Una campagna elettorale fuori dal tempo
Lo spettacolo televisivo di questa campagna elettorale italiana è intriso di speculazioni di bassa lega, che si giocano tutte sulla pelle e sulla vita delle persone e innanzitutto sulla loro povertà. Nel senso letterale.
“Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!”. Chi ricorda la frase del protagonista di “Quinto potere”, il film di Sidney Lumet che fece epoca nel 1976? L’”incazzato nero” è Howard Beale, il commentatore televisivo aspirante suicida per un licenziamento, che diventa all’improvviso, suo malgrado, il “pazzo profeta dell’etere”.
Imbonisce il pubblico, che segue la sua follia e lo fa diventare il più grande personaggio televisivo del momento, per poi fare cadere gli ascolti, quando viene indotto a cambiare la linea dei suoi interventi.
Nonostante questo, però, lo spettacolo deve continuare e Howard diventa il bersaglio di un gruppo di terroristi assoldato dalla stessa emittente televisiva, che realizza l’unica soluzione che le appare possibile: farlo ammazzare. Una voce finale fuori campo, ironizza e dice: “Questa è la storia di Howard Beale, il primo caso conosciuto di un uomo che fu ucciso perché aveva un basso indice di ascolto”.
Questa parodia cinica e feroce del mondo della televisione e del potere, i cui protagonisti fanno a gara, da una parte per rincorrere i sondaggi e costruire false verità, dall’altra per dimostrare l’assenza totale di qualsiasi sensibilità di carattere etico e civile, può ben rappresentare lo spettacolo televisivo di questa campagna elettorale italiana, intrisa di speculazioni di bassa lega, che si giocano tutte sulla pelle e sulla vita delle persone e innanzitutto sulla loro povertà. Nel senso letterale.
A un paese depresso e impoverito, schiacciato in una condizione di quasi irreversibilità – che negli ultimi 14 mesi ha visto raddoppiare il numero delle persone che cercano di sopravvivere, diventate 6,2 milioni, con 47 mila famiglie che hanno hanno rinunciato a pagare il mutuo perché non dispongono del denaro necessario, con l'aumento del 23% dei disoccupati che ha portato complessivamente al 37,5% gli inattivi sul totale della forza lavoro, con 200 imprese che falliscono ogni giorno, la crescita del debito pubblico di 153 miliardi e la riduzione del Pil del 2,4% - si propongono solo soluzioni di carattere economico o fiscale.
Ecco, è pronta la formula: ti restituisco cash l’IMU che hai pagato per la tua casa entro il mese di maggio e poi l’abolisco definitivamente, così come abolisco l'Irap in cinque anni, per far rinascere le imprese, poi faccio una moratoria sulle rate di mutuo non pagate negli ultimi 18 mesi, dice Berlusconi.
Subito dopo, si scatena Bersani, che non ci sta a farsi schiacciare dal “ciclone” e promette cinquanta miliardi in dieci anni alle imprese per i debiti della pubblica amministrazione. Non è da meno chi, in questa campagna elettorale sta dando il meglio di sé, con un’immagine che negli ultimi giorni viene raddolcita e resa suadente grazie al ricorso ai nipotini e ai cagnolini.
Il Presidente del Consiglio per gli affari correnti, leader non candidato perché non si è voluto dimettere da senatore a vita, che accanto alla detassazione del lavoro femminile, propone – ora, dopo aver ridotto all’osso i risparmi delle famiglie - la riduzione dell’IRPEF sulle aliquote più basse e il non aumento dell’IVA, ma “solo se resto io al Governo”. Bell’argomento! Gli replica il leader del Pdl, che proclama “Se vado io al Governo, al primo Consiglio dei Ministri faccio approvare un condono tombale, edilizio e fiscale” e promette anche nel programma la partecipazione agli utili dei lavoratori. E’ nato un nuovo Adriano Olivetti!
Il condono no, dice il segretario del PD, che semmai, insieme a Vendola – per “smacchiare il giaguaro” Berlusconi - punta a concentrare la riduzione dell’IRPEF, per un importo di almeno 12 miliardi sui redditi più bassi, all’esenzione dell’IMU sulla prima casa per chi paga 400-500 euro di imposta, all’aumento della stessa imposta per gli immobili con valore catastale superiore a 1,5 milioni di euro, a ridurre la circolazione del contante e abbassare i costi del pagamento elettronico, fino ad arrivare – tra l’altro – in questa sua attenzione costante agli strumenti bancari e al ruolo delle banche, come insegna la vicenda del Monte dei Paschi di Siena, alla proposta di promuovere Eurobond e Project bond.
Con tutto il rispetto per l’agricoltore della bassa padana, chissà se questi ne sa qualcosa di questi strumenti finanziari. Forse ne ha sentito parlare da Mario Draghi, presidente di quella banca privata europea che va sotto il nome di BCE, che grazie alla leva tecnocratica vuole definire il suo futuro e quello dei suoi due figli. Entrambi disoccupati, come lo sono 641mila persone tra i 15 e i 24 anni, che rappresentano il 10,6% della popolazione.
Il Rapporto UE 2012 definisce alto il rischio per l’Italia, con il perdurare della crisi, di cadere un un’enorme “trappola della povertà". I 4 milioni di posti di lavoro promessi dal “leone” Berlusconi costituirebbero a questo punto una speranza, salvo poi apprendere, il giorno dopo, che si trattava di un’idea, di un “auspicio” rivolto alle aziende, perché ciascuna di esse assuma un lavoratore.
Gli “auspici” del leader del PDL riguardano anche la giustizia e la proposta dell’amnistia: fa gola anche lo 0.5 di cui viene accreditato Pannella. Non mancano le promesse bipartizan, come quella relativa alla diminuzione o all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, che si sono spartiti – tutti - negli ultimi vent’anni 2,5 miliardi di euro per le loro burocrazie e ora si vestono da vergini, presi come sono dalla paura di frenare tutti insieme il fenomeno Grillo, che cavalca l’antipolitica, rappresentata da quella società civile per molti versi connivente alla corruzione che dilaga.
Non solo di buoni propositi, è lastricata la via dell’inferno. Anche di promesse mirabolanti che si consumano nello spazio di qualche ora e che non lasciano nulla, se non una scia d’incredulità e di superficialità, in una realtà fragilissima e pericolosa, come quella attuale, dove disordine e confusione, insieme all’immoralità di una classe dirigente e politica – affermata e vissuta, come ben dice Monsignor Negri, come cosa ovvia - sembrano dominare la scena. Il dramma è costituito proprio dal fatto che non si tratta della scena di un film, ma della nostra realtà, che richiederebbe l’uso della verità da parte di tutti. Punto e basta.