Una petizione contro la risoluzione Ue sfascia-famiglia
Un milione di firme entro il 9 dicembre prossimo per dire “no” al tentativo della Commissione Europea di sgretolare il concetto di famiglia aggirando per questo i trattati dell’Unione. Anche se l'Unione Europea non ha competenza nel diritto di famiglia, sta facendo di tutto per calare dall'alto i "nuovi diritti".
Un milione di firme entro il 9 dicembre prossimo per dire “no” al tentativo della Commissione Europea di sgretolare il concetto di famiglia aggirando per questo i trattati dell’Unione. In valore assoluto non sembra un traguardo impossibile in un’Europa che ha circa 508 milioni di abitanti, ma in effetti è la sfida di Davide contro Golia se si considerano le risorse che ha potuto raccogliere il Comitato di cittadini di diversi Stati membri che sta promuovendo la petizione (materiali informativi e aggiornamenti in lingua italiana al riguardo li trovate qui).
Perché la Commissione europea sia tenuta a prenderla in esame, la petizione, oltre al numero minimo complessivo di firme, fissato appunto in un milione, deve anche superare una soglia minima in un certo numero di Stati membri. Mentre scriviamo le firme già raccolte on line, cui si devono poi aggiungere quella raccolte su carta, ammontano a 212 mila, mentre i Paesi che hanno già raggiunto la loro quota minima rispettiva sono quattro: Polonia, Grecia, Finlandia e Slovacchia. Nel caso dell’Italia, dove le firme raccolte on line sono attualmente 6955, per raggiungere la quota minima ne occorrono altre 54750. Siamo insomma di fronte a un’ardua sfida, che però sarebbe meglio non perdere. L’effetto controproducente di un fallimento dell’iniziativa non è infatti difficile da immaginare.
“Mamma, papà e bimbi” (in inglese Mum, Dad & Kids) è il nome ufficiale della petizione: tecnicamente si tratta di un’«iniziativa di cittadini europei», ICE/ECI, con cui si mira a mettere un punto fermo sulla definizione di famiglia e di matrimonio. L’iniziativa gode tra l’altro dell’esplicito sostegno del cardinale Sarah, del cardinale Schönborn e degli arcivescovi presidenti delle conferenze episcopali della Lituania e della Slovacchia.
Anche se l’Unione non ha competenza in tema i diritto di famiglia, osservano i promotori dell’iniziativa, “la crescente frammentazione dei concetti di famiglia e di matrimonio sta diventando un problema in sede di Unione Europea”. In diversi provvedimenti presi in tale sede ci si riferisce sia all’una che all’altro, ma il significato delle due parole diviene sempre meno chiaro, e in diverse direttive dell’Ue se ne ritrovano al riguardo definizioni diverse. Con l’iniziativa “Mamma, Papà e Bimbi” si intende “porre rimedio a tale situazione stabilendo una definizione di entrambi i termini valida per l’intera Unione e compatibile con la legislazione di tutti gli Stati membri” senza pregiudizio per l’art. 9 della Carta dei Diritti fondamentali che fissa l’esclusiva competenza degli Stati membri a legiferare in tema di matrimonio e di famiglia.
Ciò che rende urgente questa presa di posizione è il fatto che ormai da tempo, malgrado l’Unione non abbia (come si diceva) competenza alcuna in materia di diritto di famiglia, la Commissione sta ugualmente cercando di demolire l’idea di famiglia e di matrimonio. E’ molto significativo al riguardo quanto nel giugno 2015 il primo vicepresidente della Commissione, Frans Tinnemans, disse tra l’altro in un discorso che pronunciò a Bruxelles durante un ricevimento offerto da una “lobby” LGBT: “(…) Penso inoltre che la Commissione dovrebbe andare avanti e spingere tutti gli Stati membri ad accettare incondizionatamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso come gli altri tipi di matrimonio. (…) Anche se non vogliono il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel loro Paese abbiano almeno la decenza di rispettare la decisione di altri Paesi di averlo”. Dal che si deduce che secondo Tinnemans non riconoscere il “matrimonio fra persone dello stesso sesso” è una cosa indecente.
Nel medesimo spirito la Commissione fa leva sul principio della libertà di movimento delle persone dentro il territorio dell’Unione per premere sugli Stati membri ove non vige lo pseudo-matrimonio omosessuale a riconoscerlo anche se nel loro diritto non esiste. Nel dicembre 2015 ha poi pubblicato un documento programmatico dal titolo “Elenco di azioni a favore dell’uguaglianza delle persone LGBT” nel quale si legge che la Commissione stessa sta dalla parte del “crescente movimento degli Stati membri che sostengono i diritti degli LGBT” e suggerirà tra l’altro a tali Stati membri di fare pressione su quegli altri Stati membri che invece vi sono contrari”. E persino quando dà aiuti a Paesi in via di sviluppo li vincola a riconoscimenti dei “diritti degli LGBT”.
Non solo: la Commissione finanzia pure la International Lesbian and Gay Association Europe, ILGA Europe, coprendo ben il 70 per cento del suo bilancio di esercizio. Oggi insomma le istituzioni europee, e la Commissione in particolar modo, sono divenuti un motore primario di quel processo subdolo e neo-autoritario di demolizione, al di fuori di qualsiasi aperto dibattito e confronto, del proprium della famiglia e del matrimonio. Un processo tra l’altro – osserviamo per inciso – che viene ben descritto da Roberto Marchesini in Uomo, donna, famiglia e “gender” n.4 della nostra collana “I Libri della Bussola”. “Mamma, Papà e Bimbi” (“Mum, Dad & Kids”) è perciò un’occasione da non perdere per dare un segno forte di opposizione popolare a questo sviluppo tra l’altro tanto più assurdo in un’Unione in piena crisi demografica che di tutto ha bisogno meno che di uno scardinamento della famiglia e del matrimonio.