Una vergogna per politici, giornalisti e vescovi
Guardi il servizio di Striscia la Notizia sul povero prete di Formia, messo alla gogna per la Messa celebrata; poi leggi l’intervista a don Fortunato Di Noto che ci spiega il boom della pedopornografia online durante la quarantena. E allora l'ingiustizia diventa inollerabile...
Guardi il servizio di Striscia la Notizia sul povero prete di Formia, messo alla gogna per aver celebrato la Messa la domenica di Pasqua con la presenza di poche persone, tra l’altro tutte regolarmente giustificate. Poi leggi l’intervista a don Fortunato Di Noto che ci spiega il boom della pedopornografia online durante la quarantena. E allora l’indignazione per la cialtronata di Striscia, l’ultima e la peggiore delle prevaricazioni subite da preti e fedeli cattolici in questo periodo, si trasforma in rabbia per questa palese ingiustizia di fronte alla quale non esistono parole adeguate per commentarla.
La polizia di Stato non riesce a fermare, se non con il contagocce, questi criminali che fanno circolare foto di bambini precedentemente abusati scambiandosi commenti indicibili, malgrado le prove gli vengano offerte su un vassoio d’argento da questo prete siciliano che da 31 anni vive questo come una missione; in compenso polizia e carabinieri vengono fatti intervenire con straordinaria efficacia quando si tratta di beccare un prete che dice messa con qualche fedele, peraltro – nel caso di Formia – nel pieno rispetto delle norme emanate dal ministero dell’Interno.
Già, perché l’intervento della tv ha fatto sì che il sindaco di Formia denunciasse il prete e i fedeli alla polizia, che ha immediatamente provveduto a elevare multa da 500 euro nei confronti del prete e ce lo ha fatto sapere attraverso Canale 5. Ci aspettiamo la stessa solerzia nel comunicare l’arresto delle centinaia di criminali coinvolti nel traffico di bambini denunciato da don Di Noto solo nel mese di marzo.
Aspetteremo a lungo, credo. È semplicemente una vergogna.
È una vergogna nazionale tollerare la pedopornografia online, perché i responsabili non sono anzitutto gli agenti, che eseguono semplicemente gli ordini; sono i politici, i governanti, i ministri da cui dipendono polizia, carabinieri e guardia di finanza; i direttori dei grandi giornali e i gruppi economici che ci stanno dietro, sempre pronti a colpire preti e fedeli cattolici che si comportano secondo fede; sempre pronti a offrire la prima pagina se un prete è anche solo sfiorato dal sospetto di pedofilia, ma curiosamente distratti quando tanti loro “amici” sono coinvolti nel traffico di materiale pedopornografico, se non peggio; e responsabili sono anche quegli autori di programmi d’inchiesta – Rai, Mediaset o altro poco importa – che si inventano servizi per ridicolizzare e mettere alla gogna preti e devozioni, ma che mai toccherebbero gli oscuri personaggi denunciati da don Di Noto.
Ma vergogna anche per quei parrocchiani che in quarantena si sono scoperti delatori e cecchini, che denunciano i parroci che cercano di mantenere almeno un minimo di vita ecclesiale. O, come nel caso di Formia, sono talmente infami da carpire la fiducia del povero prete per filmare la messa e poi denunciarlo al Tribunale del Popolo (perché Striscia la Notizia questo è).
E vergogna anche per i vescovi, che non solo assistono indifferenti a questo scempio del gregge che è loro affidato, ma addirittura in molti casi diventano essi stessi giudici implacabili dei loro preti, come abbiamo purtroppo visto tante volte in queste settimane. Trattano i loro preti come delinquenti, in privato e in pubblico, per avere celebrato messe e riti alla presenza di poche persone, pur nel rispetto delle distanze necessarie. E impongono loro degli atti pubblici di pentimento, degni della Cina comunista.
E vergogna anche per i vertici della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) che assistono in silenzio a tutto questo che sta avvenendo; che chiudono entrambi gli occhi su questa caccia alle streghe che, con la scusa del contenimento del coronavirus, si è scatenata contro preti e fedeli cattolici. Il prete di Formia si è comportato semplicemente come da accordi tra CEI e ministero dell’Interno, eppure non una parola a sua difesa e contro questi soprusi. Ma che pastori sono quelli che lasciano divorare il gregge dai lupi?
E magari non diranno nulla neanche ora che ci è stato chiarito che l’ostia consacrata viene assimilata dalla legge al “prodotto da forno”, e come tale deve essere “maneggiata”. Purtroppo, una volta accettato il principio che la messa è assimilabile a una qualsiasi manifestazione culturale, tutto il resto viene di conseguenza.
Sono ferite tremende queste, inferte alla società e alla Chiesa. E non guariranno con la scomparsa del virus.