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Tra woke e antifa, la propaganda sinistra

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La predilezione giacobina per la propaganda risale a Marat e a tutti quei libellisti che provocarono la Rivoluzione francese. Nello stesso solco si inseriscono tante tendenze odierne, inclusa l’ossessione antifascista dei comunisti.

Cultura 05_06_2025

L’ossessione antifascista dei comunisti, siano piddini, dem, woke, o tutte le sigle dietro cui si annidano, è meno psichiatrica di quel che sembra. Non so se lo facciano ancora, ma anche i radicali si chiamavano tra loro “compagni”, e ho l’età per ricordare quando, in pieni Anni di Piombo, chiedevano il disarmo della polizia. Dunque, non erano affatto “liberali” quantunque apparissero occuparsi solo di Cicciolina e canne. E non so come si appellano inter eos i “verdi” e tutti gli “eco” in qualsiasi branca impegnati nella lotta a senso unico.

Solo da noi, oltre ai più di sessanta istituti per lo studio della Resistenza, appena emerge un governo di centrodestra, ecco spuntare una tri o quadrilogia su Mussolini, subito strapremiata, e immediatamente trasposta in serial televisivo. L’aveva già capito Orwell, che non a caso aveva messo come esergo nel suo capolavoro 1984: «Chi controlla il passato controlla il presente». E chi controlla il presente, ovviamente, controlla il futuro. L’umanità procede per generazioni, è noto. E se nel corso di una di esse hai perso la battaglia, ce ne sono altre. A patto che alle successive venga ricordato incessantemente che i tuoi nemici erano i cattivi. E che, per quanti difetti tu abbia, quelli che ti hanno avversato erano molto peggiori di te, anzi, “il male assoluto”. Dunque, sappiano i giovani che è meglio farsi comandare dalla tua fazione, perché quel passato in cui comandavano altri era un inferno.

Quando il Duce inaugurò Cinecittà proclamò che «la cinematografia è l’arma più forte». Tanto era vero che il primo a capirne l’importanza fu un prete non a caso beato, don Giacomo Alberione, fondatore dei Paolini. Il primo film a colori italiano fu suo: Mater, sulla Madonna, alla cui sceneggiatura collaborò personalmente. E i democristiani giudiziosamente si accodarono, sfornando capolavori del neorealismo come Cielo sulla palude (sulla vita di santa Maria Goretti). Il primo festival cinematografico del mondo, quello di Venezia, nacque nel Ventennio. Ma poi sia Cinecittà che Venezia cambiarono di mano, perché Togliatti, a differenza dei dc, aveva la vista lunga. Controllare il passato. Fondamentale.

Se può consolarci – ma, ahimè, non lo fa – anche all’estero è la stessa cosa. La predilezione giacobina per la propaganda risale a Marat e a tutti quei libellisti che provocarono la Rivoluzione francese. Ci si faccia caso: l’unica attività di Mazzini, Marx, Lenin e compagnia sinistra era il giornalismo di propaganda politica. E anche Mussolini veniva da quella scuola. Negli USA, Hollywood è totalmente dem. Infatti, ogni film d’argomento politico che sforna, immediatamente strapremiato, è contro i rep (un esempio per tutti, Tutti gli uomini del presidente, sul Watergate, entrato, a furia di propaganda, perfino nei modi di dire). Il Sudamerica non è da meno: i film sulle precedenti dittature locali, sui desaparecidos, sul Cile pinochetiano si sprecano. La glorificazione cinematografica del Che, poi, affratella Nord e Sud. I bestseller della figlia di Allende, infine, chiudono il cerchio.

Gli americani del Nord si sono momentaneamente stufati e hanno votato Trump. Il woke (marxismo radical in salsa Harvard) non a caso ha buttato loro giù le statue di Colombo e del generale sudista Lee, perché, ripetiamo, chi controlla il passato controlla tutto. Tabula rasa e demonizzazione continua. Per i mutaforma marxisti è imperativo, pena la sopravvivenza. Quando Trump cadrà o andrà in pensione, vedrete, usciranno uno dopo l’altro i film che spiegheranno alle nuove generazioni quanto fossero pessimi quell’uomo e la sua era. Ne sa qualcosa il povero senatore McCarthy, la cui sola colpa era di essere anticomunista. La propaganda continua, ossessiva, ha fatto passare il “maccartismo” nel vocabolario come “caccia alle streghe”, sottintendendo che le “streghe” non esistevano. Invece esistevano eccome. Ma quelli nati dopo non lo sapranno mai. La propaganda è tutto, e se chi di dovere non prende in mano questa pratica una buona volta, non controlla neanche il presente.