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PAPA

Un'agenda per i teologi

Il pontefice chiarisce
«i principi
secondo cui
può essere
una teologia
cattolica».

Cultura 03_12_2011
Papa Benedetto XVI
Il 2 dicembre Benedetto XVI ha ricevuto i membri della Commissione Teologica Internazionale impegnati nella loro Plenaria, cui ha offerto alcuni spunti di riflessione sul lavoro e le priorità del teologo cattolico oggi.

Il Papa ha anzitutto notato che «i lavori di questa Sessione hanno coinciso quest’anno con la prima settimana d’Avvento, occasione che ci fa ricordare come ogni teologo sia chiamato ad essere uomo dell’avvento, testimone della vigile attesa, che illumina le vie dell’intelligenza della Parola che si è fatta carne». La teologia parte sempre da una buona vita spirituale, e da una dimensione escatologica. «Possiamo dire che la conoscenza del vero Dio tende e si nutre costantemente di quell’"ora",che ci è sconosciuta, in cui il Signore tornerà. Tenere desta la vigilanza e vivificare la speranza dell’attesa non sono, pertanto, un compito secondario per un retto pensiero teologico, che trova la sua ragione nella Persona di Colui che ci viene incontro e illumina la nostra conoscenza della salvezza».

Il Pontefice ha poi offerto spunti di riflessione su tre temi che la Commissione Teologica Internazionale sta studiando negli ultimi anni seguendo indicazioni della stessa Santa Sede. Il primo tema riguarda «la questione fondamentale per ogni riflessione teologica: la questione di Dio ed in particolare la comprensione del monoteismo». Storicamente, «dietro la professione della fede cristiana nel Dio unico si ritrova la quotidiana professione di fede del popolo di Israele: "Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico Dio è il Signore" (Dt 6,4». Ma «l'inaudito compimento della libera disposizione dell’amore di Dio verso tutti gli uomini si è realizzato nell’incarnazione del Figlio in Gesù Cristo. In tale Rivelazione dell’intimità di Dio e della profondità del suo legame d’amore con l’uomo, il monoteismo del Dio unico si è illuminato con una luce completamente nuova: la luce trinitaria. E nel mistero trinitario s’illumina anche la fratellanza fra gli uomini».

Il teologo cattolico non può dunque ridursi a uno studioso di religioni comparate. «La teologia cristiana, insieme con la vita dei credenti, deve restituire la felice e cristallina evidenza all’impatto sulla nostra comunità della Rivelazione trinitaria. Benché i conflitti etnici e religiosi nel mondo rendano più difficile accogliere la singolarità del pensare cristiano di Dio e dell’umanesimo che da esso è ispirato, gli uomini possono riconoscere nel Nome di Gesù Cristo la verità di Dio Padre verso la quale lo Spirito Santo sollecita ogni gemito della creatura (cfr Rm 8)». Il carattere trinitario del monoteismo cristiano lo rende diverso da ogni altro monoteismo, ed è anche la radice profonda del suo messaggio unico di giustizia e di pace. «La teologia, in fecondo dialogo con la filosofia, può aiutare i credenti a prendere coscienza e a testimoniare che il monoteismo trinitario ci mostra il vero Volto di Dio, e questo monoteismo non è fonte di violenza, ma è forza di pace personale e universale».

La seconda priorità nell'agenda del teologo cattolico indicata dal Pontefice è il rapporto fra Sacra Scrittura e Tradizione della Chiesa, il cui contenuto è continuamente dichiarato e annunciato, come Tradizione vivente, dal Magistero. Certo, ha detto il Papa, «il punto di partenza di ogni teologia cristiana è l’accoglienza di questa Rivelazione divina: l’accoglienza personale del Verbo fatto carne, l’ascolto della Parola di Dio nella Scrittura. Su tale base di partenza, la teologia aiuta l’intelligenza credente della fede e la sua trasmissione». Ma occorre subito un altro passaggio. «Tutta la storia della Chiesa mostra però che il riconoscimento del punto di partenza non basta a giungere all’unità nella fede. Ogni lettura della Bibbia si colloca necessariamente in un dato contesto di lettura, e l’unico contesto nel quale il credente può essere in piena comunione con Cristo è la Chiesa e la sua Tradizione viva. Dobbiamo vivere sempre nuovamente l’esperienza dei primi discepoli, che "erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere" (At 2,42)».

Si tratta dunque di chiarire «i principi e i criteri secondo i quali una teologia può essere cattolica», posto che non ogni teologia proposta da cattolici è automaticamente una teologia cattolica, ma solo quella fedele alla Chiesa e al Magistero. E «una teologia veramente cattolica con i due movimenti, "intellectus quaerens fidem et fides quaerens intellectum", è oggi più che mai necessaria, per rendere possibile una sinfonia delle scienze e per evitare le derive violente di una religiosità che si oppone alla ragione e di una ragione che si oppone alla religione». La terza priorità nell'agenda della Commissione è poi «la relazione fra la Dottrina sociale della Chiesa e l’insieme della Dottrina cristiana». È questa la grande questione dello statuto teologico della dottrina sociale della Chiesa. «L’impegno sociale della Chiesa non è solo qualcosa di umano, né si risolve in una teoria sociale. La trasformazione della società operata dai cristiani attraverso i secoli è una risposta alla venuta nel mondo del Figlio di Dio: lo splendore di tale Verità e Carità illumina ogni cultura e società». Senza questa dimensione teologica la dottrina sociale si riduce a una ideologia, e nascono equivoci anche quanto alla collaborazione in materia di dottrina sociale con non cattolici e non credenti.

Invece, nella pur «necessaria collaborazione a favore del bene comune anche con chi non condivide la nostra fede, dobbiamo rendere presenti i veri e profondi motivi religiosi del nostro impegno sociale, così come aspettiamo dagli altri che ci manifestino le loro motivazioni, affinché la collaborazione si faccia nella chiarezza. Chi avrà percepito i fondamenti dell’agire sociale cristiano vi potrà così anche trovare uno stimolo per prendere in considerazione la stessa fede in Cristo Gesù». Con queste indicazioni il Papa ha voluto ribadire «in modo significativo quanto la Chiesa abbia bisogno della competente e fedele riflessione dei teologi sul mistero del Dio di Gesù Cristo e della sua Chiesa. Senza una sana e vigorosa riflessione teologica la Chiesa rischierebbe di non esprimere pienamente l’armonia tra fede e ragione. Al contempo, senza il fedele vissuto della comunione con la Chiesa e l’adesione al suo Magistero, quale spazio vitale della propria esistenza, la teologia non riuscirebbe a dare un’adeguata ragione del dono della fede».