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INTERVISTA/GLAUCO MAGGI

Trump pareggia. Ma ha già conquistato il popolo cristiano e i poveri

Il risultato del primo dibattito televisivo fra i due candidati, Donald Trump e Joe Biden, è un sostanziale pareggio. Secondo Glauco Maggi, corrispondente dagli Usa di Libero e de La Stampa, autore de Il guerriero solitario (sulla sfida di Trump), il presidente non sfonda come avrebbe potuto. Ma il pubblico ha anche visto quanto sia debole lo sfidante Joe Biden. La vera sfida sarà conquistare il cuore e le menti degli americani nell'ultimo mese prima del voto. E Trump ha ottenuto già dei risultati apparentemente impossibili, aggiudicandosi, da miliardario, il voto dei ceti più poveri, da laico newyorkese quello dei cristiani e da bianco "razzista" sta conquistando sempre più il voto degli afro-americani.

- VATICANO E USA: È CRISI di N. Spuntoni

Esteri 01_10_2020 English Español
Trump e Biden nel dibattito

“Un pareggio”. Così è finito il primo dibattito televisivo fra Donald Trump e Joe Biden, secondo Glauco Maggi, corrispondente da New York di Libero e La Stampa.

Glauco Maggi, se è un pareggio, chi se ne avvantaggerà?

“E’ un pareggio che, usando una metafora calcistica, sfavorisce Trump. Giocava in casa e aveva un vantaggio enorme, sia nell’energia espositiva che negli argomenti. Ha sbagliato dei rigori, soprattutto quando si è parlato di economia: avrebbe potuto riassumere i risultati straordinari della sua politica, come aveva fatto nel discorso dello Stato dell’Unione, invece si è limitato a dire piccole battute. Dall’altra parte, però, i difetti, le contraddizioni e le reticenze di Biden erano evidenti, soprattutto quando ha evitato di rispondere alle domande riguardanti l’ordine pubblico. Non è stato chiaro neppure sui temi che potrebbero dividerlo dall’ala sinistra del Partito Democratico, ad esempio ha dichiarato di avere un suo ‘piano verde’ diverso dal Green New Deal di Alexandria Ocasio Cortez. Uno degli errori di Trump è stato quello di aggredire troppo: se avesse lasciato parlare Biden fino in fondo avrebbe ottenuto risultati molto più eclatanti”

Maggi, professione “bastian contrario”, osservatore della politica americana, si è distinto, negli ultimi anni, soprattutto per non aver parlato male di Donald Trump, uno dei pochissimi nel mondo dei media. Nella precedente amministrazione, era invece una delle poche voci critiche nei confronti di Obama. In questo autunno, Glauco Maggi ha pubblicato Il guerriero solitario, Trump e la Mission Impossible, sulla sfida alla rielezione del presidente repubblicano. “Mission Impossible” perché, spiega Maggi, “Non posso certo dire che Trump stia vincendo, tutti i sondaggi e le analisi lo mostrano molto indietro rispetto allo sfidante democratico Joe Biden. Però ha diverse chance di recuperare con uno scatto finale a sorpresa e più vanno avanti i disordini provocati da Antifa e Black Lives Matter nelle città americane, più le sue possibilità aumentano”.

Glauco Maggi, nel dibattito si è parlato anche della nomina alla Corte Suprema di Amy Coney Barrett, cattolica e conservatrice. Come ha reagito Biden, candidato cattolico?

Di fatto, Biden ha alzato bandiera bianca. Nei giorni scorsi, alla morte di Ruth Bader Ginsburg i progressisti erano letteralmente impazziti e sembrava di rivivere la brutta pagina di storia della contestazione al giudice supremo Brett Kavanaugh. Biden deve aver capito che sulla Barrett non poteva dir nulla di male. Contrariamente a Kavanaugh, la sua storia personale e professionale non forniva appigli in tal senso. Quindi ormai è sicuro che Trump otterrà, con la sua nomina, un risultato storico. Domandiamoci poi, perché il presidente piaccia ai religiosi… In tre anni e mezzo ha nominato tre giudici supremi conservatori, un fatto senza precedenti. Per il mondo cristiano evangelico, soprattutto, ormai è visto come un Messia.

Quanto è sincero Trump quando parla di religione e di princìpi?

