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DIBATTITO

Una nuova fase politica ma dentro il bipolarismo

Da uno dei protagonisti del "convegno di Todi", il suggerimento di alcuni punti fermi entro cui muoversi
in questo periodo di transizione.

Attualità 24_01_2012
parlamento
Sul tema "Cattolici e politica" va avanti da tempo un ampio dibattito, in particolar modo dopo il convegno di Todi del 16 ottobre 2011, su cui anche La Bussola Quotidiana ha espresso un giudizio chiaro. Da uno dei protagonisti di quel convegno, riceviamo ora un contributo al dibattito, che volentieri ospitiamo.

Nel leggere la stampa italiana delle ultime settimane si rileva tutto un rincorrersi di analisi – più o meno interessate, più o meno maliziose – sul “dopo Todi” e sul “rinnovato impegno” del laicato cattolico. Analisi favorite anche dall’eccessivo attivismo di qualche Ministro.

Voglio soffermarmi brevemente su questa fase nuova e, giusto per orientarci meglio, indicare qualche punto fermo e porre alcuni paletti.


Punti fermi: è certo che il Paese ha bisogno di riforme, noi lo abbiamo detto da tempo, e possibilmente di riforme condivise che, senza l’apporto del blocco sociale delle organizzazioni di ispirazione cattolica del mondo del lavoro, sarà difficile fare. E’ chiaro a tutti che non solo i cattolici sono una forza di coesione sociale ma, soprattutto, garantiscono una visione riformatrice orientata al bene comune. In questa stagione il Paese ha bisogno di riforme, di meno lacerazioni e più solidarietà. Ed in questo i cattolici danno il meglio di sé.


I paletti: Todi ha segnato uno spartiacque con il Berlusconismo ruspante che ha immiserito il discorso pubblico; ma Todi ha anche preso atto che la moderazione è il tratto caratteristico dominante nell’orientamento del cattolicesimo popolare italiano. Dunque se Berlusconi (ma non solo lui) ha fallito nel progetto di costruire un bipolarismo moderno e di stampo europeo, forte di due riformismi (uno moderato che fa riferimento al PPE e uno progressista che fa riferimento al PSE), non vuol dire che questa prospettiva debba essere abbandonata. Anzi, noi la sosteniamo con grande convinzione evitando di trovarci coinvolti in “pastrocchi” terzopolisti. Smontare il bipolarismo non è opportuno, smontare i partiti che male lo hanno interpretato può essere giusto e opportuno.


Quindi è necessario indicare alcune prospettive certe di impegno che, pur essendo pre-politiche, nello spirito di Todi già preparino il terreno a una nuova fase politica. Ai cattolici certamente spetterà il compito di consolidare la coesione nazionale, perché le scelte difficili che ci aspettano trovino un Paese disponibile a rimboccarsi le maniche, a recuperare il senso di responsabilità. In secondo luogo si dovrà riportare i cattolici alle urne e bloccare l’astensionismo dilagante.


Terzo impegno: combattere l’anti-politica riavvicinando il popolo alle istituzioni, chiedendo innanzitutto che il cittadino possa scegliere i propri rappresentanti riformando la legge elettorale in senso proporzionale. E infine, ma molto importante, immettere dosi massicce di cultura politica nel mondo associativo cattolico. Cioè tornare a pensare politicamente dopo tanti anni in cui le energie del cattolicesimo italiano sono state spese essenzialmente sul fronte intraecclesiale, con punte significative nel campo sociale. Oggi, per i cattolici costruire politica, con la P maiuscola, è un dovere. Questo ci viene chiesto, questo dobbiamo cercare di fare.


E con una certezza: il Governo Monti sarà lo spartiacque tra la seconda e la terza Repubblica. E chi non ha capito che nel futuro prossimo non ci saranno questi partiti, queste persone – o più precisamente non solo questi partiti e queste persone – non ha capito fino in fondo cosa sta succedendo nella politica italiana.


* Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori (MCL)