Una gallina sul comò, l’ultima ricetta anti-malaria
Una gallina sul comò per vincere la malaria e le altre terribili malattie portate dalla puntura delle zanzare. È l’ultima scoperta contro la malaria, malattia infettiva tra le più micidiali, insieme all’Aids e alla tubercolosi, che in Africa miete migliaia di vittime. Ma è davvero efficace? Gli interessarti sono alquanto scettici.
Una gallina sotto o sopra il letto e niente più zanzare, niente più malaria. È l’ultima scoperta, l’ultimo ritrovato contro la malattia infettiva più micidiale, insieme all’Aids e alla tubercolosi. Malgrado gli annunci rassicuranti del decennio scorso, nel 2015 la malaria infatti ha colpito 214 milioni di persone (in realtà per l’Oms la cifra, in ragione delle difficoltà di rilevamento, oscilla tra 149 e 303 milioni) e ne ha uccise 438.000 (da 236.000 a 635.000), il 90% delle quali in Africa.
«Siamo pronti, per la prima volta nella storia, a rendere la malaria una causa rara di mortalità e malattia, la malaria ha i giorni contati», aveva dichiarato trionfalmente nel 2009 Ann Veneman, l’allora direttore esecutivo dell’Unicef, promettendo per la fine del 2010 interventi tali da portare quasi a zero i decessi entro il 2015, anno di scadenza degli Obiettivi del millennio, il colossale progetto di lotta alla povertà avviato nel 2000 dall’Onu.
Si trattava in sostanza di distribuire altre centinaia di milioni di zanzariere da letto trattate con insetticida, il mezzo di lotta alla malattia ritenuto più efficace, insieme a insetticidi ambientali e naturalmente a centinaia di milioni di test diagnostici e di dosi di farmaci antimalarici. Ma il miliardo di zanzariere finora distribuite in Africa non è bastato a debellare la malattia anche se oggi il 56% della popolazione ne è dotato, rispetto al 2% del 2000, e neanche sono bastati gli insetticidi spray per uso domestico che attualmente proteggono 116 milioni di persone e in Africa il 6% della popolazione a rischio.
Quindi adesso l’obiettivo è diventato ridurre del 90% i casi e i decessi entro il 2030, data entro la quale inoltre si intende eliminare la malattia almeno in 35 Stati e impedire che si ripresenti in quelli già liberati: il tutto a condizione di triplicare per i prossimi 15 anni i fondi portandoli a 8,7 miliardi di dollari l’anno.
Che zanzariere e spray non bastassero era del tutto prevedibile conoscendo le condizioni abitative di gran parte delle popolazioni esposte alla malaria. I progressi, inoltre, sono rallentati e rischiano di essere compromessi dal rapido sviluppo e diffondersi nei parassiti della resistenza ai farmaci antimalarici, in particolare al più efficace, l’artemisina. Per di più, un altro motivo di crescente preoccupazione è il fatto che le zanzare che trasmettono la malattia sviluppano resistenza agli insetticidi. Si attribuisce a ciò, ad esempio, l’incremento dei casi di malaria in diversi paesi tra cui il Sud Sudan, il Gambia e il Burkina Faso.
Ad aprile la più grande ditta produttrice di zanzariere trattate, la Vestergaard, ha quindi annunciato di aver messo in produzione una nuova zanzariera impregnata di piperonil butossido per sostituire quelle distribuite finora. Il limite ulteriore delle zanzariere da letto è che ovviamente funzionano solo di notte mentre si dorme. Le zanzare incominciano a pungere ben prima dell’ora di dormire e alcune varietà sono molto attive anche di giorno: ad esempio, le zanzare responsabili di trasmettere febbre gialla, dengue e Zika, la malattia che tanto allarme ha destato nei mesi scorsi in America Latina per il sospetto che, se contratta durante la gravidanza, possa provocare nei figli la microcefalia.
L’insistenza sulle zanzariere e sugli insetticidi da interno, inoltre, fin dall’inizio ha stupito conoscendo la provata efficacia di altri metodi – opere di bonifica e di disinfestazione – da sempre considerati a ragione risolutivi nella lotta alla malaria e a qualsiasi altra malattia causata da punture di zanzare perché sterminano gli insetti ed eliminano l’habitat in cui proliferano. Sarebbe logico che ci si concentrasse sulla realizzazione appunto di programmi di bonifica e disinfestazione, oltre che sulla realizzazione dei vaccini su cui da decenni lavorano diversi centri di ricerca.
Invece, dei ricercatori dell’Università svedese di Scienze agricole e dell’Università di Addis Abeba, la capitale dell’Etiopia, hanno esplorato nuove vie scoprendo, a quanto pare, che l’odore delle galline vive allontana le zanzare e funge quindi da repellente. Queste, inoltre, sembrano non gradire anche altri uccelli, forse perché – spiegano i ricercatori – sono gli uccelli che mangiano le zanzare. Gli esperimenti che hanno portato a questa conclusione sono stati condotti in alcuni villaggi dell’Etiopia occidentale.
Alcuni sono consistiti nell’appendere delle gabbie contenenti galline vive sui letti in cui dormivano dei volontari. In altri casi sono stati usati dei composti contenenti estratti dalle penne delle galline. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Malarian Journal. Habte Tekie, uno dei ricercatori dell’università di Addis Abeba, ha spiegato alla Bbc che adesso sono in corso esperimenti per creare dei repellenti che odorino di gallina.
Per ora la notizia in Africa non sembra aver suscitato grande scalapore, almeno stando ai commenti dei lettori: «non serve, siamo già pieni di repellenti naturali», «magari le galline respingono le zanzare, ma attirano le mosche», «la ricerca è completamente sbagliata, le zanzare pungono anche le galline».