Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL REPORTAGE DAL LIBANO

Un anno dopo la morte di Nasrallah tensione governo-Hezbollah

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Un anno fa, in un raid aereo israeliano, veniva ucciso Hassan Nasrallah, capo storico di Hezbollah, il "partito di Dio" libanese sciita e filo-iraniano. Celebrazioni solenni che riaccendo il conflitto con il governo che punta al disarmo della milizia.

Esteri 29_09_2025
Hassan Nasrallah

Tra il 25 e il 27 settembre Hezbollah ha celebrato il primo anniversario della morte del suo capo storico, Hassan Nasrallah, ucciso il 27 settembre 2024 da un bombardamento israeliano a Haret Hreik, periferia sud di Beirut. Al momento dell'attacco Nasrallah stava partecipando a una riunione del direttivo nel sotterraneo di un edificio appositamente adibito alla sua sicurezza personale.

Nei tre giorni di cerimonie è venuta nuovamente alla luce la grave frattura tra il partito di Dio, alleato dell'Iran, e il governo libanese, a sua volta fortemente condizionato dagli Usa e, per interposta persona, da Israele. Questa estate i vertici libanesi hanno stabilito il disarmo di Hezbollah, esplicitamente richiesto da Tom Barrack, intimo di Trump e inviato Usa per la Siria e il Libano; nonostante ciò Barrack non ha esitato a minacciare in piu’ occasioni il Paese agitando lo spauracchio di un’altra invasione israeliana, se le istituzioni libanesi non riusciranno a disarmare Hezbollah. Una simile operazione è meno facile nei fatti di quanto non lo sia a parole: l’esercito libanese, che da accordi dovrebbe requisire tutti gli armamenti presenti sul territorio del Libano, è debole, per non dire imbelle, ed Hezbollah ha una base di sostenitori diffusa capillarmente nel Paese, oltre ad un’ala politica con ministri e deputati democraticamente eletti.

Il 25 settembre Hezbollah ha organizzato una grande cerimonia per il "martire della Ummah" Nasrallah nei pressi di un simbolo di Beirut, i Raouche Rocks, due grandi faraglioni rocciosi che emergono dal mare al largo della città. Nell’imminenza dell’evento il Primo Ministro Nawaf Salam ha esplicitamente vietato al partito di Dio di utilizzare i faraglioni a mo’ di schermo per proiettare immagini del defunto segretario, divieto che Hezbollah ha disatteso. Per addolcire la pillola a Salam, musulmano sunnita, le immagini di Nasrallah sono state accompagnate da quelle di Rafik Hariri e di suo figlio Saad, entrambi ex Primi Ministri e figure di riferimento dell’area politica sunnita, uno alla destra e uno alla sinistra del leader sciita. Evidentemente il Primo Ministro in carica non ha gradito, perche’ sono state comminate sanzioni all’indirizzo di Hezbollah per l’infrazione al divieto.

Il clou delle celebrazioni in onore di Nasrallah è stato raggiunto sabato 27 settembre, giorno della morte del leader: alle 18 e 21, momento preciso dell’attacco, i simpatizzanti, libanesi e non, hanno osservato un minuto di silenzio guardando verso il cielo, mentre grandi cerimonie hanno avuto luogo simultaneamente sia a Beirut, presso il mausoleo del leader e nel luogo stesso in cui Nasrallah è stato ucciso, che in numerosi altri siti del Libano, dello Yemen e del Bahrein.

Com’era prevedibile Nawaf Salam ha declinato l’invito a partecipare alle cerimonie mandando in sua vece un ministro di Hezbollah, mentre il Presidente della Repubblica Joseph Aoun ha inviato un comunicato piuttosto freddino. Durante la cosiddetta "notte dell'Ascensione" assieme a Nasrallah sono stati commemorati Hashim Safieddine, suo successore per poco più di 72 ore, ucciso a sua volta da Israele il 3 ottobre, e le vittime collaterali, civili e militari, degli attacchi. È stato ricordato anche Abbas al Musawi, predecessore di Nasrallah ucciso da Israele nel 1992, nel suo villaggio natale di Nabi Sheet nella valle della Bekaa. Hanno partecipato alle cerimonie anche alti ufficiali del governo iracheno e Ali Larijani, segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale dell’Iran e principale consigliere della Guida Suprema Khamenei, oltre a centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini in nero con medaglioni, ritratti, fotografie, bandiere dei leader defunti e fasce gialle al collo e sul capo. Per l’occasione molti negozi della dahyie, la ragnatela di quartieri a sud di Beirut storico feudo di Hezbollah, hanno offerto pane ed acqua gratuitamente, “per amore di Sayyed Hassan Nasrallah”.

