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USA

Trump inaugura la sua nuova America. Biden grazia i parenti (e Fauci)

Biden usa il suo ultimo giorno da presidente per concedere altre grazie "preventive" a tutti i suoi famigliari, ad Anthony Fauci e al generale Miller. Trump inaugura il suo mandato con un potente discorso improntato sull'eccezionalismo americano, la fine dei sensi di colpa e del Green Deal.

Esteri 21_01_2025
Trump giura da presidente (La Presse)

La cerimonia di insediamento del presidente Donald Trump si è tenuta al chiuso, per motivi climatici. Era previsto un freddo insopportabile (fino a -17° C) e una bufera di neve, mentre ieri il freddo si è limitato a 4 gradi sotto zero ed era una giornata splendida. Per cui, al riparo da un cielo terso, in un interno del Campidoglio si è svolto il rito del giuramento e del discorso programmatico, in un altro interno il discorso ai sostenitori e nel centro visitatori la parata militare. Surreale. Ci saranno stati motivi di sicurezza (dopo due attentati mancati di poco) oltre che il timore per il brutto tempo? Le autorità competenti smentiscono categoricamente.

Frattanto, a proposito di sicurezza, giusto per utilizzare al meglio il suo ultimo giorno da presidente, Joe Biden ha concesso la grazia presidenziale incondizionata (cioè per tutte le possibili accuse future) a tutti i membri della sua famiglia, al super-consigliere sanitario Anthony Fauci, al generale Mark Milley (ex capo degli Stati Maggiori Riuniti), a tutti i membri del Comitato 6 Gennaio e anche a tutti i testimoni che hanno deposto di fronte a quel Comitato. In sintesi: Biden teme una grande purga staliniana. Ma così lancia anche un messaggio controproducente: se non avesse garantito loro l’immunità, sarebbero stati condannati per qualche reato? Trump, dal canto suo, nel suo discorso inaugurale, promette di porre fine alla giustizia politicizzata. «Mai più l'immenso potere dello Stato sarà usato come arma per perseguitare gli avversari politici. È una cosa di cui so qualcosa. Non permetteremo che ciò accada. Non accadrà mai più. Sotto la mia guida, ripristineremo una giustizia giusta, equa e imparziale, nel rispetto della Costituzione e dello Stato di diritto».

Il ritorno del presidente/imprenditore è contrassegnato dalla filosofia dell'eccezionalismo americano: Usa come esperimento unico al mondo e di successo. E nell’ultimo passaggio del suo breve discorso di insediamento, riassume la sua visione dell’America: «In America, l'impossibile è ciò che sappiamo fare meglio. Da New York a Los Angeles, da Philadelphia a Phoenix, da Chicago a Miami, da Houston a Washington, il nostro paese è stato forgiato e costruito da generazioni di patrioti che hanno dato tutto quello che avevano per i nostri diritti e per la nostra libertà. Erano agricoltori e soldati, cowboy e operai, lavoratori dell'acciaio e minatori, poliziotti e pionieri che si sono spinti in avanti, hanno marciato e non hanno permesso che nessun ostacolo sconfiggesse il loro spirito o il loro orgoglio. Insieme hanno costruito ferrovie, innalzato grattacieli, costruito grandi autostrade, vinto due guerre mondiali, sconfitto il fascismo e il comunismo e trionfato su ogni singola sfida che hanno affrontato». Rilancia la “nuova frontiera” e il mito del “destino manifesto”, che stavolta è orientato allo spazio: «Gli Stati Uniti torneranno a considerarsi una nazione in crescita, che aumenta le proprie ricchezze, espande il proprio territorio, costruisce le proprie città, innalza le proprie aspettative e porta la propria bandiera verso nuovi e bellissimi orizzonti. E perseguiremo il nostro destino manifesto verso le stelle, lanciando astronauti americani per piantare la bandiera a stelle e strisce sul pianeta Marte».

Il discorso comunque non è fatto solo di belle intenzioni future e di formule retoriche, ma di impegni concreti che si sono già tradotti in decreti presidenziali, firmati nel primo giorno dal nuovo inquilino della Casa Bianca. Prima di tutto, per risolvere il problema dell’immigrazione illegale: «Innanzitutto, dichiarerò l'emergenza nazionale al confine meridionale. Tutti gli ingressi illegali saranno immediatamente bloccati. E inizieremo il processo di rimpatrio di milioni e milioni di stranieri criminali nei luoghi da cui provengono».

Dopo il ripristino dell’ordine pubblico, il rilancio dell’economia parte dalla lotta all’inflazione: «La crisi dell'inflazione è stata causata da un eccesso di spesa e dall'aumento dei prezzi dell'energia. Ecco perché oggi dichiarerò anche un'emergenza energetica nazionale. Trivelleremo, baby, trivelleremo». Viene anche mantenuta la promessa sui dazi: «Invece di tassare i nostri cittadini per arricchire altri Paesi, tasseremo i Paesi stranieri per arricchire i nostri cittadini».

Al tempo stesso, Trump intende porre fine alla mania degli esperimenti economici e sociali che hanno caratterizzato le amministrazioni Obama e Biden. Quindi: basta Green Deal. «Con le mie iniziative di oggi, metteremo fine al Green New Deal e revocheremo l’obbligo per i veicoli elettrici, salvando la nostra industria automobilistica e mantenendo la mia sacra promessa ai nostri grandi lavoratori americani dell'auto». Fine della censura politicamente corretta: «Dopo anni e anni di sforzi federali illegali e incostituzionali per limitare la libertà di espressione, firmerò anche un ordine esecutivo per fermare immediatamente ogni censura governativa e riportare la libertà di parola in America». Fine dell’esperimento gender e della teoria critica della razza: «Questa settimana, inoltre, porrò fine alla politica del governo di cercare di ingegnerizzare socialmente la razza e il genere in ogni aspetto della vita pubblica e privata. Creeremo una società color blind (senza discriminazioni sulla base del colore della pelle) e basata sul merito. A partire da oggi, la politica ufficiale del governo degli Stati Uniti prevede che ci siano solo due generi, maschile e femminile». Inoltre: «Questa settimana reintegrerò con lo stipendio pieno tutti i membri del servizio che sono stati ingiustamente espulsi dall'esercito per essersi opposti all'obbligo del vaccino Covid. E firmerò un ordine per impedire che i nostri guerrieri siano sottoposti a teorie politiche radicali ed esperimenti sociali mentre sono in servizio». 

Per dare un taglio al senso di colpa, che ha caratterizzato la cultura americana nell’ultimo ventennio, Trump ripristinerà il nome di McKinley alla montagna più alta d’America. Oggi si chiama Denali, il suo nome indigeno, con cui Obama l’aveva ribattezzata nel 2015. Per non far mancare emozioni forti, il Golfo del Messico verrà ribattezzato Golfo Americano. Trump ha rilanciato la provocazione sul Canale di Panama, costruito dagli Usa ai tempi di Teddy Roosevelt, ceduto a Panama da Jimmy Carter e ora gestito in gran parte da società cinesi. Trump lo rivendica come americano: fino a che punto è disposto a spingersi?

Manca, a proposito, una politica estera. Trump ha appena accennato al suo ruolo di “pacificatore e unificatore” e ha rivendicato come un suo successo diplomatico il ritorno a casa dei primi ostaggi israeliani a Gaza. L’Europa, quasi completamente assente alla cerimonia (tranne la premier Giorgia Meloni), teme di essere tagliata fuori. Ma più che altro dovrebbe temere di rimanere indietro, perché il cambio di passo degli Usa, che mira a rilanciare la sua industria e cestinare i vincoli ecologisti, potrebbe significare un allargamento del divario (già ampio) fra le due sponde dell’Atlantico, se l’America decolla e il vecchio continente resta a terra.