Unioni gay, card. Cordes attacca la Chiesa "ribelle" tedesca
Il card. Cordes, ex prefetto di Cor Unum scende in campo a difesa del Responsum della C.ongregazione per la Dottrina della Fede sulla benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso.
Il cardinale Paul Josef Cordes, uno dei 'padri' della Caritas in veritate, ancora una volta scende in campo per prendere le distanze dalla ribellione a Roma di una parte importante della Chiesa tedesca. Lo fa, difendendo il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso che al di là del Reno ha provocato un coro di proteste tra vescovi ed associazioni laicali.
Sono lontani i tempi in cui il detto "Roma locuta, causa finita est" era inappellabile: le conclusioni del documento, approvato da Papa Francesco, sono state ridimensionate a semplici "punti di vista" dal presidente della Conferenza Episcopale Tedesca, monsignor Georg Bätzing che in una nota ha detto di volerli introdurre nella discussione sulle "relazioni durature" in corso nel Cammino Sinodale.
Eppure l'ex Sant'Uffizio non ha ammesso margini di discussione nello stabilire che "la Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso". Se Bätzing e i presidenti del forum del Cammino sinodale si sono ripromessi di discutere il documento romano, le associazioni laicali hanno avuto meno remore nel contestare apertamente la decisione della CDF: è il caso della Comunità delle donne cattoliche di Germania che ha ammesso senza problemi di respingere "la posizione di Roma".
A dare man forte alla ribellione si sono unite le voci di studiosi di teologia secondo cui il 'no' alle benedizioni non troverebbe giustificazione nei passi dell'Antico e del Nuovo Testamento. Ed è proprio sul terreno dell'esegesi delle Sacre Scritture che il cardinale Cordes ha deciso di difendere il Responsum dagli attacchi di vescovi, professori, giornalisti ed associazioni della sua terra di origine. In uno scritto inviato alla Nuova Bussola Quotidiana, il presidente emerito del Pontificio Consiglio Cor Unum contesta l'affermazione pubblicata in un articolo sul Frankfurter Allgemeine Zeitung secondo cui "nessun serio studioso biblico considera le singole affermazioni negative sull'omosessualità nell'Antico o nel Nuovo Testamento idonee a giustificare la posizione romana".
Per Cordes, infatti, "è vergognoso che i professori apparentemente si affidino a singoli versetti biblici" quando invece "dovrebbero consultare il Testo Sacro nel suo insieme e nel suo spirito" per poter riscontrare "un risultato sorprendente: Sodoma è un punto di contatto per il peccato e la depravazione in tutta la Bibbia, molto al di là di qualsiasi dichiarazione specifica". Il cardinale tedesco indica nel racconto biblico della distruzione di Sodoma e Gomorra il riferimento biblico principale alla base della decisione presa dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.
Il "Giudaismo e Cristianesimo - scrive Cordes - sono nati attraverso le persone, le loro storie e gli incidenti salienti. La loro comprensione della fede e il loro spirito sono plasmati da ciò che è sperimentato e tradizionale; in loro si annuncia e si realizza la permanenza indistruttibile della parola di Dio" che non ha "oblio né una data di scadenza".
Le citazioni bibliche che fa il cardinale vogliono dimostrare l'infondatezza della tesi del docente dell'Università di Bonn, Urlich Berges secondo cui la condanna della Bibbia riguarderebbe una forma di relazioni omosessuali diversa da quella odierna. "Occorre certamente distinguere - spiega il porporato - tra le istruzioni teologicamente orientate e quelle che si riferiscono specificamente allo stile di vita esterno e all'etichetta sociale: le prime non sono funzionali alla convivenza umana della comunità, ma alle qualità personali-ontiche" e "sono, quindi, ancora valide oltre il tempo in cui sono state fissate".
Criticando l'argomentazione di Berges, il cardinale afferma che "chi ha negato la loro durata ha trascurato il fatto che la storia cambia la cultura e la conoscenza, ma non l'essenza dell'uomo". L'ex vice presidente del Pontificio consiglio per i laici, inoltre, ricorda nel suo scritto che il Responsum trova legittimazione scritturale anche nei famosi versi della Lettera ai Romani di San Paolo. In essi, scrive Cordes, l'Apostolo "ha denunciato specificamente il comportamento sessuale innaturale delle persone, che viene anche chiamato sodomia".
Lo scritto, a sostegno di quest'interpretazione, tira in ballo "tutte le citazioni e i commenti al versetto 27 che si possono trovare nei nove volumi dell'incomparabile opera biblica "Dizionario teologico per il Nuovo Testamento", come quelle di celebri esegeti protestanti secondo cui San Paolo parla dei rapporti tra persone dello stesso sesso in termini di "abisso dell'amore sessuale" (Albrecht Oepke) e di "capovolgimento della verità di Dio" (Hans Wolfgang Heidland).
"Solo gli adulatori - accusa il cardinale - cercano di livellare l'analisi e il verdetto di condanna dell'Apostolo al mainstream contemporaneo" e "l'esegesi cattolica e protestante alla moda" non fa altro che "gettare sabbia negli occhi". In controtendenza rispetto alle organizzazioni tedesche di laici cattolici, Cordes difende il documento della CDF ed il suo voler ribadire che la Chiesa "non benedice né può benedire il peccato". Lo fa, appunto, cercando di smentire coloro i quali hanno sostenuto che le Sacre Scritture non lo riconoscono come tale. "L'atto omosessuale - scrive il porporato - è qualificato dalle Scritture e dallo spirito della rivelazione di Dio come avversità a Dio". Nel racconto della Genesi, scrive Cordes, "porta lo stesso Yahweh ad intervenire"; mentre nella Lettera ai Romani San Paolo lo addebita ad "uno scambio fatale" quando "Dio viene abbandonato nella disobbedienza e nell'ingratitudine e l'apoteosi dell'uomo prende il suo posto".
Nella parte finale dello scritto, di nuovo viene confutata la tesi del professor Berges, insistendo sul fatto che "ciò che era vero per l'antichità è vero per il nostro tempo". Il cardinale conclude le sue riflessioni con un appello ai credenti e alla Chiesa chiamati all'"urgente dovere di non nominare e proclamare il permissivismo, ma i diritti di Dio". "Offrire la benedizione di Dio per atti a Lui avversi, è contrario a Dio e alla sua rivelazione", conclude Cordes, bocciando le proteste levate dai confratelli e dai fedeli tedeschi (e non solo) contro il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede. Un documento difeso anche per non aver fatto confusione tra peccato e peccatore, dal momento che - come riconosce il cardinale - "il cattolico, il cui desiderio sessuale è diretto verso persone dello stesso sesso, merita un'attenzione pastorale individuale da parte della Chiesa". L'ex Sant'Uffizio, infatti, motivando il suo 'no' al dubium avanzato sulla benedizione delle coppie omosessuali, aveva ricordato che la "Chiesa rammenta che Dio stesso non smette di benedire ciascuno dei suoi figli pellegrinanti in questo mondo, perché per Lui siamo più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare".