Trump riesuma la politica della cannoniere contro il Venezuela
Un motoscafo dei narcotrafficanti venezuelani affondato senza troppi complimenti. Lo scontro nei Caraibi, fra Venezuela e Usa, entra in una fase nuova e più violenta. Trump vuole bloccare i narcos, ma l'obiettivo ultimo può essere lo stesso regime di Maduro in Venezuela.

In un video ripreso con telecamera notturna da un dispositivo di ricerca americano, un motoscafo veloce, usato dai corrieri della droga, viene colpito in pieno da un proiettile e salta in aria. Il video è stato mostrato, con orgoglio, in una conferenza stampa del presidente Usa Donald Trump. I fatti risalgono al 2 settembre, quando, nelle acque dei Caraibi meridionali, un’unità della Quarta Flotta ha intercettato e distrutto un motoscafo usato da narcotrafficanti: 11 i morti, secondo fonti militari statunitensi e il carico affondato.
Il motoscafo, salpato dal Venezuela, sarebbe stato usato dal cartello della droga venezuelano Tren de Aragua, designato organizzazione terrorista internazionale dall’amministrazione Trump. La marina statunitense ha agito come si fa con un gruppo terrorista, come quando viene avvistato un veicolo di Al Qaeda o dell’Isis: si chiede l’autorizzazione al fuoco, che in questo caso è stata data personalmente dal presidente, poi si spara sul bersaglio. Non c’è stato alcun inseguimento, né alcun colpo di avvertimento, nessun abbordaggio, ispezione o arresto, come normalmente fa la Guardia Costiera. I narcotrafficanti e il loro carico sono stati direttamente spediti sul fondo.
Trump aveva dichiarato più volte di voler ingaggiare una guerra vera contro i cartelli della droga, sin dalla sua campagna elettorale. Ma questa è la prima dimostrazione pratica delle sue affermazioni. E non sono mancate le polemiche, dentro e fuori l’America. Amnesty International, molto avara di critiche al regime venezuelano, in questo caso ha subito condannato l’azione degli Usa come una “violazione dei diritti umani”: «Se confermato, l’attacco costituirebbe una chiara violazione del diritto alla vita ai sensi del diritto internazionale in materia di diritti umani e creerebbe un pericoloso precedente. L’uso della forza letale in questo contesto non ha assolutamente alcuna giustificazione».
Eppure, l’amministrazione americana, sostenuta dalla maggioranza repubblicana in Congresso, è convinta di aver fatto la cosa giusta. Il Segretario di Stato Marco Rubio afferma che «i cartelli stanno per avere un brusco risveglio». L’imbarcazione venezuelana distrutta il 2 settembre, dice Rubio, era un bersaglio legittimo: «Se sei su una nave piena di cocaina diretta negli Stati Uniti, rappresenti una minaccia immediata. E il presidente, in qualità di Comandante in Capo, ha il diritto di eliminare le minacce imminenti per gli Stati Uniti. Ed è quello che ha fatto ieri».
Il tutto avviene in un contesto di crescente presenza militare statunitense nelle acque dei Caraibi meridionali. Domenica 31 agosto, la 22ma Unità di spedizione dei Marines ha iniziato esercitazioni per operazioni anfibie e aeree a sud di Porto Rico. Il giorno dopo, il segretario della Difesa Pete Hegseth, ha ordinato a un incrociatore lanciamissili, il Lake Erie e a una nave d’assalto anfibio, la Iwo Jima, di portarsi nel sud dei Caraibi e di unirsi alla Quarta Flotta. L’obiettivo è la lotta al narcoterrorismo, ma il dittatore venezuelano di estrema sinistra Nicolas Maduro si sente nel mirino.
Il suo governo ha deciso di non difendere i narcotrafficanti uccisi dalla marina americana. Non ha scelto di accodarsi ai critici che condannano Trump per violazione dei diritti umani, ma ha preferito negare tutto. Le immagini dell’attacco al barchino dei corrieri, a detta del suo ministro della Comunicazione Freddy Nañez, sono “fake”, prodotte da intelligenza artificiale. I grandi media, come la Bbc, che hanno potuto verificare se si trattasse di un falso o di un video autentico, hanno confermato il giorno stesso: è tutto vero. L’atteggiamento di Maduro è chiaramente ambiguo, essendo lui stesso accusato, dalla magistratura americana, di essere a capo di un cartello della droga: il Cartello dei Soli, anche questo designato organizzazione terrorista internazionale. Ieri altri due paesi sudamericani l’hanno incluso nelle loro liste nere delle organizzazioni terroristiche: la Repubblica Dominicana e il Perù. E quindi si allunga l’elenco dei paesi che isolano il regime del Venezuela.
Maduro, allora, ricorre a teorie cospirative per chiamare il popolo venezuelano in sua difesa. Negli ultimi due giorni ha dichiarato che gli americani vorrebbero conquistare il Venezuela per “avere gratis il suo petrolio”. Poi ha parlato, anche dettagliatamente, di una videoconferenza tra il Segretario di Stato Usa Marco Rubio e i leader dell'opposizione venezuelana María Corina Machado ed Edmundo Gonzales, a cui il Segretario di Stato avrebbe promesso di cedere il potere in Venezuela.
Le dichiarazioni da Washington, comunque, non permettono a Maduro di dormire sonni tranquilli. Mercoledì, Hegseth ha definito Maduro «il boss di uno Stato narco-trafficante, non eletto democraticamente». Alla domanda se l’obiettivo della forza navale e anfibia statunitense nei Caraibi fosse un cambio di regime, Hegseth ha rinviato la risposta a Trump, aggiungendo però che «siamo pronti con tutte le risorse di cui dispongono le forza armate americane».