Un altro vescovo rinuncia alla consacrazione
Nominato lo scorso 31 maggio ausiliare di Rosario, p. Fabián Belay ci ripensa. Non è il primo e forse neanche l'ultimo.
È ufficiale: la mitra episcopale genera emicrania e il pastorale può provocare ustioni. Dopo il francese Ivan Brient (e dopo la lunga serie di dimissioni anzitempo di vescovi in carica), anche l'argentino Fabián Belay, 45 anni, torna sui suoi passi chiedendo di non essere consacrato.
Belay era stato nominato lo scorso 31 maggio ausiliare dell'arcidiocesi di Rosario (la stessa in cui è nato ed è incardinato). Ma la consacrazione episcopale non avverrà e padre Fabián continuerà ad essere semplicemente un prete dell'arcidiocesi. Lo ha annunciato ieri l'arcivescovo mons. Eduardo E. Martín, comunicando che la decisione è sopravvenuta a seguito di un «profondo discernimento spirituale», oltre al confronto con lui e con altre persone di fiducia.
Anche il "mancato vescovo" ha indirizzato una lettera all'arcidiocesi, scrivendo che se «in un primo momento» sentiva di non poter rifiutare la nomina, successivamente, «dedicando tempo alla preghiera e al discernimento», ha maturato la convinzione di «proseguire i processi iniziati e di non occupare nuovi ruoli». I motivi sembrerebbero tutti riassumibili nella volontà di continuare a "fare il prete" (al momento della nomina era parroco di María Madre de Dios e delegato Episcopale per la Pastorale dei dipendenti chimici). Certo è che, viste le ultime ondate di defezioni (prima o dopo la nomina) viene quasi da ridere a sentir parlare di "carrierismo" nella Chiesa...