò l’aborto in Usa). Trump aveva coraggiosamente offerto alla Richards la prosecuzione dei finanziamenti alle cliniche se avessero smesso di praticare aborti, ma la Ceo aveva risposto che era un’offerta “oscena e offensiva”. Oltre all'elezione di Gorsuch, il presidente ha scelto come suo vice Mike Pence, uno dei più grandi politici pro life, nominando diversi esponenti dello stesso mondo, in particolare Teresa Maning, in posti di rilievo del ministero della Salute. Non a caso, ha aggiunto la leader abortista, Trump e la sua amministrazione sono "molto peggio di quanto immaginassi".