Il tema della religiosità di Trump è sottovalutato (quando va bene) dai media americani, non viene mai preso sul serio. Si è parlato della sua presenza alla Marcia per la Vita, primo presidente a parteciparvi. Il punto importante è il suo essere “militante” nella difesa della libertà di religione e del diritto alla vita. E’ ovvio per tutti che Trump pensi al voto dei cristiani, in particolar modo a quello evangelico, dopo che la religiosità era caduta ai minimi termini nei due mandati di Obama. Il Partito Democratico si è spostato su posizioni atee come mai nella sua storia, lasciando uno spazio elettorale vuoto, immenso. Trump ha colto l’occasione per riempire quel vuoto, ma lo ha fatto con sincerità. Non si è “inventato” cristiano, è religioso, la sua famiglia è effettivamente credente. Ha frequentato la chiesa ed è devoto. Anche se ha un atteggiamento molto aperto, per esempio accetta con serenità che la figlia Ivanka si sia convertita all’ebraismo. Non è assurdo: si è creato un blocco di voto attorno ai valori giudaico-cristiani avversati dai Democratici. Soprattutto nelle università filo-democratiche si predica e si pratica anche una filosofia apertamente anti-cristiana e talvolta anche anti-semita, non ci si fa scrupoli a invitare islamisti come Ahmadinejad, ma è considerato un problema recitare una preghiera cristiana in pubblico.

Come fa un blocco elettorale così anti-cristiano a sostenere Biden, possibile secondo presidente cattolico nella storia degli Usa, dopo Kennedy?

E’ soprattutto una coalizione contro Trump, non tanto per Biden. Il collante è dato dal rifiuto di concedere altri quattro anni all’attuale presidente e su quello anche gli atei non hanno alcun problema a votare un cattolico. Nell’ultimo manifesto dei socialisti americani, quelli capitanati da Alexandria Ocasio Cortez, Biden è visto come un “meno peggio”: turarsi il naso e votarlo, perché è sempre meglio dei valori Trump. E i cattolici “del dissenso”, invece, seguono il presidente cattolico progressista ben volentieri. La questione dell’aborto è centrale per capire la scelta per l’uno o l’altro candidato.

Negli Usa l’aborto è ancora oggetto di dibattito…

Lo è eccome. Negli Usa si è arrivati a situazioni estreme. La legge attuale della Virginia prevede che se il feto non muore nell’operazione di aborto, può essere ucciso anche quando è appena uscito dal grembo materno, se la madre consente. Questa legge urta o dovrebbe urtare la sensibilità di tutti e rappresenta l’ultima frontiera del mondo che ama definirsi (con molta ipocrisia) della “libertà di scelta”, con una terminologia femminista tipica del Sessantotto, quando non si pensa neppure al fatto della nascita, né alla vita (che è sacra), ma si punta solo alla “liberazione” della donna e del suo corpo.

Chi è l’elettore di Trump? Qual è la nuova geografia del voto?

Trump, per essere un imprenditore immobiliare di successo in un mercato come quello di New York, ha dovuto sviluppare un carattere forte e una propensione alla rissa. E questo rimane, come abbiamo visto nel primo dibattito televisivo. Più ancora che un “guerriero solitario” è l’uomo contro il sistema, il diverso, colui che si fa accettare, non da tutti, ma da una minoranza fedele che lo ama perché ne apprezza la spontaneità. Nei primi anni 2000, con il reality The Apprentice, grande successo televisivo, si era inventato questo personaggio di imprenditore dall’arroganza ostentata che piaceva ai manager, agli studenti di Economia e al grande pubblico. Paradossalmente è un miliardario che piace a un elettorato operaio. Da poco sono stato nel Maine e nelle contee rurali si vede una maggioranza di poster elettorali Trump-Pence nei giardini delle case. Per trovare i manifesti di Black Lives Matter, invece, li si deve cercare nei quartieri più ricchi, nelle cittadine eleganti. Si è capovolta la geografia delle passioni politiche: i poveri sono Repubblicani, il Partito Democratico è quello di Hollywood, dei miliardari filantropi, dei giocatori delle grandi squadre di professionisti, delle università. Si pensava che fosse impensabile che un miliardario di New York, luogo di per sé estraneo all’America continentale profonda, potesse diventare il campione delle masse popolari. Solo Trump c’è riuscito. E lo stesso dicasi con l’elettorato religioso. Ha fatto molto per la libertà religiosa, non solo come atti simbolici, ma nel concreto e ancora pochi notano che la sua battaglia religiosa sta facendo breccia anche nel popolo afro-americano, che finora era interamente democratico. Gli afro-americani, infatti, sono molto conservatori nei valori e i sondaggi degli ultimi mesi dimostrano che il loro consenso sta spostandosi, lentamente ma in modo significativo. Se Trump conquistasse anche solo il 15% di elettori afro, rispetto all’8% del 2016, si ribalterebbero i rapporti di forza.