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ANTIFA E PATRIOTI

Un omicidio a Denver. Le vite dei conservatori non contano

Sabato scorso, a Denver, un sostenitore di Trump è stato ucciso e la cosa non suscita particolare clamore. Ad uno schiaffo di un manifestante pro-Trump, Lee Keltner, la guardia giurata Matthew Dolloff ha risposto sparando un colpo mortale. Un uomo disarmato è stato dunque ucciso. E dell'uomo armato si sa poco o nulla: tutti, dall'agenzia di sicurezza al giornalista che scortava negano di saperne qualcosa. A parti invertite sarebbe scoppiato uno scandalo mondiale. Ma invece...

Esteri 14_10_2020
Lee Keltner, la vittima

Sabato scorso, a Denver, un sostenitore di Trump è stato ucciso e la cosa non suscita particolare clamore. Nella città del Colorado, stavano marciando i sostenitori di Trump, nell’Adunata dei Patrioti. Gli Antifa sono scesi in piazza, in una città prevalentemente di sinistra per una contro-manifestazione. Nel bel mezzo della tensione fra manifestanti e contro-manifestanti, sono volati insulti fra un manifestante pro-Trump e un uomo con la maglietta nera e il berretto mimetico nei pressi della libreria comunale. Il manifestante, per motivi ancora da accertare, ha tirato uno schiaffo all’uomo col berretto mimetico. Questi ha risposto in un secondo estraendo la sua pistola. Il manifestante ha iniziato a spruzzare con lo spray al peperoncino per difendersi, ma troppo tardi: un singolo colpo di pistola lo ha lasciato stecchito.

Questa è la dinamica. Ora i personaggi: il manifestante pro-Trump ucciso si chiamava Lee Keltner. Ex militare, professione cappellaio, confezionava berretti da cowboy nella sua bottega di Brighton nell’Arkansas: “far rivivere il vecchio West, un berretto alla volta”, era il suo motto. Originario del Colorado, 49 anni, lascia orfani due figli già adulti. Sua madre, addolorata, dice della sua morte: “Lo hanno ammazzato perché sosteneva la polizia”. L’uccisore si chiama Matthew Dolloff, attualmente è in prigione e potrebbe essere accusato di omicidio. Trent’anni, di lui si sa veramente poco. Era presente alla manifestazione, sul versante degli antifascisti, non come militante, ma come guardia del corpo di un giornalista di 9News, un’emittente locale. Non era in divisa, non aveva alcun segno distintivo. Il giornalista da lui scortato e l’emittente di Denver affermano di non esser stati informati del fatto che fosse armato. Anzi: affermano di aver chiesto esplicitamente una scorta non armata. L’agenzia di sicurezza ingaggiata da 9News, la Pinkerton, il giorno dopo il fatto di sangue, ha negato che Dolloff fosse un suo dipendente. A quanto pare l’agenzia aveva sub-appaltato a una compagnia locale. Ci sono dunque abbastanza elementi oscuri e proliferano già le teorie di ogni tipo.

Gli elementi certi sono: il comportamento non professionale di una guardia giurata che, invece di evitare il confronto ha risposto ad una provocazione e poi ha subito estratto l’arma e sparato; la sproporzione della forza: ad uno schiaffo ha risposto con la pistola, l’uomo ucciso era disarmato; l’assoluta incertezza sull’identità di Dolloff, che non aveva né divisa né distintivo né, a quanto pare, aveva rivelato ai suoi datori di lavoro di essere armato.

Lee Keltner è stato ucciso. A parti invertite il fatto di sangue di Denver avrebbe fatto parlare di sé per anni e anni, come lo scontro di Charlottesville, dove fu un suprematista bianco a uccidere una manifestante antifascista. Se la vittima fosse stato un afro-americano, poi, a quest’ora le città americane sarebbero di nuovo a ferro e fuoco. Ma certe vite non contano.