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STORIE DI VITA

Una mamma per amica

Madre e figlia (16enne) rimangono incinte contemporaneamente: una ha perso il lavoro e l'altra va ancora a scuola. Come è possibile evitare l'aborto? Un piccolo aiuto economico, ma soprattutto una presenza che si fa carico della fatica dell'altro.

Editoriali 17_05_2014
Paola Bonzi

Rumori di seggiole smosse, pianti di neonatini che si sottopongono agli esami di routine, gente che va e che viene. Il corridoio al terzo piano della Mangiagalli, dove abbiamo la nostra sede, oggi è particolarmente frequentato. Ciascuno di noi (ogni mattina siamo presenti in tre operatori che possano svolgere un colloquio di riflessione per l’interruzione o prosecuzione della gravidanza) ha in corso un incontro.

 

Saluto Angela con cui ho finito di stilare un progetto di accompagnamento per la sua maternità e sento voci sommesse. Si tratta di due persone che stanno scambiandosi punti di vista diversi: una madre e una figlia. Non del tutto strana come situazione. Chiedo se stanno aspettando di parlare con un operatore e al loro “sì” mi affretto nel farle entrare e accomodare.

 

«Mi chiamo Paola e questo è il Centro di Aiuto alla Vita. Mettetevi comode».
Anche loro si presentano; Marina la mamma ed Elisa la ragazza. Offro come sempre qualcosa ma sono molto tese entrambe e gentilmente rifiutano.

 

«Vogliamo conoscerci un po’ di più?»
«Elisa è la mia prima figlia; ha sedici anni ed è incinta alla settima settimana. Siamo appena state alla segreteria della 194 per avere informazioni sull’interruzione di gravidanza. Ci hanno segnalato il vostro Centro ed eccoci qua».

 

«Marina, mi ha detto che Elisa è la sua prima figlia; chi c’è dopo?»
Noto un certo imbarazzo in questa madre che, a questo punto, mi sorprende:
«C’è questo figlio che sto aspettando! Nascerà a ottobre».
La voce un po’ incrinata e la mano che tocca la pancia quasi ad accarezzare il piccolo bimbo che, con il suo affacciarsi alla vita, deve aver provocato un bello scompiglio.
«Noi, però, siamo qui per Elisa, vero?  Lei ha già fatto posto a questo bambino. Come vanno dunque le cose?»

Finalmente Elisa: «Le cose vanno male. Noi viviamo con la nonna che proprio stamattina mi ha urlato di andare ad abortire dicendo che non ne può più di me, di noi. La mamma da dicembre non avrà più lavoro e io vado ancora a scuola. E poi questo continuo confronto con le mie cugine! Tutte brave e buone, loro… Perché non prendo esempio?»

 

Sbuffa come può sbuffare un’adolescente in guerra con la famiglia. È davvero contrariata. Continua: «Basta, ho deciso. Andrò ad abortire!».
Il solito silenzio di queste situazioni. La solita ansia che aleggia, quella dei momenti importanti e senza ritorno.

 

«Voglio raccontarti una cosa, Elisa. – Marina interviene - Quando avevo un paio d’anni più di te, sono rimasta incinta. Tutti mi dicevano di abortire ma, io che ti sentivo viva dentro di me, me ne sono andata via dalla mia famiglia e mi sono rifugiata a casa di una zia molto affettuosa. Lei mi ha preso con sé e mi ha fatto da madre. Così, tu sei nata».

 

Le emozioni si sovrappongono in modo ridondante. Una madre e una figlia che, finalmente, si comunicavano i fatti grandi della vita. Elisa con i suoi occhioni la guarda come a ringraziarla.

 

Poi:
«Come faremo mamma? Hai sentito anche tu le brutte parole della nonna: non avremo né tu né io un lavoro. Ci dovrebbero mantenere e i bambini costano. Sembra che non ci sia via d’uscita».
Nel silenzio che incombe, mi sembra di udirle quelle ‘parole brutte’ e percepire quel giudizio tranchant che ti stronca. Ti vivi come un’inetta, senza possibilità di replica neppure per affermare i tuoi diritti.
A quel punto sei solo un peso, dipendente dal buon cuore di qualcuno.«Che bello vedervi insieme! – mi viene spontaneo dire – Forse noi possiamo fare qualcosa. Abbiamo incontrato tante donne che stavano per rinunciare alla vita del loro bambino solo per motivi economici. Le abbiamo sostenute anche materialmente e hanno portato avanti la gravidanza. Ora quei bimbi sono nati (in questi anni siamo arrivati quasi a 17.000) e le loro mamme rimpiangono di aver anche solo pensato di abortire. Vogliamo provare a mettere insieme un progetto anche per voi?».

 

Ora la sorpresa è la loro. Gli sguardi si incrociano e sembrano chiedere di spiegare. Racconto, a questo punto, di una domanda di Fondo Nasko, di un’integrazione di 200 euro mensili da parte nostra, di una ‘borsa della spesa’ rigonfia, del nostro percorso consultoriale, della possibilità di essere seguita dal nostro ginecologo, non solo illustre professore ma soprattutto persona estremamente attenta e affettuosa, di incontri mensili per un sostegno psicologico, di un bel corredino e di tanti pannolini e tutto ciò fino al primo compleanno del bambino.

 

Elisa è pensosa. Marina, in ansia. Io, silenziosamente, faccio “il tifo” per queste vite: la vita di Elisa, del piccolo bimbo e di Marina.
«Sono sicura che la nascita di questo bambino, porterebbe con sé tante cose nuove, belle, forse faticose, all’insegna, però, della speranza».
«Mamma – interviene Elisa – ma ti sentiresti anche di fare la nonna? Io vorrei continuare la scuola e tu saresti già a casa con il tuo bimbo, il mio fratellino».

 

Ed ecco il desiderio di proteggere la figlia e il nipotino:
«Dare la vita, te ne accorgerai, è cosa preziosa, di grande valore. Certo che me la sento, avremo zio e nipote che cresceranno insieme».