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RESPINGIMENTI

Ue, cambia il vento linea dura sull'immigrazione

Con molte elezioni importanti in vista, anche in Europa (dopo l'America) cambia il vento sull'immigrazione. Se non altro per impedire l'ascesa dei rivali a destra, i conservatori in Francia e Germania svoltano verso la linea dura. Malta ha sempre chiuso e la Bulgaria inizia i respingimenti, pur avendo risorse esigue. L'Italia resta l'unica con le porte aperte?

Esteri 24_11_2016
Calais

Che il tema dell’immigrazione illegale abbia assunto una dimensione strategica nella politica (o meglio nella “non politica”) europea è apparso chiaro a tutti in occasione del Brexit. E’ infatti evidente che senza i flussi di immigrati clandestini che da Italia e Balcani hanno risalito l’Europa puntando anche sulle Isole Britanniche molto probabilmente i fautori dell’uscita dalla Ue non avrebbero avuto abbastanza consensi per vincere.

Anche negli ultimi giorni le dichiarazioni del candidato favorito alle primarie della destra repubblicana francese per le presidenziali, François Fillon e in Germania quelle di Angela Merkel, candidatasi per quarta volta alla Cancelleria, lasciano intendere una nuova linea dura contro l’immigrazione clandestina. Posizioni che sul piano politico è inevitabile che vengano assunte anche da partiti moderati sia perché il fenomeno ha raggiunto il livello della costante emergenza in termini economici e di sicurezza sia per non lasciare che il Front National e Alternative fur Deutschland incassino i consensi di un’opinione pubblica sempre più arrabbiate e preoccupata.

In un commento, il quotidiano Il Foglio ha ben sottolineato ieri le proposte del programma di Fillon sul tema immigrazione e Islam: espulsione immediata di tutti gli stranieri che rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale, pesanti sanzioni per chiunque intrattenga rapporti con lo Stato islamico, quote per l'immigrazione legale (quella clandestina non è contemplata), controllo amministrativo del culto musulmano sorvegliando l'attività degli imam e vietando finanziamenti esteri alle moschee, abolizione del l'aiuto medico d'urgenza agli immigrati irregolari, due anni di residenza in Francia prima di accedere agli aiuti sociali. Posizioni che dovrebbero suonare come un allarme in Italia dove la politica dell’accoglienza riservata a chiunque paghi i trafficanti sta riempendo la Penisola di clandestini per nulla pacifici e riconoscenti e ormai fuori controllo. Una situazione che rischia di esploderci in faccia senza alcuna speranza né di aiuti europei né di una reale suddivisione degli immigrati illegali con i partner Ue. Roma rischia qui di trovarsi ancora più isolata in Europa, unica a continuare ad applicare un’accoglienza buonista dalle conseguenze devastanti. Abituati a guardare ai “grandi” partner europei che reagiscono solo ora ai disastri prodotti da multiculturalismo e tolleranza verso l’immigrazione illegale, faremmo forse meglio a guardare a Paesi europei più piccoli ma che costituiscono esempi concreti di ciò che si può e si deve fare per risolvere la crisi migratoria.

Tralasciando Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, il cosiddetto Gruppo di Visegrad che rifiuta di accogliere immigrati non graditi e illegali, basta guarda a Sud e a Est dell’Italia per trovare esempi importanti di come si tutelano gli interessi nazionali scoraggiando i traffici illeciti. Malta, che pure si troverebbe sulla rotta dei barconi che dalla Libia salpano per l’Italia, non è interessata dai flussi perché non ha mai accolto nessuno in nome della legalità e dei suoi interessi economici legati al turismo, industria che mal si concilia con la presenza nell’isola di moltitudini di immigrati africani fuori controllo.

La Bulgaria ha mostrato una saggia visione del problema fin dall’esplodere dei flussi dopo l’avvio del conflitto siriano erigendo un muro di filo spinato al confine turco e facendo presente alla Ue che aveva già abbastanza poveri tra i suoi concittadini per potersi permettere di accoglierne altri, peraltro privi di ogni diritto all’asilo. Bruxelles si rammaricò delle decisioni di Sofia, ma le accettò ricordando che le politiche migratorie sono di competenza dei singoli Stati non dall’Unione. Un messaggio che avrebbero dovuto recepire anche a Roma dove il governo chiede aiuto alla Ue ma è incapace (neppure ci prova in realtà) di respingere i clandestini in arrivo ed espellere quelli arrivati in questi anni. Mentre le navi militari italiane sbarcavano in Sicilia altri 1.400 clandestini (ormai 170 mila dall’inizio dell’anno, mezzo milioni negli ultimi tre anni), ieri il governo di Sofia ha reso noto che dall’inizio dell’anno sono state applicate misure cautelari coercitive nei confronti di 962 migranti entrati clandestinamente nel Paese e riaccompagnati ai confini. Secondo il ministero dell’Interno i più numerosi, 315, sono risultati i migranti clandestini provenienti dall’Iraq, seguiti da afghani (206) e siriani (84).

Soltanto nella settimana scorsa tali misure sono state applicate nei confronti di 51 migranti illegali. Il ministero ha aggiunto che a metà dicembre sarà effettuato il primo volo su Kabul per il rimpatrio di migranti illegali afghani. Con le sue limitate risorse la Bulgaria ci dimostra che “un’altra Europa è possibile”, applicando la legge, impedendo l’immigrazione illegale e scoraggiando i flussi con espulsioni e respingimenti.