Una manovra di luci e ombre
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Bene la riduzione del cuneo fiscale e l'abbassamento della tassa più odiosa, il canone Rai. Ma servono correttivi sul taglio delle detrazioni per redditi sopra i 50.000 euro, che non è certo da ricchi. Luci e ombre della seconda Finanziaria targata Meloni.
Come si dice in casi del genere, non si possono fare le nozze con i fichi secchi. Il Governo non poteva fare miracoli in questa difficile congiuntura internazionale e dunque la manovra di bilancio per il 2024 che sta prendendo forma in queste ore appare un mix di luci e ombre, con alcuni segnali molto positivi e altri più discutibili. Ovviamente il tutto andrà testato in concreto e alla prova dei fatti, ma intanto occorre riflettere sui contenuti del provvedimento che sta per essere varato.
L’obiettivo è rafforzare l'economia nazionale, ridurre il cuneo fiscale e investire in settori chiave come la pubblica amministrazione e la sanità. Anzitutto un dato che fa riflettere, quello della celerità con cui la manovra finanziaria è stata approvata. La riunione del Consiglio dei ministri si è svolta alle 9:30 del 16 ottobre, e già alle 11 una conferenza stampa era pronta a illustrare i dettagli del piano. Questo dimostra il desiderio del governo di agire rapidamente per affrontare le sfide economiche dell'Italia.
In totale vengono destinati 24 miliardi di euro a vari settori chiave. Di questi ben 15 miliardi saranno diretti al taglio del cuneo fiscale, un passo cruciale per rendere l'Italia più competitiva sul fronte economico e attrarre investimenti. Altri 5 miliardi saranno dedicati al rinnovo dei contratti nel settore della pubblica amministrazione, contribuendo a migliorare l'efficienza e la qualità dei servizi pubblici offerti ai cittadini. Infine, circa 3 miliardi saranno indirizzati al settore sanitario, per migliorare l'accessibilità e la qualità dell'assistenza sanitaria.
La copertura finanziaria di questa manovra resta un aspetto cruciale. Circa i due terzi dei fondi saranno ottenuti da fonti di gettito extra, vale a dire un aumento delle entrate fiscali grazie alla crescita economica e all’introduzione di qualche tassa in più come la minimum tax per le multinazionali che superano un certo livello di fatturato. La restante parte, pari a circa 8 miliardi, sarà coperta attraverso tagli alle spese.
I sacrifici, quindi, saranno richiesti a tutti i ministeri, sia con tagli alle consulenze e alle collaborazioni sia con rinuncia a progetti e iniziative ancora da calendarizzare.
Ma entrando nel merito delle singole misure sorprende la riduzione di 20 euro, da 90 a 70, del canone Rai. Strumentali le polemiche scatenate dalle opposizioni, che temono che il Governo Meloni voglia impoverire la tv pubblica. In realtà è importante e giusto che gli italiani paghino meno una tv di Stato lottizzata e nelle mani dei partiti, sempre più inadeguata a rappresentare la complessità degli equilibri sociali e del pluralismo delle idee. Poi bisognerà anche discutere delle modalità di riscossione del balzello, perché c’è l’ipotesi di estenderlo alla bolletta telefonica, il che suscita più di qualche perplessità. Da segnalare le critiche delle associazioni di consumatori. «Il canone Rai è l’imposta più odiata dagli italiani, e non va tagliato ma abolito definitivamente, con la Rai che deve concorrere ad armi pari con le tv commerciali», ha detto il Codacons.
Altra novità introdotta con questa manovra finanziaria riguarda le famiglie e il benessere dei genitori e dei bambini. Infatti, il governo ha incrementato il finanziamento per gli asili nido. In particolare, è stata annunciata una politica che garantirà l'accesso gratuito all'asilo nido per il secondo figlio di una famiglia. Questa misura, stimata in circa 180 milioni di euro, è destinata a ridurre il carico di costi per le famiglie che hanno più di un figlio in età prescolare, promuovendo nel contempo l'accesso a servizi di alta qualità per la prima infanzia.
Tuttavia, non è stato confermato il taglio dell’IVA sui prodotti della prima infanzia a causa degli aumenti di prezzo legati all’inflazione. Saranno comunque introdotte ulteriori misure per un miliardo di euro e si continuerà a lavorare sul congedo parentale.
All'interno di questo contesto di riforme fiscali, è stato deciso di apportare significative modifiche anche ai benefici e agli incentivi finanziari precedentemente in vigore. Un taglio delle detrazioni fiscali di circa 260 euro è destinato a colpire principalmente i contribuenti con redditi superiori a 50.000 euro all'anno, e questo appare francamente discutibile, perché non si può certamente sostenere che quel livello di reddito sia da considerarsi da ricchi.
Nel complesso, quindi, una manovra che potrebbe anche essere migliorata con limature e aggiustamenti ma nel complesso avvia un percorso di progressiva focalizzazione sugli obiettivi cruciali del rilancio economico: eliminazione degli sprechi e delle rendite parassitarie, incentivi a chi produce e lavora, contenimento del debito pubblico. Giudizio sospeso in attesa di risultati concreti, ma cauto ottimismo.