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ANNO DELLA FEDE

Un tempo fecondo per credenti e non

Dal Vaticano una nota che contiene le indicazioni per vivere l'anno rileggendo i documenti del Concilio alla luce       del Catechismo della Chiesa cattolica.

Attualità 10_01_2012
Papa

Il 7 gennaio la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato una «Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della Fede», formalmente datata 6 gennaio. Com’è noto,  l’Anno della Fede è stato indetto da Benedetto XVI con la lettera apostolica «Porta fidei» dell’11 ottobre 2011. Avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, e terminerà il 24 novembre 2013, nella festa – particolarmente cara al Papa – di Cristo Re. La Nota ribadisce gli scopi essenziali dell’Anno della Fede e fornisce tutta una serie d’indicazioni pratiche.

«L’inizio dell’Anno della fede – ricorda la Nota – coincide con il ricordo riconoscente di due grandi eventi che hanno segnato il volto della Chiesa ai nostri giorni: il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, voluto dal beato Giovanni XXIII [1881-1963] (11 ottobre 1962), e il ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, offerto alla Chiesa dal beato Giovanni Paolo II [1920-2005] (11 ottobre 1992)». Il legame fra i due eventi è essenziale per comprendere gli scopi che il Papa ha assegnato all’Anno della Fede. Sarebbe infatti sbagliato ricordare solo il cinquantenario del Concilio e non anche il ventennale del Catechismo. Mentre rivendica – contro critiche e rifiuti ben noti – il «ricco insegnamento» del Vaticano II, la Nota precisa pure che questo insegnamento è stato spesso male interpretato, e costantemente all’invito a rileggere i documenti del Concilio unisce quello a servirsi del Catechismo per la loro interpretazione precisa e autentica.

Il Concilio, ricorda la Nota citando il beato Giovanni XXIII, ha voluto «trasmettere pura e integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti», impegnandosi affinché «questa dottrina certa e immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che corrisponda alle esigenze del nostro tempo». La Nota cita pure, come «di importanza decisiva» l’inizio della Costituzione dogmatica Lumen gentium: «Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr Mc 16, 15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa». Di qui l’ordine dei documenti conciliari. «A partire dalla luce di Cristo che purifica, illumina e santifica nella celebrazione della sacra liturgia (cfr Costituzione Sacrosanctum Concilium) e con la sua parola divina (cfr Costituzione dogmatica Dei Verbum), il Concilio ha voluto approfondire l’intima natura della Chiesa (cfr Costituzione dogmatica Lumen gentium) e il suo rapporto con il mondo contemporaneo (cfr Costituzione pastorale Gaudium et spes). Attorno alle sue quattro Costituzioni, veri pilastri del Concilio, si raggruppano le Dichiarazioni e i Decreti, che affrontano alcune delle maggiori sfide del tempo».

Questi documenti avrebbero dovuto essere interpretati «in continuità con tutta la Tradizione, sotto la guida sicura del Magistero». Non è sempre stato così. Pertanto, «sin dall’inizio del suo Pontificato, Papa Benedetto XVI si è impegnato decisamente per una corretta comprensione del Concilio, respingendo come erronea la cosiddetta “ermeneutica della discontinuità e della rottura” e promuovendo quella che lui stesso ha denominato “l’‘ermeneutica della riforma’, del rinnovamento nella continuità”».

Ma dove trovare questa corretta interpretazione del Concilio? La risposta non manca: nel Catechismo della Chiesa Cattolica, che «ponendosi in questa linea, da una parte è un “autentico frutto del Concilio Vaticano II”, e dall’altra intende favorirne la recezione». La Nota ricorda che fu il Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1985, «convocato in occasione del ventesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II e per effettuare un bilancio della sua recezione», a suggerire «di preparare questo Catechismo per offrire al Popolo di Dio un compendio di tutta la dottrina cattolica e un testo di sicuro riferimento per i catechismi locali. Il Papa Giovanni Paolo II ha accolto tale proposta quale desiderio “pienamente rispondente a un vero bisogno della Chiesa universale e delle Chiese particolari”. Redatto in collaborazione con l’intero Episcopato della Chiesa Cattolica, questo Catechismo “esprime veramente quella che si può chiamare la ‘sinfonia’ della fede”».

