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UCRAINA

Una possibile strategia dietro il missile russo sull'ospedale

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Ci sono prove evidenti che il missile caduto l'8 luglio sull'ospedale pediatrico di Okhmatdyt fosse russo e non ucraino. E molto probabilmente non un errore ma un atto deliberato per fiaccare la popolazione.

Esteri 16_07_2024
Soccorritori all'ospedale pediatrico distrutto da un missile russo - LaPresse

L’8 luglio scorso la capitale ucraina è stata colpita da un imponente attacco missilistico che ha provocato almeno 32 morti. Imprecisato il numero dei dispersi. Secondo la ricostruzione di RID, Rivista italiana Difesa, sono state colpite tre sottostazioni elettriche e lo stabilimento di Artem, con ulteriori danni dovuti a detriti dei missili intercettati dalla contraerea ucraina oltre ad altri obiettivi situati in altre città ucraine. Nell’incursione i russi avrebbero lanciato 38 missili, cinque dei quali, secondo fonti ucraine, non intercettati. Un numero, questo, che, secondo RID, è inferiore a quello degli obiettivi colpiti.

L’attenzione mediatica è stata rivolta a un obiettivo colpito e cioè l’ospedale pediatrico di Okhmatdyt (situato nelle immediate vicinanze del Ministero delle Infrastrutture ucraino). Le vittime accertate sarebbero due, oltre a 300 feriti, mentre si scava tra le macerie.
Immediato lo sdegno dei media occidentali e, altrettanto immediate, le smentite russe che hanno attribuito i danni all’ospedale a un missile antiaereo di fabbricazione americana andato fuori bersaglio.

Ora, ad essere imparziali, fin qui, verrebbe da dire, “tutto bene”. In una guerra si combatte anche con le menzogne e non c’è da meravigliarsene. Quel che desta sconcerto è come commentatori italiani aderiscano senza riserve alla versione russa e diffondano questi commenti sui social; commenti che vengono poi ripetuti da utenti che ritengono corretta tale versione senza fare ulteriori accertamenti.

In realtà i fatti sono accertabili. L’ospedale è stato colpito da un missile da crociera russo KH 101 che viaggiava a velocità subsonica. Nel video (qui) si vede distintamente la sagoma del missile che colpisce l’ospedale. Un fermo immagine permette di identificare agevolmente la sagoma del missile come quella di un KH 101, del tutto diversa da quella di un missile antiaereo AIM 120. Persino il suono del missile è inequivocabilmente quello di un motore a reazione subsonico mentre quello dell’AIM 120 è supersonico

Ma c’è un punto così incontrovertibile da essere banale. Si osservi la foto dei danni inflitti all’ospedale:

Se questi sono i danni procurati dall’impatto del missile si chiede al lettore da cosa siano stati causati. Da un Amraam AIM 120 (missile antiaereo, supersonico, il cui impiego, lo ricordiamo, consiste nel distruggere aerei e missili con una spoletta di prossimità che attiva una carica esplosiva di 28 kg diffondendo schegge tutto intorno) o un missile KH 101 con una testata esplosivo di 450 kg? 
Inoltre, osservando la traiettoria dei missili ci si accorgerà che essi sono integri e non sono stati intercettati dalla contraerea ucraina.

E allora perché colpire un ospedale pediatrico con ordigni che costano 13 milioni di dollari ciascuno?
Una risposta può essere desunta dalla condotta russa nei conflitti precedenti e dalle più recenti dichiarazioni di alcuni collaboratori di Vladimir Putin.

Storicamente la dottrina militare russa non ha mai rispettato alcuna restrizione nel fuoco. Nella guerra in Afghanistan (1979-1989) le vittime civili sono state oltre un milione mentre, sempre in Afghanistan, le vittime civili durante l’intervento americano e della NATO (2001-2021) sono state 46.000: per non parlare della guerra in Cecenia e della distruzione di Grozny casa per casa.
È stato inoltre osservato (ma ben pochi lo ricordano) che, durante la guerra civile siriana, le forze governative e quelle russe hanno più volte attaccato ospedali siti in zone controllate dai ribelli. «In flagrante violazione del diritto umanitario internazionale», secondo Tirana Hassan, allora direttrice del settore “Crisis response” di Amnesty international. «Ma ciò che appare eclatante» – affermava Hassan – era che «distruggere gli ospedali sembra sia diventata parte della strategia militare russa e siriana»..

Ma c’è un’altra possibile risposta a questo dubbio e viene da un personaggio di spicco del mondo putiniano come Sergej Karaganov. Questi, nel corso della sessione plenaria del Forum economico internazionale di San Pietroburgo ha espresso a Vladimir Putin i propri dubbi su una possibile sconfitta russa nel caso che la guerra si prolunghi troppo e ha invocato una escalation ancora più brutale verso l’Ucraina e l’Occidente.Invocando una nuova Sodoma e Gomorra.
Un intervento, forse, concertato con lo stesso Putin che si propone come leader moderato, ma che mostra come nemmeno la Russia può prolungare questa guerra per molto ancora. Ma ancora più significativo l’intervento di Dmitrii Medvedev di cui pochi ricordano i contrasti con Putin nel 2011 al tempo dell’intervento occidentale in Libia.
Poi, dopo, un colloquio riservatissimo tra Putin e Medvedev quest’ultimo diventò un’altra persona, passando da liberal filo occidentale a incendiario nazionalista. Verrebbe da dire come in una vecchia canzone “Come si cambia, per non morire”.

Ebbene il Medvedev 2.0 vede, con favore, un nuovo Maidan «che spazzerebbe via l'attuale giunta … A quel punto, stranamente, potrebbero crearsi le condizioni per i negoziati, compresa la questione della resa. Sarebbe molto più difficile per l'Alleanza occidentale aiutare gli estremisti. Inoltre, dovrebbero ammettere apertamente che centinaia di miliardi di denaro dei loro contribuenti sono andati sprecati - sottolinea Medvedev -. Washington e i suoi compagni costringerebbero i nazisti di Kiev a riconoscere i risultati della guerra. La cricca al potere, guidata da uno straccione, fuggirebbe in Occidente o sarebbe presa d'assalto. Sulle rovine della parte superstite dell'Ucraina emergerebbe un regime politico moderato».

La risposta può essere quindi questa: attacchi missilistici che fiacchino definitivamente una popolazione ucraina ormai stanca di due anni e mezzo di guerra e di enormi sofferenze e portino a una rivolta contro Zelenski.
È una strategia anche questa, non c’è dubbio. Che a proporla sia Medvedev 2.0 è altrettanto significativo.



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