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LA POLITICA E IL FERTILITY DAY

Tutti contro la Lorenzin, ma nessuno attacca nel merito

Solo FdI e Idea d'accordo con la campagna anti infertilità del ministro. La Sinistra Dem rispolvera toni veterofemministi. Ncd pone un problema politico al governo, ma si è visto come è finita con le Unioni civili. Intanto la titolare della Sanità è costretta a far marcia indietro e a ritirare le foto incriminate. 

Politica 02_09_2016
Una delle immagini "incriminate"
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha approvato il Fertility day nel Cdm del 28 luglio scorso. Sarà la scarsa memoria o il cambio delle circostanze, fatto sta che il premier è stato uno dei primi a bocciare la campagna di sensibilizzazione per prevenire l’insorgere dell’infertilità negli uomini e nelle donne lanciata dal ministero della Salute in vista del 22 settembre, giornata in cui sarà celebrato il primo giorno della fertilità. E lo ha fatto nel corso di un'intervista a Rtl.
 
Insomma il fuoco amico contro il ministro Beatrice Lorenzin è partito dallo scranno più alto del governo ed è proseguito lungo tutte le fila della maggioranza, si è intensificato dalle parti degli esponenti del Partito democratico più vicini alle sensibilità veterofemministe ed ha trovato particolare accoglienza anche tra gli ultimi intellettuali del progressismo fuori tempo massimo.
 
Ovviamente nella polemica ci sguazza la sinistra dem con il deputato Speranza che parla di campagna retrograda “che esprime un'idea sbagliata e offensiva nei confronti di donne, uomini e famiglie”, la soluzione secondo l’esponente dell’ala sinistra del Pd è quindi battersi perché tutti abbiano accesso alla procreazione assistita: “Dobbiamo garantire maggiore sostegno alle tante coppie che hanno difficoltà ad avere figli e che in Italia sono costrette ad affrontare troppi ostacoli".
 
“Non e' la prima volta che la Ministra Lorenzin assume iniziative discutibili”, rincara la dose la deputata Pd, Delia Murer, componente della commissione Affari sociali della Camera. E fin qui sono i commenti più leggeri. Le parole che ricorrono di più nel biasimare la Campagna del ministero sono ‘ventennio’, ‘fascismo’, ‘bigotti’, come se le politiche per la natalità fossero una prerogativa dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia di mussoliniana memoria.
 
Il presidente della Regione Toscana Rossi (Pd) è uno di quelli che evoca i tempi delle camice nere, invita il ministro a chiedere scusa e consiglia piuttosto di “supportare qualsiasi forma di genitorialità anche se non nasce dal concepimento di coppia”.
 
La musica nel Partito democratico è tutta così ed è una melodia che imbarazza, e non poco, il Nuovo centro destra che cerca in ogni modo di difendere il suo ministro. Chi non ci gira affatto intorno e il senatore di Ncd Formigoni: “Le dichiarazioni sprezzanti del premier Renzi (e anche di altri esponenti del Pd) che non solo prende le distanze dall'iniziativa ma sostanzialmente la sconfessa, pongono un problema politico di primaria rilevanza”.
 
"Per l'ennesima volta- continua l’ex governatore della Lombardia - Renzi conferma di essere lontano anni luce dalla concezione che noi di Area popolare abbiamo riguardo a temi come la famiglia, la genitorialità, la maternita'. Insomma riguardo le questioni antropologiche che sono fondamento dalla nostra visione della societa' e della politica. Credo che questa differenza radicale, che emerge ancora una volta dopo le tante occasioni precedenti, debba indurre una profonda riflessione nel mio partito. E mi auguro che nessuno, al di là delle dichiarazioni che sono state fatte oggi a sostegno del 'Fertility day', lo voglia sottovalutare o tanto più dimenticare nei prossimi giorni”. Parole forti che farebbero tremare le poltrone del governo se non ci fosse il precedente delle unioni civili a ricordare a tutti quanto stiano veramente a cuore i temi antropologici all’Ncd.
 