La Nota rivendica con forza il carattere vincolante per tutta la Chiesa del Catechismo, come luogo dove i fedeli possono trovare con certezza la risposta alla domanda su quale sia la fede della Chiesa oggi. «Il Catechismo comprende “cose nuove e cose antiche” (cfr Mt 13, 52), poiché la fede è sempre la stessa e insieme è sorgente di luci sempre nuove. Per rispondere a questa duplice esigenza, il Catechismo della Chiesa Cattolica da una parte riprende l’“antico” ordine, quello tradizionale, già seguito dal Catechismo di san Pio V [1504-1572: si tratta del Catechismo cosiddetto del Concilio di Trento], articolando il contenuto in quattro parti: il Credo; la sacra Liturgia, con i sacramenti in primo piano; l’agire cristiano, esposto a partire dai comandamenti; ed infine la preghiera cristiana. Ma, nel medesimo tempo, il contenuto è spesso espresso in un modo “nuovo”, per rispondere agli interrogativi della nostra epoca». Il Catechismo, come i Papi hanno insegnato, è dunque «uno strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale», «una norma sicura per l’insegnamento della fede», il luogo dove i contenuti della fede trovano – così si esprime la lettera «Porta fidei» – «la loro sintesi sistematica e organica. Qui, infatti, emerge la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito ed offerto nei suoi duemila anni di storia. Dalla Sacra Scrittura ai Padri della Chiesa, dai Maestri di teologia ai Santi che hanno attraversato i secoli, il Catechismo offre una memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede».

Ma, in concreto, come procedere? La Nota contiene un’ampia serie di suggerimenti, così numerosi da poter essere difficilmente riassunti. Ma è importante non perdere di vista che tutti i suggerimenti rimandano a un’indicazione generale: dedicare l’Anno della Fede a rileggere e ristudiare i documenti del Concilio, assicurandosi della loro corretta interpretazione attraverso l’uso del Catechismo e l’attenzione al Magistero. In questa chiave, la Nota invita anzitutto a seguire con attenzione «il principale avvenimento ecclesiale all’inizio dell’Anno della fede, [che] sarà la XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata da Papa Benedetto XVI nel mese di ottobre 2012 e dedicata a “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. Durante questo Sinodo, nella data dell’11 ottobre 2012, avrà luogo una solenne celebrazione d’inizio dell’Anno della fede, nel ricordo del cinquantesimo anniversario di apertura del Concilio Vaticano II».

La riscoperta dei documenti del Concilio e del Catechismo dovrà avvenire anche nei pellegrinaggi a Roma e in Terrasanta, nella Giornata Mondiale della Gioventù del luglio 2013 a Rio de Janeiro, in «simposi, convegni e raduni di ampia portata». Sarà «utile» anche «invitare i fedeli a rivolgersi con particolare devozione a Maria, figura della Chiesa, che “in sé compendia e irraggia le principali verità della fede”. È dunque da incoraggiare ogni iniziativa che aiuti i fedeli a riconoscere il ruolo particolare di Maria nel mistero della salvezza, ad amarla filialmente ed a seguirne la fede e le virtù. A tale scopo risulterà quanto mai conveniente effettuare pellegrinaggi, celebrazioni e incontri presso i maggiori Santuari».

