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LA DICHIARAZIONE DI SIBIU

Un falso decalogo si aggira per l'Europa

Il documento di Sibiu dei 27 Paesi dell'UE e battezzato come il decalogo sul futuro dell’Europa non ha nulla a che fare con quello ricevuto da Mosè: non un richiamo alle radici religiose o culturali del continente europeo. Una semplice ripetizione della nenia generica su libertà e unità. 

Esteri 16_05_2019

Il documento o dichiarazione firmata a Sibiu dai leader dei 27 Paesi della Unione Europea è stato ‘battezzato’ come il decalogo sul futuro dell’Europa. E’ bene chiarire che non ha nulla a che fare nemmeno lontanamente con il decalogo ricevuto da Mosè. Non un valore fondato sul cristianesimo, non un richiamo alle radici religiose o culturali del continente europeo. Nulla di tutto ciò, che pure sarebbe stato auspicabile in vista della sfida e del rilancio che attende l’Europa.  Una semplice ripetizione della solita nenia, la riaffermazione che “ l'Unione europea è guidata dai suoi valori e dalle sue libertà”, non una parola per descrivere quali sono i valori e su cosa si radicano le libertà, i diritti e i doveri. Nulla. Lo stesso ripetere che l’unità fa la forza della Europa, in mesi e anni nei quali si sono celebrate non solo le separazioni (Brexit) ma anche le diversità e la ripresa delle nazionalità, appare francamente senza senso. I dieci impegni che si elencano sono quanto di più generico possibile: 

1. “Difenderemo un'Europa”, da est a ovest, da nord a sud. Come? Rafforzando la NATO e riallargandola alla collaborazione con la Russia o creando un esercito europeo armato da Francia e Germania? Non è dato saperlo.
2. ”Rimarremo uniti”. Un auspicio buono ma che non descrive il percorso verso l’unità reale di cui l’Europa ha urgente necessità. Lo spirito di ascolto, comprensione e rispetto come si dimostra? Con le polemiche e le accuse, le denuncie e le minacce contro Grecia, Ungheria, Polonia, Malta, Italia etc.?
3. “Cercheremo sempre soluzioni comuni”, già oggi non è così e l’esempio delle intese con la Cina è sotto gli occhi di tutti.
4. “Continueremo a proteggere il nostro modo di vivere, la democrazia e lo stato di diritto. I diritti inalienabili e le libertà fondamentali di tutti gli europei sono stati duramente combattuti e non saranno mai dati per scontati. Noi sosterremo i nostri valori e principi condivisi, sanciti dai trattati”. Bene, ottimo. La crepa che fa franare questa affermazione è nella assoluta mancanza di rispetto della dignità umana, misure come l’aborto e l’eutanasia minano le fondamenta sulle quali si fondano tutti i ‘valori e diritti’ europei. 
5. “L'Europa continuerà ad essere grande su grandi questioni e le speranze di tutti gli europei”. Peccato che i cittadini europei non abbiano sentito questa vicinanza, soprattutto dalla crisi economica e speculativa del 2008, l’Europa nulla ha fatto o se ha agito l’ha fatto con misure di cui nessuno ha percepito l’importanza. 
6. “Sosterremo sempre il principio di equità, sia nel mercato del lavoro, nel welfare, nell'economia o nella trasformazione digitale. Ridurremo ulteriormente le disparità tra noi”. Peccato che il divario tra i più ricchi e i più poveri cresca ad ogni indagine annuale in Europa.
7. “Forniremo all'Unione i mezzi necessari per raggiungere i suoi obiettivi e portare a termine le sue politiche”. Il bilancio dell’Unione europea sarà discusso dalla nuova commissione e dal nuovo Parlamento, molto dipenderà dai nuovi equilibri politici e dalle intese tra il Gruppo di Varsavia e il resto dei paesi europei. 
8. “Proteggeremo il futuro per le prossime generazioni di europei. Investiremo nei giovani e costruiremo un'Unione adatta al futuro”. Questa è la più grande menzogna che si potesse scrivere, non esiste e purtroppo non è a tema nessuna politica o piano d’emergenza per affrontare il primo vero problema del futuro europeo: la mancanza di nascite e l’invecchiamento. La bomba della denatalità porta e porterà povertà, decrescita e difficoltà in tutti i paesi della Unione, non basterà pensare al futuro come si è fatto sinora.  
9. “Proteggiamo i nostri cittadini e li salvaguardiamo…con i nostri partner internazionali”. Nessuno è ad oggi convinto della grande amicizia che lega l’Europa con Trump, né è chiara la partnership con Mosca. 
10. “L'Europa sarà un leader globale responsabile. Le sfide che affrontiamo oggi riguardano tutti noi”. 

Ma come chiamare ‘decalogo’, per usare lo stesso linguaggio adoprato dal Presidente della Commissione Junker e dal Presidente del Consiglio Europeo Tusk, entrambi cattolici e a loro dire praticanti, se questo documento non ha preso in considerazione nessuno degli inviti che i pontefici hanno rivolto alla stessa Europa? 

Già Giovanni Paolo II nella sua Ecclesia in Europa (2003, n.9) descriveva un dilemma e lanciava una sfida che l’Europa non ha voluto nemmeno a Sibiu affrontare. “Alla radice dello smarrimento della speranza sta il tentativo di far prevalere un'antropologia senza Dio e senza Cristo. Questo tipo di pensiero ha portato a considerare l'uomo come il centro assoluto della realtà, facendogli così artificiosamente occupare il posto di Dio e dimenticando che non è l'uomo che fa Dio ma Dio che fa l'uomo”. Di questa sfida nessuno si dà conto.

Ancora Benedetto XVI aveva ripetuto agli ambasciatori europei che il “compito dell'Europa di oggi è quello di riaffermare la propria eredità umanistica e cristiana in base alle quale deve difendere "la vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale", (19.10.2009). Di questo appello si è fatta carta straccia, la vita e il matrimonio non sono mai stati così vituperati e aggrediti come in questi ultimi anni. Lo stesso Papa Francesco, non ultimo nel 2017, ricordava il ‘valore della persona, della famiglia, delle relazioni e delle comunità e i pericoli del pensiero unico’. L’Europa a Sibiu non ha preso atto, né fatto autocritica sul suo recente passato; non ha affrontato il tema vero sin dalla bocciatura delle radici giudaico cristiane nella ‘convenzione’ europea.

Senza un punto chiaro di partenza e una solida roccia su cui poggiare, l’Europa dimostra di non saper nemmeno più presentarsi credibile agli occhi degli europei. Confidiamo nel futuro, una speranza che nascerà dall’impegno di ognuno di noi.