Unioni civili, solo Alfano potrebbe bloccarle
Il Pd conferma il sostegno al ddl Cirinnà in versione integrale, e malgrado la libertà di coscienza per i grillini, il premier Renzi avrebbe i numeri per passare al Senato. Soltanto la minaccia di uscire dal governo da parte del Ncd potrebbe cambiare le carte in tavola. E parte un appello online che chiede coerenza e coraggio al Ncd: 30mila firme in tre giorni.
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Mentre oggi in Senato comincia il voto sugli emendamenti al ddl Cirinnà sulle unioni civili e si moltiplicano i tentativi di mediazione, c’è una sola cosa che appare chiara: l’unica possibilità in Parlamento di bloccare le unioni civili sta nell’eventuale decisione del Nuovo Centro Destra di Angiolino Alfano di minacciare l’uscita dal governo. L’unica cosa che però Alfano non intende fare.
Del resto c’è un solo argomento su cui si sta veramente discutendo, la stepchild adoption (l’adozione del figliastro): Alfano continua a chiedere al Pd di stralciarla dal testo, condizione – insieme a una migliore specificazione della natura della convivenza - per votare la legge. Beppe Grillo a sorpresa ha deciso di lasciare libertà di coscienza (sempre per l’adozione del figliastro) ai suoi parlamentari anche se tra i senatori grillini i voti contrari sarebbero molto pochi. La decisione ha provocato le proteste della base, ma Grillo deve aver dato un’occhiata ai sondaggi che dicono con chiarezza che la maggioranza degli italiani è contraria alle adozioni gay. Il Pd invece nella riunione di ieri dei capigruppo ha riconfermato che si va avanti così sul testo presentato, adozioni comprese, anche se in realtà c’è una piccola pattuglia di senatori dem che qualche problema di coscienza ce l’ha. Malgrado ciò, potendo contare anche sul soccorso dei verdiniani, il presidente del Consiglio Renzi allo stato attuale avrebbe i numeri per far passare la Cirinnà. A meno che nel segreto dell’urna non prevalgano altre considerazioni.
Ecco dunque che in una situazione del genere un’eventuale decisione forte del partito di Alfano potrebbe cambiare completamente la situazione: la possibilità di una crisi di governo in un momento così delicato, anche per la situazione in Europa, Renzi non se la potrebbe permettere. Il ministro dell’Interno però, ancora domenica in una intervista a Sky Tg24 ha insistito sul fatto che per lui il vero problema è soltanto la stepchild adoption (porta per l’utero in affitto), mentre è favorevole alle unioni civili. E quanto alla minaccia di uscire dal governo ha detto con una frase dal significato strategico incomprensibile: «Sono contrario alla minaccia anche per una questione tattica perché altrimenti tutti i sostenitori dell'utero in affitto direbbero che noi minacciamo il governo».
Su questa posizione Alfano può probabilmente contare sul sostegno di alcuni tra i vertici ecclesiastici italiani, ma sicuramente sarà sfiduciato dal popolo del Family Day che chiede soltanto il ritiro del ddl Cirinnà senza se e senza ma. Per questo è partito anche un appello online, che si può ancora firmare su CitizenGo (clicca qui), per chiedere pubblicamente ad Alfano e al Nuovo Centro Destra «l’esercizio di due virtù non comuni, ma indispensabili in questa fase storica: coerenza e coraggio. Coerenza, perché l’ispirazione del disegno di legge Cirinnà è intrinsecamente incompatibile col Vostro patrimonio politico e culturale, e coraggio, perché non prevalgano sul bene dei bambini e della “società naturale” convenienze di parte e di potere».
La lettera, che in 3 giorni ha già raccolto 30mila firme, chiede quindi «di condizionare la Vostra permanenza al Governo all’abbandono del ddl Cirinnà sulle unioni civili, il cui dossier è saldamente in mano al Presidente Renzi, segretario del Partito di maggioranza relativa, e ad autorevoli membri dell’Esecutivo, nonostante non fosse presente nel patto di governo».
Il messaggio finale è chiaro: «Il popolo del Circo Massimo, il popolo italiano, non si ricorderà soltanto di chi avrà inferto violenza alla "società naturale" e leso il diritto di tutti i bambini ad avere una mamma e un papà, ma si ricorderà anche di chi, pur potendo, non avrà fatto tutto ciò che era in suo potere per impedire che tale violenza venisse esercitata e legalizzata».
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