Ucciso in Kenya un altro sacerdote
Padre Bett è stato ucciso da alcuni giovani che gli hanno teso un agguato in un villaggio che si trova nella Kerio Valley, in una zona estremamente insicura

Un nuovo lutto ha colpito la Chiesa cattolica in Kenya. La mattina del 22 maggio, solo una settimana dopo l’omicidio a scopo di rapina di padre John Maina, avvenuto il 15 maggio, un altro sacerdote, padre Alloyce Cheruiyot Bett, è stato ucciso. Aveva appena parcheggiato la sua auto e si stava recando a celebrare la messa (secondo altre versioni, era di ritorno alla sua auto dopo averla celebrata) a Tot, nella Kerio Valley, quando degli ragazzi armati hanno aperto il fuoco contro di lui. Colpito al collo, padre Bett è morto all’istante. La polizia ha fermato delle persone e sta svolgendo indagini. Nella regione c’è molta tensione da settimane perché si sono verificati tanti furti di bestiame e atti di banditismo e la polizia sta cercando di individuare i responsabili e riportare l’ordine. Molti giovani temono di essere finiti nella lista dei sospetti e diffidano di chi viene da fuori pensando che si tratti di persone che collaborano con le autorità e siano incaricate di spiarli. Così decidono di liberarsene. Nell’arco di una settimana un uomo è stato ucciso sotto gli occhi della moglie e del figlio e un altro è stato rapito e di lui non si è più saputo niente. Padre Bett non è del posto e potrebbe essere stato preso di mira pensando che fosse anche lui una spia. Questa ipotesi è stata avanzata anche dal capo della polizia locale, Peter Mulinge: “i malviventi – dice – sparano a chiunque pensino possa informare le forze dell’ordine sulle loro attività”. La situazione è talmente grave che le autorità hanno ordinato la chiusura a tempo indeterminato di 59 scuole elementari e 19 scuole secondarie nella Kerio Valley per motivi di sicurezza. Il segretario del Ministero dell’interno, Kipchumba Murkomen,sostiene che i furti di bestiame e banditismo sono favoriti dalla proliferazione di armi leggere e di piccolo calibro illegali e dal fatto che è facile smerciare il bestiame rubato. Inoltre alla violenza diffusa e all’illegalità contribuisce l’incitamento all’odio tribale del quale anche molti politici sono responsabili. Nel primo quarto dell’anno sono stati registrati 167 furti di bestiame, per un totale di 4.935 capi. Nello stesso periodo hanno perso la vita nel corso di attacchi armati e di operazioni di polizia 21 persone: 12 sospetti malviventi, otto civili e un agente di polizia. Anche la Chiesa sta pagando il suo contributo per questa situazione di persistente insicurezza.