Un’emergenza umanitaria nell’emergenza: la condizione degli emigranti africani in Yemen
La guerra non dissuade somali ed etiopi dall’intraprendere il pericoloso viaggio attraverso il golfo di Aden, diretti in Yemen dove li attendono violenze e abusi
Emigranti, rifugiati e richiedenti asilo africani continuano a raggiungere le coste dello Yemen, nonostante che tre anni di guerra abbiano trasformato il paese in un inferno per i civili, vittime di una delle più gravi emergenze umanitarie del pianeta. Più di 50.000 emigranti provenienti dalla Somalia e dell’Etiopia sono arrivati nel paese nei primi otto mesi del 2017. In tutto attualmente lo Yemen ospita circa 281.000 rifugiati e richiedenti asilo. Dal 2015, da quando cioè è iniziata la guerra civile, sia il governo che i ribelli Huthi hanno riservato a molti emigranti un pessimo trattamento, hanno rifiutato di proteggerli e non hanno permesso che avviassero le procedure per la richiesta di asilo. Inoltre hanno organizzato deportazioni di massa in condizioni pericolose e li hanno esposti ad abusi. È quanto emerge dai rapporti pubblicati nei giorni scorsi dall’ong Human Rights Watch e dall’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. HRW riporta testimonianze di torture, stupri ed esecuzioni inflitte da impiegati governativi a uomini e donne detenuti in un centro di raccolta di Aden. Ex detenuti hanno raccontato all’ong che i sorveglianti li picchiavano con spranghe e bastoni, li frustavano, li prendevano a calci e pugni, minacciavano di ucciderli o deportarli, abusavano di loro sessualmente. Li derubavano del denaro, degli oggetti personali e dei documenti forniti dall’Acnur. I sorveglianti maschi costringevano le donne a togliersi niqab e velo. Abusavano sessualmente di donne, ragazze e ragazzi. I ragazzi li andavano a prendere di notte: “ogni notte – raccontano gli ex detenuti – ne prendevano uno per violentarlo. Non tutti, sceglievano solo i più piccoli”.