Senza però dimenticare il tema specifico dell’Anno della Fede: offrire a «tutti i credenti […] un’occasione propizia per approfondire la conoscenza dei principali Documenti del Concilio Vaticano II e lo studio del Catechismo della Chiesa Cattolica». Questo dovrebbe valere «in modo speciale per i candidati al sacerdozio» e alla vita religiosa, nei seminari e nei noviziati, per chi si prepara ad «aggregarsi ad un’Associazione o a un Movimento ecclesiale», per i parroci e i predicatori cui si chiede «un’accoglienza più attenta delle omelie, delle catechesi, dei discorsi e degli altri interventi del Santo Padre». E l’attenzione e l’adesione al Magistero ordinario – quello che si esprime appunto nelle catechesi, discorsi e interventi quotidiani del Papa – è un obbligo per tutti, dai Vescovi ai laici. «I Pastori, le persone consacrate ed i fedeli laici saranno invitati a un rinnovato impegno di effettiva e cordiale adesione all’insegnamento del Successore di Pietro».

Non dovranno mancare le iniziative ecumeniche, intese a ricordare che l’ecumenismo «è uno dei principali intenti del sacro Concilio Ecumenico Vaticano II». In particolare, si annuncia, «avrà luogo una solenne celebrazione ecumenica per riaffermare la fede in Cristo da parte di tutti i battezzati». Nello stesso tempo, perché non sorgano equivoci sul contenuto della fede della Chiesa Cattolica, «a conclusione di quest’Anno, nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, avrà luogo un’Eucaristia celebrata dal Santo Padre, in cui rinnovare solennemente la professione della fede».

Occorrerebbe, aggiunge la Nota, che le iniziative dell’Anno della Fede non siano solo romane, ma si estendano alle Conferenze Episcopali, alle diocesi, alle parrocchie, alle associazioni e movimenti. Ogni Conferenza Episcopale dovrebbe almeno promuovere una giornata di studio nazionale e «favorire la ripubblicazione dei Documenti del Concilio Vaticano II, del Catechismo della Chiesa Cattolica e del suo Compendio, anche in edizioni tascabili ed economiche, e la loro maggiore diffusione con l’ausilio dei mezzi elettronici e delle moderne tecnologie». E in chiave missionaria sarebbe «auspicabile un rinnovato sforzo per tradurre i Documenti del Concilio Vaticano II e il Catechismo della Chiesa Cattolica nelle lingue nelle quali ancora non esistono».

Mobilitando anche l’arte e la letteratura, i vescovi dovranno «promuovere trasmissioni televisive o radiofoniche, film e pubblicazioni, anche a livello popolare e accessibili a un ampio pubblico, sul tema della fede, dei suoi principi e contenuti, nonché sul significato ecclesiale del Concilio Vaticano II».

Ma sarà anche un tempo di verifica, in cui i vescovi dovranno chiedersi se l’insegnamento nei loro seminari e università e l’attività catechistica nelle loro parrocchie è davvero conforme al Catechismo della Chiesa Cattolica. Anzitutto, si dovrà procedere a «una verifica della presenza dei contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica nella Ratio della formazione dei futuri sacerdoti e nel Curriculum dei loro studi teologici». Sotto la guida dei vescovi, «i docenti nei Centri di studi teologici, nei Seminari e nelle Università cattoliche sono invitati a verificare la rilevanza, nel loro insegnamento, dei contenuti del Catechismo della Chiesa Cattolica e delle implicazioni derivanti per le rispettive discipline». Così come si dovrà mettere mano a «una verifica dei catechismi locali e dei vari sussidi catechistici in uso nelle Chiese particolari, per assicurare la loro piena conformità con il Catechismo della Chiesa Cattolica. Nel caso in cui alcuni catechismi o sussidi per la catechesi non siano in piena sintonia col Catechismo, o rivelino delle lacune, si potrà cominciare a elaborarne di nuovi».

