Un amore solido, in cammino verso la santità
Lelia Cossidente e Ulisse Amendolagine si sposarono nella parrocchia di S. Teresa al Corso d'Italia a Roma. 84 anni dopo fanno di nuovo il loro ingresso in quella stessa chiesa; i loro corpi riposeranno lì.
Era il 29 settembre del 1930 quando Lelia Cossidente e Ulisse Amendolagine si sposarono nella parrocchia di S. Teresa al Corso d'Italia a Roma. Ottantaquattro anni dopo, oggi alle ore 10:30, faranno di nuovo il loro trionfale ingresso in quella stessa chiesa; i loro corpi riposeranno lì, permettendo ai fedeli di chiedere grazie al Signore per loro intercessione.
Lelia e Ulisse sono una coppia di sposi in cammino verso la santità e potrebbero aggiungersi ai Beati Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, beatificati nel 2001, e ai Beati Luigi e Zelia Martin, i genitori di S.Teresa di Lisieux.
Oggi, mentre molti vorrebbero la famiglia al tramonto, mentre anche le famiglie del “Mulino Bianco” dovrebbero cedere al politically correct, la Chiesa propone un crescendo di santità coniugale costruita nel quotidiano.
Al contrario di quello che si potrebbe pensare però si tratta di vite meravigliose, anche avventurose, se per avventura intendiamo quella battaglia quotidiana contro il male, contro tutto ciò che allontana dall'unico Dio. In fondo la vita di Lelia e Ulisse, come quella delle altre coppie beate, è tutta qui, condensata in questa battaglia.
Ulisse, laureato in giurisprudenza, lavora al Ministero dell'Interno, mentre Lelia, dopo aver insegnato in una scuola elementare, è impiegata nella biblioteca del Magistero Statale di Roma. Si conoscono e si sposano entrambi 37enni, un matrimonio “maturo”, ma che sarà ricco di ben 5 figli e di una grande vita di fede alimentata dalla preghiera e dall'adorazione.
Sopra la spalliera del letto matrimoniale l'immagine della Madonna di Pompei, ai piedi due inginocchiatoi su cui sgranare rosari e preghiere. Attenti all'educazione dei figli si preoccupano di inserirli in scuole che non contrastino con l'educazione ricevuta in casa, allo stesso tempo partecipano attivamente alle attività della parrocchia retta dai Padri Carmelitani.
La loro vita è costruita sull'Eucaristia, alimento che permette anche di affrontare le difficoltà più dure. Lelia deve salire il suo Calvario e lasciare la famiglia prematuramente, nel 1951. Un dolore profondo che però viene vissuto da tutti con sguardo soprannaturale; Lelia, in fin di vita, amava ripetere spesso le ultime parole dell'Ave: “prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte...”. Ulisse morirà nel 1969, anche lui dopo aver affrontato con coraggio la prova della malattia. Insieme avevano affrontato la Guerra: costretti a fuggire da Roma sfollarono in Abruzzo, ma trovarono rifugio e aiuto anche nel Seminario Romano Maggiore aiutati da Mons. Ronca, grande amico di papà Ulisse. Il ritornello della loro esistenza fu sempre uno solo: lasciar fare a Dio.
Le lettere tra Ulisse e il figlio, il futuro P. Raffaele, ci aiutano ad entrare nella vita e nella spiritualità della famiglia Amendolagine. Piccole grandi cose: il presepe di famiglia, la cucina di Lelia, le lezioni di catechismo di papà Ulisse, le vacanze al mare.
Per noi, esperti di amore liquido e sentimento facile, sorprende la storia d'amore di Lelia e Ulisse, un amore consistente come i personaggi del paradiso ne “Il grande divorzio” di C.S. Lewis. Il loro è un amore sincero e solido, non sabbia di sentimenti, ma roccia di un amore di volontà che cerca prima di tutto, e sopratutto, il bene dell'altro. La nostra cultura, fondata sulla preferenza sessuale, non comprende, ma Lelia e Ulisse ci insegnano che non si costruisce nulla cedendo al dispotismo di passioni facili.
Anche in Cielo sembrano apprezzare la loro testimonianza visto che don Andrea Santoro, il prete assassinato in Turchia nel 2006, ha lasciato al Vicariato di Roma uno scritto firmato per una grazia ricevuta nel 2002. La preghiera ai coniugi Amendolagine avrebbe messo fuori pericolo un giovane ricoverato in condizioni disperate.