Le cerimonie beirutine sono state le piu’ affollate: in un misto di tristezza e fedeltà cieca al leader, una folla di militanti e simpatizzanti si è mossa da tutto il Libano verso la capitale per rendere personale omaggio al Sayyed, signore, titolo onorifico riservato a persone particolarmente ragguardevoli. L’attuale segretario di Hezbollah, Naim Qassem, ha parlato ai suoi in un discorso televisivo trasmesso da decine di maxischermi piazzati nei luoghi delle cerimonie. «Noi rifiutiamo di essere disarmati e se saremo costretti daremo battaglia» ha affermato l’anziano leader riaffermando chiaramente il suo rifiuto di sottomettersi all'autorità del governo libanese. Qassem ha dichiarato poi che la milizia sciita ha retto il colpo dopo la morte di Nasrallah, arrivando al cessate il fuoco con Israele dopo sessantasei giorni di bombardamenti incessanti e attacchi di ogni tipo al Paese dei cedri. Secondo Qassem la milizia sciita dispone ancora oggi di vasto seguito in Libano e di postazioni nei villaggi di confine, davanti al territorio di Israele: «questa è la vera forza della resistenza, siamo pronti a difenderci contro ogni aggressione israeliana», ha concluso.

Quanto siano realistiche le parole dell’anziano segretario è difficile dire. Vero è che la partecipazione agli eventi è stata massiccia, ma nell’ultimo anno Israele ha letteralmente decimato Hezbollah, e lo sta ancora facendo con bombardamenti quotidiani nel sud del Libano con tanto di vittime civili, in spregio al Cessate il fuoco del 27 novembre scorso. Davanti a Israele e ai suoi alleati il governo libanese è estremamente debole: al di là di fiacche lamentele e richieste di aiuto alla comunità internazionale (l’ultima, del Presidente Joseph Aoun all’Assemblea generale dell’Onu a New York) il Libano non è in grado di far rispettare la propria sovranità territoriale né di difendersi dalle aggressioni israeliane.

Difficile è anche dare un giudizio su Nasrallah, chierico di formazione che nell’arco di trent’anni ha trasformato Hezbollah in un'organizzazione che è allo stesso tempo partito politico, formazione militare, provider di servizi sociali in luogo di uno Stato inesistente, associazione a delinquere dedita al traffico di armi e droga. Nasrallah ha condizionato la storia del Libano e dei Paesi vicini quando ha deciso di affiancare Hamas all’indomani dell’attacco del 7 ottobre, e prima ancora quando ha inviato uomini a combattere al fianco di Bashar al Assad negli anni della guerra civile in Siria. Dal canto suo, Hezbollah è un fenomeno complesso le cui diverse anime trovano conciliazione e giustificazione nell’alveo della fedeltà a Maometto e al Corano: distribuzione di beni e servizi ai poveri e ai diseredati, resistenza armata al nemico Israele, autofinanziamento con qualunque mezzo, legale o illegale.

Indubbiamente Nasrallah era dotato di un forte carisma: i suoi discorsi raggiungevano città, villaggi e campi profughi arrivando al cuore di persone abbandonate dai loro stessi governanti e impotenti davanti alla continua minaccia israeliana. Anche se al momento Hezbollah non pare disporre di effettivi in grado di opporsi a Israele, né sembra capace di esprimere un leader della statura di Nasrallah, la base della milizia e il suo attuale segretario sembrano intenzionati a continuare la storica battaglia con lo Stato Ebraico. Il rischio è che lo scontro tra vertici libanesi, Usa e Israele da una parte, Hezbollah e Iran dall’altra, evolva in una ulteriore insensata carneficina ai danni del Libano e dei suoi abitanti.