Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Lorenzo da Brindisi a cura di Ermes Dovico

IL CASO

Un surreale contratto contro gli abusi nuziali

Dal divieto dei palloncini a quello dei fuochi d'artificio. Per arginare le storture nei matrimoni, una parrocchia pugliese fissa le norme...

Attualità 06_10_2011
matrimonio “Che cosa ha seminato tra i suoi parrocchiani?”. Questo viene da pensare leggendo il contratto che il parroco della Chiesa-Convento Maria santissima della Croce dei frati minori devoti a San Francesco, a Francavilla Fontana - in provincia di Brindisi - vorrebbe sottoporre alla firma degli sposi prima della celebrazione del Sacramento del Matrimonio.

Tanto che la sua richiesta di compenso - ha usato proprio questo termine, non quello di offerta, come di consueto - di 170 euro, più 30 euro per l’organista, pur deprecabile, passa in secondo ordine, rispetto ai divieti che egli è costretto a scrivere nero su bianco. E se divieti vengono disposti, significa… che non se ne può più. Anche quel parroco, per fortuna, non ne può più.
«La nostra Parrocchia non dispone di fiorai convenzionati. Ciascuna coppia può scegliere liberamente il fioraio purchè avvisi il Parroco della scelta e il fioraio dei criteri francescani di sobrietà vigenti nel nostro Santuario», inizia col dire il Parroco, che raccomanda di non accendere candele collocate nelle composizioni floreali, di non addobbare i banchi della navata e di non gettare petali sui gradini dell’altare o ai piedi delle composizioni. In effetti, ad assistere a certi matrimoni, sembra di non stare in una Chiesa, ma davanti allo splendore della scalinata infiorita di Piazza di Spagna. Tanto è lo sfarzo e la messa in scena. Altro che sobrietà.

Sull’animazione musicale della celebrazione, poi, il Parroco specifica che può essere animata dall’organista o dall’organista e dal coro, che devono eseguire «solo canti attinenti alla liturgia nuziale, canti liturgici o brani di musica classica indicati nel repertorio della Diocesi di Oria». E continua: «La migliore esecuzione, anche nella celebrazione del matrimonio, sarebbe il canto dell’assemblea, come partecipazione attiva alla liturgia che si compie. Ove questo non fosse possibile, è tollerato il canto di un gruppo di persone il cui ruolo non deve limitarsi all’esecuzione di qualche a solo, con accenti lirici e teatrali, ma deve essere guida dell’assemblea, almeno nei canti dell’Ordinario della Messa. Non sono perciò consentiti brani, anche se celebri, di musica concertistica, sinfonica o operistica, consuetudinalmente adoperati come musica sacra ma non liturgica e non sono ammesse voci soliste».

Quanti “assoli” - per giunta stonati - siamo costretti a sentire durante le celebrazioni eucaristiche, come se fosse abolita, nelle nostre Chiese, la dimensione collettiva della preghiera, di cui il Canto collettivo dell’Assemblea è elemento antichissimo e irrinunciabile, per chi ha a cuore la Sacra Liturgia. Chi dà il placet perché in Chiesa, dove si va a pregare e a cantare, per lodare Dio, insieme, si esibiscano voci da solista, se non chi della Chiesa è il responsabile?

Il Parroco precisa anche che l’unico strumento ammesso per l’accompagnamento dell’organo, è il violino. Tutte quelle strombazzanti chitarre che invadono le nostre Chiese - aggiungiamo noi - sarebbe bene destinarle, se molti sacerdoti fossero d’accordo, ad accompagnare, e lo diciamo con tutto il rispetto possibile, la musica di Madonna o di Lady Gaga, non l’offertorio. Con buona pace di chi ritiene che le chitarre possano attirare la presenza dei giovani. Una fandonia. I giovani vanno educati alla Sacra Liturgia e quindi alla bellezza del sacro, non al profano.

Sulla conclusione della Liturgia nuziale, il Parroco consente la possibilità di fare «alcune foto dopo la Messa», ma destina le altre foto con i parenti al di fuori della Chiesa. Immaginiamo, per un momento, che cosa avviene durante un matrimonio: di solito c’è chi si occupa del servizio fotografico o del video - che hanno, tra l’altro, un costo ragguardevole - che scorazza liberamente sull’altare, per immortalare gesti e comportamenti. Poi, ci sono lo scambio delle vere nuziali, i baci da cogliere e le foto con i parenti, i testimoni e gli amici. Tutte fatte sull’altare, dove si accalcano in tanti. Tutti i presenti, a volte. Un luogo destinato alla sacralità, che viene ridotto ad essere miserevolmente pagano. Di chi è la responsabilità, se non di chi di quel luogo è il custode?

Il parroco non specifica se in Chiesa o fuori della Chiesa, ma vieta «l’uso dei coriandoli, fuochi d’artificio, colombi, palloncini, bolle di sapone». Non ci meraviglieremmo se alcuni di questi strumenti fossero adoperati nella “sua” Chiesa, come accade in molte Chiese, ridotte a luoghi di ritrovo, a volte di vero e proprio postribolo, dove si canta e si suona, a volte si balla anche o si gesticola, non solo durante i matrimoni, ma anche per le comunioni, le cresime, i battesimi. Un po’ meno per le confessioni, che non vanno tanto di moda e per i funerali, perché c’è ritegno a festeggiare la morte, che poi - se ci pensiamo bene - è la vera festa del credente che finalmente incontra Dio. Anche se per i funerali, fiorisce tutto un commercio - spesso organizzato, pensiamo a quel che accade in molti ospedali, dove anche prima che ci sia il morto, arrivano i rappresentanti delle pompe funebri - che fa da contesto.

I Sacramenti, il più delle volte, sono ridotti a riti dove primeggia il denaro che si deve consumare, per gli abiti da comprare, per i banchetti da organizzare, per i regali da fare e da ricevere ed anche per le offerte da dare alle Chiese. L’ammontare delle spese per i Sacramenti, in molte realtà - soprattutto nel Meridione d’Italia - costringe molte famiglie che non potrebbero sostenerle, a fare debiti, pur di ottemperare all’obbligo, questo sì sacro, delle feste. Molti sacerdoti e anche Vescovi, da un lato assecondano questi comportamenti, che mortificano la fede, dall’altro invitano ad un’astratta sobrietà - che lascia il tempo che trova - rinunciando ad educare e a educarsi.

E’ questa, in fondo, la mancanza più grave che si avverte, all’interno della quale c’è poco da scandalizzarsi se si arriva a proporre un contratto che prevede un compenso per la celebrazione del matrimonio. Sarebbe il caso d’iniziare proprio dai connotati di come devono essere celebrati i Sacramenti, per affrontare - almeno qui in Italia - il problema dell’evangelizzazione.