Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Cristo Re a cura di Ermes Dovico
COMUNISMO

Uiguri, vittime della lotta alla religione in Cina

Xi Jinping sta riportando la Cina ai tempi bui di Mao, per quanto concerne la lotta alla religione. A farne le spese sono ora gli uiguri, minoranza musulmana. A difenderli sono soprattutto politici cattolici (seri) americani, come Marco Rubio e Christopher Smith

Libertà religiosa 02_08_2018
Uiguri

Xi Jinping, il leader neo-post-comunista cinese, sta riportando il maggior Paese asiatico ai tempi bui di Mao Zedong (1893-1976), in particolare per quanto concerne la lotta alla religione. Per la sua ideocrazia feroce tutte le fedi sono, senza distinzione, un nemico da cancellare totalmente. La differenza tra religioni ammesse e religioni bandite è infatti solo un’esca per i media occidentali.

Certo, la Costituzione cinese ammette la libertà di culto, ma basta consultare il Codice penale del Paese per capire che è una bugia. In particolare l’articolo 300 colpisce con un periodo di reclusione (nelle carceri cinesi, non al grand hotel) da tre a sette anni, «o più», i fedeli di uno xie jiao (magari semplicemente per essere stati trovati con un libro religioso in casa o per avere mandato i figli al campus estivo). Ora, “xie jiao” è un’espressione che viene sovente tradotta con “sette malvagie”, ma che in realtà significa “insegnamenti eterodossi”. Concetto ed espressione sono un classico della cultura cinese. Erano in uso già nel periodo Ming. Servivano per la lista della spesa di ciò che era gradito o non gradito all’imperatore, utili per levarsi sassolini dalle scarpe, colpire i nemici, favorire gli amici e in generale controllare la società. Oggi il Partito Comunista Cinese fa la stessa cosa adoperando la medesima espressione e il medesimo concetto. Il punto però è che non esiste, né può esistere, una definizione oggettiva, terza e accettata di xie jiao poiché dipende da chi, detenendo il potere, stabilisce che cosa sia un “insegnamento eterodosso” e rispetto a quale “ortodossia” lo sia.  Motivo per cui gli xie jiao sono tutte le fedi che vengono definite tali dal governo in modo perfettamente tautologico e autoreferenziale, governo che degli xie jiao mantiene una lista aggiornata periodicamente a secondo del proprio gradimento. A farne le spese, tragicamente, sono le migliaia e migliaia di fedeli di nuovi movimenti religiosi come per esempio il Falun Gong e la Chiesa di Dio Onnipotente che finiscono a pezzi sul mercato dei trapianti di organi umani o subiscono torture raccapriccianti.

Né le fedi tradizionali, maggioritarie, godono di sorte migliore. Buddismo, islam e cristianesimo vengono perseguitati comunque. Chiese rase al suolo, croci divelte, moschee distrutte, templi chiusi, e così via. La Cina rossa perseguita del resto anche le fedi che dice di tollerare semplicemente perché ha trovato il modo di controllarle. Il caso clamoroso è quello della Chiesa delle Tre Autonomie, la denominazione protestante unitaria riconosciuta e permessa dal PC che però viene perseguitata né più né meno delle fedi bandite.

La situazione in Cina s’inasprisce di giorno in giorno, soprattutto dopo che in febbraio è stata varata la nuova Normativa sugli affari religiosi. Negli ultimi mesi, per esempio, la cosiddetta “Operazione tuono” ha aumentato il giro di vite per tutti i credenti. E la cosa più clamorosa è che pochi ne parlano. I media prendono per oro colato la propaganda cinese che parla di lotta al terrorismo e di guerra alle “religioni straniere”, cioè ancora una volta a tutti coloro che non sono graditi al regime. A leggere i resoconti che i testimoni riescono fortunosamente a far filtrare in Occidente c’è quasi da non credere che ancora oggi, un Paese di un miliardo e quasi 400 milioni di persone, che partecipa a tutte le forme di cooperazione e di commercio internazionali, che è membro delle Nazioni Unite, militarmente ed economicamente potente, possa ancora permettere che la polizia sevizi fino alla morte i propri cittadini e i funzionari pubblici terrorizzino i credenti dicendo loro che la fede è una menzogna, che l’unica verità è solo quella comunista e chi trasgredisce farebbe meglio a pensare ai propri familiari.

Fortunatamente però qualcuno che canta fuori dal coro esiste. È la Commissione esecutiva sulla Cina del Congresso federale degli Stati Uniti d’America, presieduta dal senatore Marco Rubio e dal deputato Christopher H. Smith, entrambi del Partito Repubblicano, entrambi cattolici seri. Recentemente, il 26 giugno, nel corso della tre giorni “Ministerial to Advance Religious Freedom”, hanno voluto ospitare e presiedere un’audizione speciale per sollevare la coltre di omertà che schiaccia gli uiguri, la popolazione turcofona che attualmente costituisce poco meno della metà della popolazione della regione autonoma dello Xinjiang. La Bussola Quotidina si occupò degli uiguri all’inizio della propria avventura editoriale, intervistandone la leader mondiale, Rebiya Kadeer. Oggi gli uiguri sono una delle etnie più perseguitate da Pechino perché sono di fede musulmana e Pechino è riuscita a far bere a molti, troppi la bugia secondo cui gli uiguri musulmani sarebbero tutti terroristi e nazional-indipendentisti. Ma è un’assurdità, esattamente come dire che tutti i musulmani sono sic et simpliciter terroristi.

In questo errore erano caduti gli stessi Stati Uniti all’indomani dell’Undici Settembre, in un clima comprensibilmente esagitato, ma si sono poi ravveduti e oggi Washington difende pubblicamente gli uiguri musulmani dal comunismo cinese anche alle Nazioni Unite, dove è impegnata a chiarire che il Congresso mondiale uiguro, presieduto dalla Kadeer, non è affatto l’ala politica del Movimento islamico del Turkestan Orientale che per il Consiglio di sicurezza dell’Onu è un’organizzazione terroristica dal settembre 2002.

Secondo le informazioni sinora raccolte, più di un milione di uiguri, colpevoli solo di professare una fede religiosa, quella dei loro padri, è detenuta nei “campi di rieducazione” cinesi, ma la buona notizia è che questo dato, di per sé notissimo agli specialisti, adesso porta la vidimazione di una Commissione del Senato americano decisa finalmente a non tacere grazie a due uomini politici che non si sono lasciati stregare dalla propaganda comunista ancora e sempre decisa a imporre ovunque il proprio materialismo mortifero.