Una Tesla nello spazio: l'uomo torna a sognare Marte
Un’auto elettrica Tesla Roadster sta galleggiando nello spazio. E’ “guidata” da un manichino di uomo che indossa una nuova muta spaziale prodotta da Space X. Egli sta “ascoltando” sull’autoradio Life on Mars di David Bowie. E' il risultato di uno dei più straordinari esperimenti spaziali. L'obiettivo finale è ambizioso: portare l'uomo su Marte
Un’auto elettrica Tesla Roadster sta galleggiando nello spazio. E’ “guidata” da un manichino di uomo che indossa una nuova muta spaziale prodotta da Space X. Egli sta “ascoltando” sull’autoradio Life on Mars di David Bowie. La scritta sul display dell’automobile è semplice e adatta alla circostanza: “Niente panico”. Sembra una scena di Guida Galattica per Autostoppisti, il fortunato libro umoristico parodia della fantascienza. In effetti la scritta sul display è tratta proprio dalla Guida. Eppure non è un film. E’ una scena reale, trasmessa in diretta, da uno dei più incredibili test spaziali degli ultimi tempi. L’automobile, la prima in assoluto a viaggiare nello spazio, è stata lanciata dal nuovo missile Falcon Heavy, prodotto dalla Space X, l’azienda aerospaziale di Elon Musk, lo stesso che ha fondato la Tesla Motors.
Sono tante notizie in una, dunque. Partiamo dalla tecnologia, che è veramente straordinaria. Il missile Falcon Heavy, che ha lanciato la Tesla nello spazio, è il più grande mai prodotto dai tempi del Saturno 5, quello che ha portato l’uomo sulla Luna. Con un motore che è in grado di sprigionare la potenza di 18 aerei Boeing 747 messi assieme, è in grado di trasportare in orbita un carico di 64 tonnellate. Il missile per carichi pesanti più grande, finora, era il Delta 4, che ha meno della metà di questa capacità di carico. Nel lancio di ieri, avvenuto alle 15,45 ora della costa orientale degli Usa dal poligono di Cape Canaveral (affittato alla NASA da Space X), tutto è proceduto per il meglio, nonostante il consueto ritardo di un paio d’ore a causa di turbolenze ad alta quota. Il missile ha raggiunto regolarmente l’orbita bassa, dove ha sganciato i due turborazzi supplementari e poi lo stadio contenente l’auto.
Il “bello” è iniziato qui: i turborazzi, invece che ricadere in mare ed essere perduti, sfruttando una tecnologia già testata da Space X negli anni scorsi, sono atterrati in verticale su piattaforme grandi quanto eliporti. Il corpo centrale del missile, invece, è precipitato poco dopo nell’oceano Atlantico, mancando la chiatta su cui doveva atterrare. E’ l’unico aspetto non riuscito dell’esperimento. La tecnologia testata, ancora in via di perfezionamento, permetterà di riutilizzare i razzi vettori. In questo modo il lancio di un Falcon Heavy potrebbe costare un terzo rispetto a un lancio del Delta 4. Per trasportare più del doppio del carico.
L’auto nello spazio trasporta cose pittoresche, come l’autoradio con il brano “marziano” di David Bowie, una copia di Fondazione di Isaac Asimov e una targa con tutti i nomi dei membri della Space X. Sul circuito elettronico dell’auto Tesla, è stato scritto “Made on Earth” invece che il normale “Made in Usa”. Quel che conta, però, è il nuovo equipaggiamento con cui è rivestito il manichino. Una muta spaziale con cui Space X sta evidentemente confezionando per i prossimi astronauti. L’obiettivo dell’auto è molto lontano: l’orbita di Marte. In pratica, si tratta di un primo test serio per mandare l’uomo sul pianeta rosso. Non a bordo di un'automobile, chiaramente, ma su una navetta ancora allo studio che però dovrà seguire (in caso di successo) la stessa rotta che si sta provando a percorrere adesso.
L’obiettivo marziano è vecchio di mezzo secolo. E’ il secondo corpo celeste più ambito dall’uomo subito dopo la Luna. Wernher von Braun, lo scienziato tedesco che lavorò per i nazisti per la costruzione dei primissimi missili (la V1 e la V2) e dopo la guerra venne cooptato dagli americani per il loro programma spaziale, previde che, con il debito finanziamento, Marte si sarebbe potuto raggiungere già nel 1980. Von Braun fu il padre del Saturno 5, tuttora il missile più potente mai costruito dall’uomo: portava in orbita un carico doppio dello stesso Falcon Heavy. Prima ancora dell’impresa lunare, von Braun aveva già steso i progetti per raggiungere Marte. Dopo il primo allunaggio del 1969, però, per un pugno di voti, il Congresso bocciò il suo programma. Il sogno del pianeta rosso rimase nella letteratura e nel cinema, ma nella realtà rimase lettera morta: troppo costoso, troppo rischioso, troppo ambizioso. Il lancio del Falcon Heavy riapre questo capitolo. Elon Musk è molto determinato a toccare il deserto rosso extraterrestre. E, contrariamente a Von Braun, non dipende da fondi federali, ma dalle disponibilità economiche delle sue aziende.
E’ questa la vera novità della nuova esplorazione spaziale: è una corsa di un privato contro altri competitori statali e privati. Ed è meglio così, perché almeno c’è la sicurezza che sia una nuova esplorazione a scopo unicamente civile e non militare. Nella corsa allo spazio della Guerra Fredda, quando le due superpotenze competevano a colpi di colossali investimenti pubblici, lo facevano per prestigio nazionale, per impressionarsi a vicenda e con la mente sempre rivolta ai programmi militari. Proprio per questo motivo, finita la competizione fra le due superpotenze, si è esaurito in fretta anche l’entusiasmo per la corsa allo spazio. La Space X non pensa a combattere una guerra nucleare, ma ai suoi interessi. Per quanto possa essere odiata la logica del profitto, almeno non si parla di atomiche. A guadagnarci non ci sarà solo un grande capitalista, né solo chi ha investito nella sua impresa. Ogni passo dell’uomo oltre la Terra sarà infatti in passo avanti per l’umanità. E chissà che un giorno non si torni a sentire un Papa fare di nuovo sue le parole che Paolo VI pronunciò dopo l’allunaggio: “Onore a voi, che, seduti dietro i vostri prodigiosi apparecchi, governate, a voi, che notificate al mondo l'opera e l'ora, la quale allarga alle profondità celesti il dominio sapiente e audace dell'uomo”.