Trump taglia i fondi all'abortificio mondiale. L'Ue li rimette, di tasca nostra
Dopo aver tagliato i fondi alle organizzazioni non governative abortiste, il presidente americano, nei giorni scorsi, ha sospeso anche i finanziamenti all’Unfpa, il fondo delle Nazioni Unite per la popolazione. La Conferenza Episcopale Cattolica americana esulta per la vittoria contro il peggior crimine dei tempi. E l'Europa? Vuole colmare il vuoto lasciato da Trump con i nostri soldi.
C’è una notizia di questi giorni che è passata assolutamente inosservata e invece è d’importanza capitale: il presidente americano, Donald Trump, dopo aver tagliato i fondi alle organizzazioni non governative abortiste, ha sospeso nei giorni corsi anche i finanziamenti all’Unfpa, ovvero il fondo delle Nazioni Unite per la popolazione. Si tratta della massima agenzia governativa che si occupa di controllo delle nascite in tutte le parti del mondo, ma soprattutto nei paesi poveri. La motivazione da cui è scaturita la sospensione dei fondi è, per così dire, del tutto insolita: l’Unfpa in Cina sostiene e promuove i programmi del governo che includono anche l’aborto forzato e la sterilizzazione non volontaria. Parlando di cifre, si tratta di 32 milioni e mezzo di dollari l’anno come fondi diretti, cui si devono poi aggiungere tutta una serie di fondi elargiti per singoli programmi e progetti delle varie agenzie governative americane. Tanto è vero che, solo nel 2016, l’amministrazione Obama ha versato all’ Unfpa complessivamente 68 milioni di dollari. Ora, tutti questi soldi verrano convertiti in veri programmi di aiuto allo sviluppo. L’evento è stato talmente straordinario che grande gratitudine è stata espressa anche dalla Conferenza Episcopale Cattolica americana. Il cardinal Timothy Dolan ha parlato di una “grande vittoria delle donne e dei bambini di tutto il mondo” ed anche dei “contribuenti americani” visto che questi fondi si pagano proprio con i soldi dei cittadini. Ecco, questo fatto richiama l’attenzione su quella che è la più grande tragedia dei nostri tempi, quella che madre Teresa di Calcutta chiamava la più grande minaccia alla pace nel mondo: l’aborto. E infatti, quello che da noi è spacciato come atto di libertà della donna, in realtà, in tutti i paesi in via di sviluppo, è una pratica imposta con forza e l’esempio più eclatante è proprio la Cina. Da quando in Cina (1980) è stata applicata la “politica” del figlio unico, sono stati praticati circa 400 milioni di aborti, ovvero 12 milioni di aborti l’anno. Un vero e proprio genocidio che viene perpetrato grazie anche all’Onu e alle sue agenzie per lo ”sviluppo”. Bene, a fronte di questa situazione, non solo non si sentono voci di condanna da parte dei governi europei o degli stessi movimenti femministi nel mondo (visto che le prime vittime sono appunto le donne). No, nulla di tutto questo. A dire il vero accade l’esatto contrario: l’Unione Europea si sta preoccupando di colmare il vuoto economico lasciato dall’amministrazione Trump in materia. Come? Ovviamente con le nostre tasche.