Tutti i problemi di un Anno dedicato ad Amoris laetitia
Il Papa ha indetto l’Anno della famiglia Amoris laetitia per diffondere la conoscenza dell’Esortazione, per applicarne i criteri e per chiedere l’adesione ai suoi contenuti. Ma in ogni diocesi e in ogni parrocchia il corpo ecclesiale è diviso su quei contenuti. Amoris laetitia è il paradigma di una trasformazione radicale della teologia morale cattolica.
Con la Lettera apostolica “Patris corde”, Papa Francesco ha indetto l’Anno di San Giuseppe, che si concluderà l’8 dicembre 2021 in ricordo del 150mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe Patrono della Chiesa universale. Ieri, all’Angelus domenicale della Festa della Santa Famiglia di Nazareth, papa Francesco ha annunciato anche l’Anno della Famiglia Amoris Laetitia, che inizierà il 19 marzo 2021 e si concluderà il 26 giugno 2022. Due anni pressoché concomitanti dal punto di vista cronologico, ma mentre il primo può essere accolto con gioia come occasione di unità della Chiesa e ottenimento di grazie, il secondo può essere accolto con preoccupazione, nel senso che potrà ulteriormente dividere la Chiesa su tematiche di grande importanza dottrinale. L’Anno Amoris laetitia è posto sotto la protezione della Santa Famiglia di Nazareth, ma avrebbe forse prodotto migliori frutti se si fosse chiamato così: Anno della Santa Famiglia di Nazareth.
Su Amoris laetitia, come su tutto il processo sinodale che ad essa ha portato, la Chiesa è divisa. Cardinali, vescovi, sacerdoti, teologi, filosofi, semplici laici hanno ormai da cinque anni segnalato che nel testo dell’Esortazione ci sono impostazioni molto problematiche dal punto di vista della tradizione cattolica. Costoro non sono la maggioranza, ma nelle cose di verità la quantità c’entra poco. Né si può dire che si tratti di persone non raccomandabili sotto vari punti di vista. Non c’è motivo per trascurare le loro riflessioni, le loro rispettose e argomentate segnalazioni. La Chiesa ha dato credito e udienza, in questi ultimi decenni, alle argomentazioni teologiche più scombinate. Perché in questi cinque anni dalla pubblicazione dell’Esortazione questa parte del corpo ecclesiale è stata trascurata? Ora, l’indizione di un Anno della Famiglia Amoris laetitia esprime una pesante noncuranza rispetto alle molte voci, autorevoli e di semplici fedeli, che soffrono intimamente per quanto considerano uno strappo con la verità sulla famiglia attuato da Amoris laetitia.
L’Anno è stato indetto per diffondere la conoscenza dell’Esortazione, per applicarne i criteri e per chiedere l’adesione ai suoi contenuti. Dato però che in ogni diocesi e in ogni parrocchia il corpo ecclesiale è diviso su quei contenuti, le frizioni emergeranno creando fratture, oppure non saranno fatte emergere, evidenziando così un uniformismo imposto e di facciata: ambedue le situazioni non ci fanno certo felici. Durante il doppio sinodo sulla famiglia degli anni 2014 e 2015 il papa aveva chiesto a tutti la parresia, ossia di dire senza timore cosa pensassero. All’inizio di Amoris laetitia, poi, egli dice di averla scritta per “orientare la riflessione, il dialogo e la prassi pastorale” dato che “non tutte le discussioni dottrinali, morali e pastorali devono essere risolte con invertenti del magistero”. Però poi per Amoris laetitia tutto ciò non è avvenuto: su di essa non si può dialogare e discutere e i critici non vengono nemmeno ascoltati. Da un lato si dice che il magistero non può risolvere tutte le questioni, dall’altro però si presenta Amoris laetitia come un dogma.
Amoris laetitia è un testo dai mille problemi, che riguardano il capitolo VIII ma non solo. Problematica la sua genesi dal processo sinodale e problematico lo stesso processo sinodale, problematico il suo linguaggio e la sua nuova retorica, problematica la sua ricezione, problematico cosa in essa sia veramente magistero e cosa no, problematico l’utilizzo delle fonti e soprattutto del paragrafo 84 di Familiaris consortio, problematico il rapporto del suo insegnamento con quello di Giovanni Paolo II. L’indizione ora di un Anno ad essa dedicato sembra non tenere in alcun conto queste fragilità del documento nel tentativo di fargli dire più di quanto esso possa dire. Anzi, rischia di confermare quanti dicono che la problematicità del documento - la fragilità di cui ora parlavo - è stata pianificata per poter permettere in seguito processi pastorali che nel testo trovano solo allusioni ma non chiare espressioni. L’Anno, allora, sarebbe un nuovo esempio di un processo pastorale reso possibile dalle fessure aperte nella dottrina da un documento ambiguo, processo pastorale che però è destinato ad incarnare variazioni della dottrina. La pastorale come avanguardia delle mutazioni dottrinali.
È chiaro che Amoris laetitia è il paradigma di una trasformazione radicale della teologia morale cattolica. La concezione della legge morale come di un ideale, il rapporto tra la legge e la coscienza, il concetto del discernimento morale, il valore delle circostanze nell’imputabilità morale, l’esistenza o meno di azioni intrinsecamente cattive, il significato morale dell’adulterio e dell’attività sessuale esercitata fuori dal matrimonio: ecco solo alcuni dei temi di teologia morale che Amoris laetitia rivoluziona.
Senza parlare poi di cosa ne sia dei sacramenti del matrimonio, della confessione e della comunione, sicché l’Esortazione rivoluziona non solo la teologia morale ma anche molti punti di quella dogmatica. Siccome questi cambiamenti sono in atto, sono stati pianificati e vengono promossi, ma nello stesso tempo sono stati e vengono anche validamente contestati, e dato che non si tratta di cose marginali ma centrali nella dottrina e nella vita cristiana, l’indizione di un Anno della Famiglia Amoris laetitia, restante questo stato di cose, avrebbe avuto bisogno di una valutazione più approfondita, senza escludere l’esito di un suo rinvio a tempi migliori.