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GRAN BRETAGNA

Un omicidio politico non riavvicina Londra alla UE

Nemmeno ai tempi del terrorismo nord-irlandese era accaduto che un membro in carica del Parlamento venisse assassinato in Inghilterra. L'assassinio della laburista Jo Cox, per quanto non sia chiaro il motivo che ha armato la mano di chi le ha sparato, è perciò un segno inquietante dei grandi interessi che stanno dietro la battaglia per l'uscita o meno del Regno Unito dall'Unione Europea. 

Esteri 18_06_2016
Fiori sul luogo dove è stata uccisa Jo Cox

Nemmeno nei lunghi anni della lotta armata dei terroristi dell’Ira contro presidi e istituzioni britanniche nell’Irlanda del Nord mai era accaduto che in territorio inglese un membro in carica del Parlamento venisse assassinato. L’uccisione l’altro ieri a Birstall, la piccola città dello Yorkshire di cui era deputato, della parlamentare laburista Jo Cox, allunga un’ombra cupa in Gran Bretagna sulla campagna per il referendum con cui il 23 del corrente mese il popolo britannico deciderà se restare o meno nell’Unione Europea.  

La  campagna è stata sospesa in segno di lutto e politici di ogni orientamento si limitano a dichiarazioni di condanna per l’accaduto, a condoglianze al marito, alla famiglia e al partito laburista, a commossi apprezzamenti per la vittima, quarantunenne madre di due figli in tenera età ed ex dirigente dell’Oxfam, una delle più grandi organizzazioni non-governative del mondo.

Jo Cox era schierata contro l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, la cosiddetta Brexit, ma non è affatto detto, diversamente da come presumono molti nostri giornali e telegiornali, che  l’emozione suscitata dalla sua tragica morte possa ribaltare l’esito del voto del 23 giugno. Al diffondersi della notizia i “barometri” dei sondaggi hanno fatto sì registrare un aumento dei “no” all’uscita di Londra dall’Ue, ma i “sì” all’uscita hanno continuato a prevalere, seppur con un margine ridotto rispetto a quello raggiunto nei giorni scorsi. Non è nel carattere dei britannici quello di lasciarsi condizionare politicamente da un evento del genere. Per loro, ma dovrebbe essere per tutti, tanto più in una tale circostanza, la doverosa partecipazione al lutto appartiene a una sfera che niente ha a che vedere con le decisioni riguardo al voto.

Con ammirevole prudenza la polizia britannica si è affrettata a dire che non si può ancora dire nulla dei motivi che hanno armato la mano dell’assassino; ed è stata smentita la voce, girata subito dopo l’attentato, secondo cui l’attentatore avrebbe aggredito la parlamentare al grido di “Britain first”, nome e motto di una delle forze schierate per il "sì" alla Brexit. L’assassino è un uomo di 52 anni che mai era riuscito a trovarsi un lavoro stabile, e che sbarcava il lunario tagliando l’erba dei giardini e facendo commissioni e piccola manutenzione per gli abitanti del quartiere ove abitava. Viveva da solo e pare fosse mentalmente un po’ disturbato.

Ancora una volta ci si trova di fronte un tipo di attentatore sempre più frequente negli assassinii politici del nostro tempo, sin dall’epoca dell’uccisione negli Stati Uniti del presidente John Kennedy e poi di suo fratello Robert: un uomo fragile che viene per così dire dal nulla, e che potrebbe esser stato plagiato e spinto a uccidere la sua vittima in forza di un perfido uso di tecniche di condizionamento psicologico recondito. Di un uomo del genere diventa poi praticamente impossibile scoprire i mandanti; e ciò perché in primo luogo egli stesso non sa affatto di averne, e crede di aver ucciso solo di propria iniziativa.

Beninteso, siamo per il momento solo a delle ipotesi di lavoro. Anche sullo spunto di questo tragico episodio ciò che sin d’ora si può tuttavia concludere è che attorno all’uscita di Londra dall’Unione Europea si sta combattendo una battaglia gigantesca e non priva di punti oscuri. A favore è per lo più il popolo, e contro invece è per lo più l’establishment. Quest’ultimo sta da alcuni giorni giocando a piene mani la carta della diffusione della paura. Politici e altri notabili fanno a gara nel prospettare conseguenze catastrofiche della Brexit nei più diversi settori, ma più calcano la mano e meno – a quanto risulta dei sondaggi – la gente ci crede.

Frattanto è evidente che tanto le banche centrali quanto gli altri grandi protagonisti dell’economia internazionale ritengono molto probabile, se non certa, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea; e vi si stanno preparando partendo dal presupposto che sia una svolta impegnativa ma nient’affatto una catastrofe. È la stessa cosa che, nel nostro piccolo, pensiamo anche noi (clicca qui). Al di là di questi dati di fatto colpisce però la percepibile gigantesca entità delle forze in gioco. Almeno per quel che finora se ne sa, l’omicidio della deputata Jo Fox  potrebbe essere un tragico sintomo della loro feroce determinazione. In tutta la vicenda dell’accesa campagna contro la Brexit c’è insomma qualcosa di poco chiaro, che speriamo si possa chiarire al più presto.