La Lorenzin intanto fa il pesce in barile: annuncia che saranno cambiate le locandine che più hanno destato scalpore (quella della clessidra e quella che dice ' datti una mossa'), annuncia la rimodulazione dei messaggi e chiede perfino aiuto ad Oliviero Toscani, malgrado lo stesso fotografo toscano poco prima abbia detto che se la ministra avesse lavorato per lui “l’avrebbe licenziata subito”.
 
E le opposizioni? Roccella (Idea) evidenzia come Renzi sconfessi se stesso e sottolinea che “troppe sono le coppie, e soprattutto le donne, che, sulla base di notizie sommarie o sbagliate, rimandano la genitorialità oltre i limiti biologici e vivono poi amare delusioni quando scoprono che anche la procreazione assistita, dopo una certa età, ha tassi di successo irrilevanti”. “La questione demografica non sarà risolta dal fertility day – prosegue Roccella -, ma gli attacchi che l'iniziativa sta subendo sono incomprensibili o strumentali".
 
La Lega attacca a testa bassa. Calderoli chiede le dimissioni del ministro Lorenzin rea di far parte di un “governo che ha affamato le famiglie, portando cinque milioni di italiani in una condizione di povertà assoluta come certificato dall' Istat” e di aver sprecato preziose risorse per una campagna inutile. Barbara Saltamartini (Noi con Salvini) definisce l’iniziativa una “pagliacciata inutile”.
 
In controtendenza la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni: "Non giudico lo sviluppo della campagna lanciata dal ministro della salute, Beatrice Lorenzin, ma considero giusto il principio di questa iniziativa. "In Italia non si fanno più figli e questo è un problema da affrontare a 360 gradi e in modo serio", dice la Meloni sostenendo che “purtroppo la sinistra che ci governa ha sempre preferito affrontare, invece, il dramma della denatalità degli italiani facendo entrare più immigrati, perché per loro parlare di figli e di natalità e' troppo di destra".
 
Non meno acceso il dibattito fuori dal parlamento a dimostrazione che il tema ha toccato i nervi scoperti di tanti profeti del politicamente corretto. Lo scrittore Roberto Saviano si rammarica perché il 22 settembre, giorno del suo genetliaco, il Feritily day gli rovinerà il compleanno. L’autore di Gomorra fa quindi una non originale disamina sulle ragioni economiche alla base dell’indisponibilità di fare figli da parte dei giovani e poi chiede l’accesso alla procreazione assistita per tutti. Per rinforzare la dose di banalità ci mette pure un inflazionato “questi ci portano al medioevo”.
 
Il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi prende in prestito il vocabolario della Boldrini e parla di iniziativa come qualcosa di “retrogrado, indecente, osceno, bigotto, razzista e sessista”. E ancora: “Un abominio autentico, immorale e oscurantista…. ho passato tutta la giornata di ieri a sperare che fosse solo uno scherzo”. E le ombre nere del ventennio tolgono il sono anche a Scanzi che chiude il pezzo con un “Eia eia alalà” e ammonendo che “riecheggia la vile propaganda del Ventennio, la fertilità come dovere, l’infertilità come colpa”.
 
A Scanzi fa da eco l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar). L’associazione dei non credenti vede “aspetti inquietanti molteplici. Prima di tutto sembra richiamare tempi in cui fare figli era per le donne un obbligo istituzionale, un dovere da assolvere per amore della Patria o di Dio”. “In secondo luogo – proseguono gli atei - la definizione di fertilità come 'bene comune' sembra proprio voler dire che sul corpo delle donne non sono le donne ad avere l'ultima parola: un concetto che ci suona molto familiare e che ci ricorda le posizioni della Chiesa cattolica”.
 
L’unico rischio indicato dal leader del Family day Massimo Gandolfini è che la Lorenzin, spinta da queste critiche scomposte, “pieghi la campagna verso il solito progetto teso alla promozione dei metodi anticoncezionali e in favore del mercato delle grandi lobby della procreazione assistita. Insomma speriamo che il tutto non sia ridotto ad uno spot su come usare la scienza in caso di infertilità”.