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EDITORIALE

Tre certezze davanti allo smarrimento

È stata una decisione personale a lungo meditata, su cui pesa certamente la mancanza di forze per poter governare una Chiesa che vive tempi travagliati. Ma in questo momento è importante anzitutto la gratitudine per questo pontificato, e la certezza che a guidare la Chiesa è lo Spirito Santo.

Editoriali 11_02_2013
Benedetto XVI

È stata davvero una sorpresa per il momento in cui è arrivata. Anche alcuni dei suoi collaboratori più stretti erano all’oscuro di quanto Benedetto XVI avrebbe annunciato questa mattina, una notizia che ha sconvolto tutto il mondo cattolico. Ma non è esattamente un fulmine a ciel sereno perché della possibilità di sue dimissioni si parla da tempo, e nelle ultime settimane la voce in Vaticano si era fatta più insistente.

Si tratta di una decisione lungamente meditata, che Benedetto XVI teneva aperta come possibilità sin dalla sua elezione al soglio di Pietro. Già all’inizio del 2006, infatti, aveva chiesto un consulto a un gruppo ristretto di esperti a proposito della possibilità di dimissioni. Sebbene la procedura di dimissioni sia regolata dal Codice di diritto canonico, allora gli fu dato un parere negativo soprattutto pensando agli effetti sconvolgenti di un tale annuncio. E ancora, in alcune interviste, a domanda diretta non ha mai escluso la possibilità di dimissioni al verificarsi di certe condizioni.

Condizioni che evidentemente oggi Benedetto XVI ha ritenuto si siano verificate, e perciò «per il bene della Chiesa» sulla bilancia delle decisioni tali condizioni pesano più del disorientamento che tale notizia provoca tra i cattolici. Il Papa ha detto di non avere più le forze per «guidare con vigoria la barca di Pietro», che si trova a vivere un periodo che dire travagliato è poco, visti gli episodi anche eclatanti di disobbedienza al Magistero. E sicuramente ha pesato il fatto di vedere anche fra i suoi collaboratori atteggiamenti e scelte  che le sue forze non gli permettevano di correggere.

Ma in questo momento di smarrimento, alcune certezze ci devono guidare. Anzitutto la gratitudine per questo pontificato, che ha saputo parlare al cuore dei fedeli come nessuno aveva immaginato all’inizio. E testimonianza ne è l’afflusso senza precedenti alle catechesi del mercoledì. Nell’Angelus del 3 febbraio, parlando di Gesù che nella sinagoga di Nazareth con il discorso del “nessuno è profeta in patria” sfida la rabbia dei suoi concittadini, disse che il motivo dell’atteggiamento di Gesù sta nel fatto che non è venuto a cercare il consenso, ma a testimoniare la Verità. È una affermazione che ben definisce anche il pontificato di Benedetto XVI, e di questa testimonianza della Verità siamo grati, al punto che le dimissioni del Papa aumentano la nostra responsabilità personale nel fare lo stesso.

Il secondo aspetto è la certezza che a guidare la Chiesa è lo Spirito Santo. Non è una astratta consolazione in momenti in cui dal punto di vista umano le cose sembrano andare male. È, e deve essere, la certezza concreta che nasce dall’esperienza: lo Spirito Santo guida davvero la Chiesa, e allora le dimissioni di Benedetto XVI e l’elezione di un nuovo Papa sono provvidenziali anche se a noi può sfuggire il Disegno che ci sta dietro. Solo questa certezza ci può dare una serenità di fondo anche in un momento di forte smarrimento come questo.

Infine, è più che mai necessaria la nostra preghiera: per il Papa, perché continui fedelmente il suo servizio alla Chiesa, seppur in forme diverse; per la Chiesa, che possa essere sempre guidata in accordo con la volontà di Dio; per noi stessi, per chiedere al Signore il dono della fede, che Benedetto XVI ha posto al cuore del dramma del mondo contemporaneo. La vera crisi – ci ha detto in questi anni – è una crisi di fede, ed è per questo che ha indetto un Anno della Fede, che stiamo vivendo proprio ora. E allora, il modo migliore per rendere grazie a Dio del dono di questo Papa, è desiderare con tutto noi stessi e chiedere a Dio la grazia di aumentarci la fede, la grazia della conversione.