Una tolleranza totalitaria. Antologia da BXVI
Oggi siamo in pieno totalitarismo perché il potere stabilisce il bene e il male e insegna che il male è bene e che il bene è male. Siccome lo insegna e lo impone - e non solo lo tollera - il sistema è totalitario. Alcuni passi dal Magistero di Benedetto XVI.
In un recente articolo ho sostenuto che l’intervento di Mattarella e Conte in occasione della Giornata mondiale del 17 maggio scorso contro l’omofobia e la transfobia [a cui è stata aggiunta anche la bifobia (!)] usa il principio di tolleranza per istituire un regime intollerante, cioè autoritario, cioè totalitario. In questo articolo dicevo, tra l’altro: “La tolleranza assoluta è intollerante perché deve vietare di pensare che non tutto si debba tollerare”. E aggiungevo: “Uno Stato che non conosce il limite fa paura. Uno Stato che sa dire tanti no, ma non quelli giusti, fa paura”.
Questa conclusione cui è giunto il pensiero illuminista radicale e di cui due “cattolici” come Mattarella e Conte si fanno portavoce era stata anticipata con la profondità di pensiero che gli era propria da Benedetto XVI. Posso dire quindi di non aver inventato nulla di nuovo ma di aver applicato al duo Mattarella-Conte le sue previsioni. Oggi siamo in pieno totalitarismo perché il potere stabilisce il bene e il male e insegna che il male è bene e che il bene è male. Siccome lo insegna e lo impone - e non solo lo tollera - il sistema è totalitario.
Propongo allora qui di seguito alcuni passi antologici da Benedetto XVI. In questi brevi frammenti si sente la lucidità di un pensiero acuto e lungimirante. Rileggiamoli e non perdiamoli di vista
L’intolleranza negativa
“Si sta diffondendo un’intolleranza di tipo nuovo, è evidente. Esistono modi di pensare ben rodati, che devono essere imposti a tutti. E che vengono promossi in nome della cosiddetta tolleranza negativa. Come, ad esempio, quando si dice che in virtù dell’intolleranza negativa non devono esserci crocifissi negli edifici pubblici. In fondo così sperimentiamo l’eliminazione della tolleranza, perché in realtà questo significa che la religione, che la fede cristiana non possono più esprimersi in modo visibile” (Luce del Mondo, LEV, Città del Vaticano 2010, p. 82).
Un tirannico criterio ultimo
“Quando ad esempio, in nome della non discriminazione si vuole costringere la Chiesa cattolica a cambiare la propria posizione riguardo all’omosessualità o all’ordinazione sacerdotale delle donne, questo significa che non le è più consentito di vivere la propria identità, ergendo invece una astratta religione negativa a tirannico criterio ultimo, al quale tutti devono piegarsi. E questa sarebbe la libertà, per il solo fatto che libererebbe da tutto quello che è venuto prima” (Ibidem).
La nuova religione
“In realtà si tratta di uno sviluppo che conduce sempre più ad una rivendicazione intollerante da parte di una nuova religione che pretende essere valida per tutti perché razionale, anzi, perché è la ragione stessa che sola conosce e che quindi determina anche ciò che è rilevante per ognuno” (Ibidem).
La tolleranza intollerante
“La vera minaccia di fronte alla quale ci troviamo è che la tolleranza venga abolita in nome della tolleranza stessa. C’è il pericolo che la ragione, la cosiddetta ragione occidentale, sostenga di avere finalmente riconosciuto ciò che è giusto e avanzi così una pretesa di totalità che è nemica della libertà. Credo necessario denunciare con forza questa minaccia. Nessuno deve essere costretto a vivere secondo la nuova religione, come fosse l’unica e vera, vincolante per tutta l’umanità” (Ivi, pp. 82-83).
Ridotto lo spazio per vivere
“Nella realtà determinati modi di agire e di pensare vengono presentati come gli unici ragionevoli e quindi come gli unici a misura d’uomo. Il Cristianesimo si vede allora esposto ad una pressione d’intolleranza la quale, in un primo momento, si esercita presentandolo quale modo di pensare alla rovescia, sbagliato, e si tende a ridicolizzarlo; per poi, in nome di un’apparente ragionevolezza, mirare a privarlo dello spazio per vivere” (Ivi, p. 83).
Un divieto di discriminazione molto discriminante
“Il concetto di discriminazione viene sempre più allargato, e così il divieto di discriminazione può trasformarsi sempre di più in una limitazione della libertà di opinione e della libertà religiosa. Ben presto non si potrà più affermare che l’omosessualità, come insegna la Chiesa cattolica, costituisce un obiettivo disordine nello strutturarsi dell’esistenza. E il fatto che la Chiesa è convinta di non avere il diritto di dare l’ordinazione sacerdotale alle donne viene considerato, da alcuni, fin d’ora inconciliabile con lo spirito della Costituzione europea” (L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture, Cantagalli, Siena 2005, p. 42).
Il nuovo dogmatismo e le limitazioni della libertà
“La concezione non definita o mal definita affatto di libertà, che sta alla base di questa cultura [illuminista], inevitabilmente comporta contraddizioni: ed è evidente che proprio per via del suo uso (un uso che sembra radicale) comporta limitazioni della libertà che una generazione fa non riuscivamo nemmeno a immaginarci. Una confusa ideologia della libertà conduce ad un dogmatismo che si sta rivelando sempre più ostile alla libertà” (Ivi, p. 43).