Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Giuseppe a cura di Ermes Dovico
GUERRA IN EUROPA

Ucraina, è il momento dei bombardamenti strategici

Ascolta la versione audio dell'articolo

Mentre le operazioni di terra, sul fronte ucraino, sono arrivate a un punto di stallo, le due parti si concentrano sui bombardamenti a lungo raggio. Gli ucraini non rivendicano il raid (simbolico) a Mosca, colpiscono Krasnodar e Belgorod. I russi bombardano i depositi di armi occidentali. 

Esteri 01_06_2023
Ucraina, bombardamento russo di Uman

Le forze militari ucraine continuano a rimandare la tanto attesa (e annunciata) controffensiva, ma hanno lanciato una serie di attacchi con droni che hanno colpito nelle ultime 72 ore Mosca, Krasnodar e le regioni di confine russe. Se i missili di precisione forniti da Londra vengono impiegati per colpire comandi e basi russe a Mariupol e Berdyansk (possibili obiettivi della controffensiva ucraina) l’artiglieria di Kiev ha colpito diverse località di confine nel territorio di Belgorod, incluso il centro ferroviario di Shebekino utilizzato dalle linee logistiche russe che alimentano le truppe nel Donbass.

Il governatore della regione ha denunciato il numero più alto di attacchi mai riportato nella zona in 24 ore. Vyacheslav Gladkov ha parlato di decine di attacchi con colpi di mortaio e artiglieria dall’Ucraina e ha riferito di 155 colpi d’artiglieria solo nel distretto di Shebekinsky. Di carattere più simbolico e mediatico invece sono gli attacchi compiuti dai droni di fabbricazione ucraina che hanno colpito senza provocare danni tre edifici residenziali a Mosca e che avrebbero invece incendiato una raffineria a Krasnodar.

Il ministero della Difesa russo ha riferito di un attacco condotto da 8 droni di cui 5 sono stati abbattuti. Kiev ha come al solito negato ogni responsabilità di fronte alle accuse di terrorismo formulate dal Cremlino,.ma l’impressione a Mosca è che gli ucraini puntino a provocare una dura reazione russa con l’obiettivo di costringere la Nato a farsi coinvolgere maggiormente nel conflitto.

Se gli Stati Uniti continuano a prendere le distanze da ogni attacco ucraino in territorio russo, Londra ha invece espresso comprensione per le iniziative di Kiev. L'Ucraina ha ''il diritto legittimo di difendersi'' e può ''usare la sua forza'' oltre i confini ha detto il ministro degli Esteri britannico James Cleverly sottolineando che colpire ''obiettivi militari legittimi oltreconfine'' rientra nel diritto di autodifesa. Al tempo stesso il governo britannico ha però precisato che nessuna arma fornita da Londra agli ucraini è stata impiegata negli attacchi al territorio russo.

Sulla linea del fronte ucraini e russi sembrano leccarsi le ferite dopo la sanguinosa battaglia di Bakhmut conclusasi dopo otto mesi con la vittoria di Mosca che ora sembra accingersi a dare l’assalto anche ad Avdiivka e Marynka (dove arriveranno i ceceni della Forza Speciale Akhmat), baluardi della seconda linea di difesa ucraina nella regione di Donetsk già da tempo sotto pressione e dove gli ucraini sono in gravi difficoltà.

Gli ucraini lanciano limitati contrattacchi a sud ovest di Bakhmut, ma i russi sembrano mantenere l’iniziativa da Luhansk a Zaporizhzhia pur senza per il momento lanciare offensive consistenti, mentre gli ucraini appaiono in difficoltà nello scatenare l’ormai più volte preannunciata offensiva di primavera, inficiata probabilmente da diversi fattori. Innanzitutto dal basso livello di addestramento delle reclute assegnate alle 9/12 brigate cui sono stati forniti i nuovi equipaggiamenti occidentali. Brigate peraltro sotto organico, composte in media da 3.000/3.500 militari, secondo alcune fonti, guidate da uno scarso numero di ufficiali veterani.

Un terzo elemento di debolezza potrebbe dipendere dalla recente sistematica distruzione di molti grandi depositi di armi e munizioni occidentali fornite all’Ucraina ad opera di missili e droni russi. Un successo dovuto all’intelligence, ma anche al rapido crollo delle difese aeree ucraine rimaste ormai senza missili di origine russo/sovietica (che rappresentavano l’85% di quelli a disposizione di Kiev) e con un numero limitato di armi occidentali a disposizione. Uno scenario peraltro già previsto dal Pentagono, almeno secondo i documenti riservati resi pubblici in rete nei mesi scorsi in cui si indicava che in maggio sarebbero finite le scorte di missili terra-aria di tipo sovietico.

I russi sembrano aver sfruttato al meglio questo vantaggio anche per individuare e colpire le batterie di missili Patriot statunitensi dopo aver colpito in passato anche quelle di Nasams fornite dagli Usa e di Iris -T dalla Germania che vengono ora sostituite con nuove batterie e sistemi radar. Dopo aver colpito a metà maggio una batteria di Patriot nei dintorni di Kiev, pare assodato anche da fonti ucraine che una seconda (o la stessa colpita due settimane prima) sia stata centrata sempre da missili ipersonici Kinzhal presso la base aerea di Zhuliany, nei dintorni della capitale.

Come per l’attacco del 15 maggio gli ucraini non rivelano i danni subiti ma la stretta imposta alla diffusione di informazioni e video postati da militari e blogger sembra confermare le difficoltà della difesa aerea ucraina nonostante i proclami quotidiani in cui si annuncia regolarmente la distruzione di oltre il 90% dei missili e dei droni russi. Alcuni di questi ordigni vengono impiegati come esche per consentire ai russi di individuare le batterie antiaeree da attaccare.

La ridotta capacità antiaerea ucraina ha consentito ai russi di colpire ancora la regione di Khmelnytskyi, dove erano stati colpiti nei giorni scorsi enormi depositi di munizioni, e in particolare la base aerea di Starokostyantyniv che ospita i bombardieri Su-24 che i britannici hanno equipaggiato con i missili da crociera Storm Shadow impiegati dagli ucraini per colpire comandi e basi russe dietro la linea del fronte.

Almeno 5 i velivoli che sarebbero andati distrutti sulla pista dell’aeroporto mentre fonti turche hanno reso noto che gli alleati occidentali di Kiev stanno cercando non solo di acquisire sul mercato aerei Mig e Sukhoi con cui rifornire l’aeronautica ucraina, ma cercano anche di reclutare piloti sudanesi, egiziani, afghani, libici e angolani già addestrati a impiegare questo tipo di velivoli e gli elicotteri russi Mil. Tra i colpi messi a segno negli ultimi giorni dai raid missilistici russi anche l’attacco al quartier generale dei servizi segreti militari ucraini a Kiev e al porto di Odessa dove è stata affondata la nave da sbarco Yuri Olefirenko, una delle ultime unità navali ucraine sopravvissute al conflitto.

I missili che hanno colpito tutti questi obiettivi potrebbero aver provocato diverse vittime tra il personale occidentale civile o militare (tecnici e consiglieri) considerato che il 29 maggio un aereo da evacuazione sanitaria americano ha effettuato un volo d’urgenza dalla base in Germania di Ramstein a quella in Polonia di Rzeszow. Aerei militari polacchi sarebbero invece volati a Chisinau, in Moldova, ove erano stati evacuati polacchi feriti o uccisi nell’attacco al porto di Odessa. Informazioni che è impossibile verificare nel dettaglio attraverso fonti neutrali.