Un otto marzo speciale per Czestochowa
Quest’anno tante donne hanno voluto festeggiare la loro festa nel santuario di Jasna Gora in compagnia della Madonna Nera per affidare tutte le donne a Maria, Regina di Polonia. Ma la festa di quest'anno ha avuto un carattere particolare perché alle celebrazioni hanno partecipato, insieme con le polacche, le donne ucraine scappate dalla guerra.
Quest’anno tante donne hanno voluto festeggiare la loro festa nel santuario di Jasna Gora in compagnia della Madonna Nera, la Donna più bella del mondo. Volevano affidare tutte le donne a Maria, Regina di Polonia, mostrare la bellezza della vocazione femminile e il ruolo della donna nella vita della famiglia e della nazione. Ma la festa di quest'anno ha avuto un carattere particolare perché alle celebrazioni hanno partecipato, insieme con le polacche, le donne ucraine scappate dalla guerra (nella Casa del Pellegrino i monaci del monastero di Czestochowa ospitano 70 donne con i figli). Le ucraine hanno partecipato alla Messa celebrata alle 17,30 nella Cappella della Madonna dal vescovo ausiliare di Czestochowa, mons. Andrzej Przybylski. Successivamente anche loro hanno pronunciato in ucraino l’Atto di affidamento alla Madonna. La serata si è conclusa con l'Appello di Jasna Góra alle ore 21.00.
Per l’Eucaristia dell’8 marzo celebrata a Jasna Gora viene usato un calice particolare chiamato il Calice della Vita e della Conversione. Si tratta di un dono votivo delle donne polacche per il 600° anniversario della presenza della Madonna Nera nel monastero di Czestochowa fatto nel 1982: Doveva essere un simbolo dei cuori delle donne, della vittoria morale della nazione e del rispetto della vita nelle famiglie. Il calice è decorato con le figure di quattro donne polacche: sant’Edvige di Trzebnica, sant’Edvige regina, beata Maria Teresa Ledóchowska e Stanisława Leszczyńska.
Sant’Edvige di Trzebinca è nata in Baviera nel 1174, figlia di Bertoldo IV, conte d’Andechs, e Agnese di Rochlitz. E’ la sposa del principe polacco Enrico il Barbuto con cui ebbe sette figli. Dopo la morte del marito passò il resto della vita come monaca nel monastero cistercense da lei fondato a Trzebnica. Condusse una vita ascetica ma nello stesso tempo si impegnava nelle opere di misericordia: fondò un ospizio presso la corte, un ospedale mobile, un ospedale per i lebbrosi, si prendeva cura dei carcerati, nelle sue proprietà faceva immagazzinare i prodotti alimentari che servivano ai bisognosi in caso di carestia o inondazioni. Nelle immagini, è raffigurata come una persona che dà da mangiare ai poveri.
Sant’Edvige regina è nata a Buda nel 1374, dalla stirpe capetingia degli Angioini a quel tempo regnanti sull’Ungheria. Il 18 febbraio 1386 sposò il granduca lituano Jagello, che promise di ricevere il battesimo insieme con tutta la sua nazione e di unire la Lituania con la Polonia. La regina Edvige si impegnò nell’opera della cristianizzazione della Lituania. Incoronata “Regina della Polonia” prendeva parte agli affari pubblici del suo regno, sempre con grande prudenza e saggezza. Ma gli affari del regno non le impedivano di aiutare i suoi sudditi, avendo un acuto senso di giustizia e di rispetto per ciascun essere umano. E’ morta a soli 25 anni e da subito venne venerata dal popolo polacco. Uno degli storici della spiritualità polacca, l’ha definita “l’espressione più profonda della cultura cristiana”. Fu canonizzata l’8 giugno 1997 a Cracovia da Giovanni Paolo II.
Beata Maria Teresa Ledóchowska, chiamata la "Madre dell'Africa". E’ nata nel 1863 in una nobile famiglia polacca famosa per gli illustri ecclesiastici: lo zio Mieczyslaw era cardinale, invece il fratello Wlodzimierz fu preposito generale dei gesuiti, la sorella Urszula fondò le Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante (fu canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2003). Teresa invece, dopo l’incontro con le Missionarie Francescane di Maria e la lettura degli scritti del cardinal Lavigerie sulla schiavitù si dedicò al servizio delle missioni in Africa. Creò un gruppo di persone con il quale diede vita al Sodalizio di san Pietro Claver per le Missioni africane. Viaggiò instancabilmente in Africa fondando nuove case, occupandosi anche dell’educazione delle novizie. Nel 1921 venne colpita dalla malaria che la porterà alla morte nel 1922. È stata beatificata da Paolo VI nel 1975.
Sul Calice di Jasna Gora c’è anche la statuetta di una donna straordinaria che non è ancora beatificata (il suo processo è in corso nella diocesi di Lodz). Si tratta di Stanisława Leszczyńska, a un'ostetrica, prigioniera numero 41 335 del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Durante i terribili anni di prigionia continuava ad aiutare le donne incinte a far nascere i loro bambini: grazie al suo aiuto nacquero circa 3 mila bambini. Rischiando la vita si metteva contro gli ordini dei tedeschi che volevano morti tutti i neonati. Quando i tedeschi cominciarono a smantellare il campo e mandavano via i prigionieri, Stanislawa rimase dentro perché non voleva lasciare sole le donne che avevano appena partorito. E lì visse la liberazione del campo il 27 gennaio 1945.
Per la prima volta il Calice della Vita e della Conversione, che mostra gli esempi di santità delle donne polacche nella storia, viene utilizzato nel 1982 e da allora con questo calice viene celebrata l’Eucaristia per ogni Festa della Donna, l’8 marzo.
Durante i festeggiamenti è stato proiettato un commovente filmato di saluto da un gruppo di donne dal bunker sotto la parrocchia dei monaci paolini in Ucraina. Le ucraine hanno detto, tra l’altro: "in questo giorno speciale, quando ringraziamo Dio per il dono di essere donna, vorremmo ringraziare tutte le donne polacche per la loro solidarietà e il chiaro sostegno, per l'ospitalità dei bambini ucraini, per le vostre preghiere. Confidiamo che la preghiera delle madri spalanca il cielo. Vi affidiamo alla Signora di Jasna Góra. Siete nei nostri cuori, vi chiediamo delle preghiere. Grazie”.
Gli auguri a tutte le donne, da parte della comunità dei monaci, ha fatto il padre Waldemar Pastusiak, custode del monastero di Jasna Góra.