Tradizioni natalizie a scuola, il buon senso del ministro
Il presepe incomincia ad essere espulso dai luoghi pubblici e dalle scuole, con il pretesto del "dialogo". Oppure ad essere mutato con l'innesto di elementi politicamente corretti (con i gay, gli immigrati, ecc...). Il ministro dell'Istruzione Bussetti, ha difeso il presepe perché parte della nostra cultura. E l'attacco che ha subito è molto rivelatore
Il Santo Natale si avvicina e i presepi si affacciano nelle case, nelle piazze, nelle chiese, nelle vetrine, talvolta nei luoghi più impensati… Il Presepe è stato davvero un’invenzione geniale, capace di toccare il cuore di ogni uomo. Peccato che la guerra ideologica che sta corrodendo dall’interno la nostra società post-cristiana lo stia trasformando – anche materialmente - in pretesto di scontro politico, sociale e religioso: Giuseppe e Maria fra le onde o in un mare di bottiglie di plastica, Gesù “migrante” sul gommone, capanne vuote “perché non ci avete accolto”, sacre famiglie omogenitoriali con statue di ballerini brasiliani, presepi animalisti-ambientalisti-ecologisti e chi più ne ha più ne metta….
In questa bagarre, ogni anno uno spazio privilegiato lo ricopre la Scuola statale italiana, che è stata uno dei primi luoghi, diversi anni fa, in cui il Presepe fu oggetto di contestazioni. Solerti insegnanti e dirigenti, inizialmente in nome della “laicité” dello Stato, poi per motivi anche di non-discriminazione delle minoranze religiose, ritennero di proibirlo. Da allora, ogni anno si ripropone un aspro dibattito fra questi campioni della pseudodemocrazia asettica e chi semplicemente afferma che nel Presepe c’è tanto della nostra storia, della nostra cultura e, in qualche caso sempre più raro, anche della nostra fede, e che comunque anche a chi fa parte di una religione diversa, in realtà dà molto meno fastidio di quanto si voglia far credere….
Nel dibattito, quest’anno, si è inserito il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Dapprima con dichiarazioni non ufficiali, poi rispondendo al question time alla Camera, ha affermato che “I simboli della tradizione cattolica, come il presepe e i canti natalizi, fanno parte della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni e della nostra identità. La scuola rappresenti il luogo in cui sono valorizzate le più alte espressioni dei valori fondanti della nostra cultura, come la celebrazione del Santo Natale”. Una dichiarazione di buon senso, eppure le reazioni non si sono fatte attendere: “Come si è permesso il ministro di dire cose simili?” “Lo Stato non è confessionale”, “La scuola è di tutti”, “Ogni scuola deve decidere per conto suo”, “Fuori la religione dalla scuola”, etc…
La cosa singolare è che le reazioni e le richieste di autonomia decisionale della scuola sono arrivate da una parte proprio dai campioni del centralismo statalista, dall’altra da alcuni del mondo cattolico, per i quali il ministro avrebbe agito in modo ideologico. Eppure, mai come in questo caso, il ministro ha semplicemente espresso un giudizio culturale – sacrosanto - fondato su fatti incontrovertibili, su evidenze di natura storica, artistica, letteraria e, perché no, religiosa. Finalmente, anzi, un ministro ha avuto il coraggio di uscire dallo schema asfittico e insopportabile del politicamente corretto e dire una cosa semplice e vera che ha che fare con la realtà!
Ormai, però, si taccia di ideologia chiunque provi a uscire dalla logica del “dialogo”, cioè a dire apertamente cose che possono apparire sgradite perché riconducibili ad una identità certa. Quanto all’autonomia, le scuole continueranno a fare ognuna a modo suo, perché il sistema è sì centralistico ma su certi temi comunque ingovernabile. Non saranno i richiami del Ministro a invertire una tendenza che sembra irreversibile: i campioni della laicità e i cattodialoganti possono dormire sonni tranquilli.
Salvo sconvolgimenti imprevedibili, il Presepe, alla pari di ogni altro simbolo della fede cristiana, sarà progressivamente espulso (o quantomeno “modificato geneticamente”) dai luoghi pubblici e dalle case, fino a che non ricomincerà ad essere preparato innanzitutto nei cuori. San Francesco d’Assisi, che ne è l’inventore, volle semplicemente riprodurre quanto già aveva accolto nella propria anima. Se il richiamo del Ministro riuscirà inaspettatamente ad avere qualche effetto in tal senso, potremo dire che una volta tanto il Miur ha fatto davvero qualcosa di buono.