L’Anno della Fede sarà anche un anno di rilancio dell’apologetica. «Sarà utile preparare, con l’aiuto di teologi e autori competenti, sussidi divulgativi dal carattere apologetico (cfr 1 Pt 3, 15). Ogni fedele potrà così meglio rispondere alle domande che si pongono nei diversi ambiti culturali, in rapporto ora alle sfide delle sette, ora ai problemi connessi con il secolarismo e il relativismo, ora [come insegna la lettera “Porta fidei”] agli “interrogativi che provengono da una mutata mentalità che, particolarmente oggi, riduce l’ambito delle certezze razionali a quello delle conquiste scientifiche e tecnologiche” così come ad altre specifiche difficoltà».
La Nota chiede – scendendo dal livello nazionale a quello diocesano – di «organizzare in ogni diocesi del mondo una giornata sul Catechismo della Chiesa Cattolica, invitando in modo particolare i sacerdoti, le persone consacrate e i catechisti». Sarebbe anche bene che ogni singolo vescovo dedicasse «una sua Lettera pastorale al tema della fede, richiamando l’importanza del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica». E, anche a livello di singole diocesi, non dovrà mancare il momento della verifica. «Sarà opportuno verificare la recezione del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica nella vita e nella missione di ogni singola Chiesa particolare», così come «la formazione permanente del clero potrà essere incentrata, particolarmente in quest’Anno della fede, sui Documenti del Concilio Vaticano II e sul Catechismo della Chiesa Cattolica», in particolare illustrando che cos’è «l’ermeneutica della riforma nella continuità» promossa da Benedetto XVI.

Nell’Anno della Fede andranno coinvolte le università, magari incontrando in tale ambito anche i non credenti in ricerca, sulla scia delle iniziative del Cortile dei Gentili promosse dal Pontificio Consiglio per la Cultura. E l’Anno dovrà anche essere occasione «per prestare un’attenzione maggiore alle Scuole cattoliche, luoghi adeguati per offrire agli alunni una testimonianza viva del Signore e per coltivare la loro fede, con un opportuno riferimento all’utilizzo di buoni strumenti catechistici, come, ad esempio, il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica o come Youcat [il sussidio catechistico pensato per i più giovani e per la Giornata Mondiale della Gioventù]».

Non si creda, però, che l’Anno della Fede riguardi solo i sacerdoti o solo gli intellettuali. Al contrario, «tutti i fedeli sono invitati a leggere e meditare attentamente la Lettera apostolica “Porta fidei” del Santo Padre Benedetto XVI». Per arrivare a tutti i fedeli, l’Anno della Fede ha però bisogno della cinghia di trasmissione dei sacerdoti e delle parrocchie. «I sacerdoti potranno dedicare maggior attenzione allo studio dei Documenti del Concilio Vaticano II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, traendone frutto per la pastorale parrocchiale – la catechesi, la predicazione, la preparazione ai sacramenti – e proponendo cicli di omelie» corrispondenti. E «i catechisti potranno attingere maggiormente alla ricchezza dottrinale del Catechismo della Chiesa Cattolica e guidare, sotto la responsabilità dei rispettivi parroci, gruppi di fedeli per la lettura e il comune approfondimento di questo prezioso strumento». «Nelle parrocchie si auspica un rinnovato impegno nella diffusione e nella distribuzione del Catechismo della Chiesa Cattolica», in cui coinvolgere anche le comunità religiose e i movimenti, sempre «nella fedeltà al Santo Padre ed alla sana dottrina».

I movimenti e le associazioni, in particolare, «sono invitati a farsi promotori di specifiche iniziative che, mediante il contributo del proprio carisma e in collaborazione con i Pastori locali, si inseriscano nel grande evento dell’Anno della fede. Le nuove Comunità e i Movimenti ecclesiali, in modo creativo e generoso, sapranno trovare i modi più adeguati» per fare propri gli scopi di questo evento voluto dal Papa.
Tutto questo, conclude la Nota, perché «la fede è un atto personale ed insieme comunitario: è un dono di Dio, che viene vissuto nella grande comunione della Chiesa e deve essere comunicato al mondo». Con l’Anno della Fede la Chiesa ci offre un’«occasione privilegiata per condividere quello che il cristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore dell’uomo, Re dell’Universo, “autore e perfezionatore della fede” (Eb 12, 2)». Le indicazioni della Nota dovrebbero fare sì che questa grande occasione non vada sprecata.