Tra vaccino e mamma e papà: mistificazioni e false libertà
Ci scrive la componente del Comitato Nazionale di Bioetica sul tema giovani, vaccini e genitori: «Non guardate a chi decide, ma che cosa si decide e al favor vitae». La risposta del direttore: «Dare per scontato che il vaccino sia un “salvavita” è una mistificazione inaccettabile. I giovani non vogliono vaccinarsi per tutelare una salute per loro non a rischio, ma per ottenere la libertà. Nell’avallare questo ricatto, il CNB si prende anche la responsabilità di affermare un concetto distorto di libertà». Botta e risposta Cascioli/Morresi sull'etica della vaccinazione.
- LE MANI DELLO STATO SUI RAGAZZI di Stefano Fontana
Caro direttore,
Il bene e il male esistono. Un Comitato per la Bioetica fa il suo mestiere quando ragiona su cosa è bene e cosa è male di fronte ad alcuni dilemmi che si pongono, solitamente di fronte a nuovi sviluppi scientifici che riguardano la medicina o comunque che hanno un impatto importante sulla vita e sulla salute delle persone.
Il parere del Comitato per la Bioetica “Vaccini e adolescenti” parla anche – non solo - dei criteri con cui potrebbe decidere un giudice in un contenzioso fra genitori, medici e minori che non sono in accordo fra loro su un trattamento sanitario per il minore stesso, e si rivolgono a un tribunale per stabilire cosa fare.
La questione in gioco è il criterio di giudizio che vogliamo indicare ai giudici quando il conflitto arriva a loro, tenendo conto che la persona minore di età non può dare un consenso valido dal punto di vista legale, e che nel parere non si parla di cambiare il limite di età della legge in vigore (18 anni).
Ad avviso dell’intero Comitato, me compresa, il criterio è stabilire quale sia il bene del minore.
Se questo bene coincidesse sempre e comunque con la volontà dei genitori, allora dovremmo ricordare che quelli di Eluana Englaro (che era maggiorenne ma incapace di dare il suo consenso) e quelli di Charlie Gard hanno chiesto cose diverse per i loro figli. La prima sentenza in Europa per sospendere alimentazione e idratazione artificiale è stata per Tony Bland, che aveva 17 anni quando l’incidente allo stadio lo ha fatto cadere in stato vegetativo, e i suoi genitori erano d’accordo con i medici nel chiedere l’interruzione dei trattamenti vitali, così come lo hanno chiesto (e ottenuto) i genitori di Nancy Cruznan, mentre per Terry Schiavo e Cristina Magrini (tutte maggiorenni come Eluana ma non in grado di dare il consenso) erano contrari.
Ricordiamo che il protocollo di Groeningen per l’eutanasia dei neonati è stato applicato sempre con il consenso dei genitori, e spesso su loro richiesta. Ricordiamo anche che i Testimoni di Geova vedono i loro figli ricevere trasfusioni di sangue che salvano la vita perché le autorizza un giudice, contro la loro volontà. E per esperienza so che quando viene una ragazza minorenne nei Centri di Aiuto alla Vita, spesso è perché lei vuole portare avanti la gravidanza contrariamente ai genitori.
Tutti questi esempi per ricordare quello che ho già avuto modo di scrivere in modo più approfondito nel mio libro su Charlie Gard del 2017: le scelte possibili non sono tutte uguali, e il problema non è CHI decide, ma COSA si decide. E noi dobbiamo capire COSA è bene, per poterlo indicare e fare la scelta giusta.
I figli non sono proprietà dei genitori né dello stato, né di nessun altro. Sono persone di cui i genitori si prendono cura e dei quali hanno responsabilità, legalmente fino a 18 anni. Quando accadono contrasti in cui si decide al posto loro va stabilito con quale criterio decidere, dentro e fuori i tribunali, perché non si può cambiare a seconda di quel che ci piace.
Ritengo che il primo criterio sia ascoltarli sempre, il che non significa certo assecondarli sempre, ma capire e voler veramente capire quali sono le loro esigenze e bisogni e paure e necessità. Il secondo criterio è stabilire COSA è bene e COSA è male, perché il bene e il male esistono. Ritengo che la bussola per orientarsi sia quella del favor vitae, sempre. Ritengo che il compito dei bioeticisti, ma in particolare di noi cattolici, sia far crescere la consapevolezza che il favor vitae è fondamentale per noi e per tutti, per il singolo e per la collettività, sempre e comunque. Ma c’è una deriva in corso che sta portando il discorso su CHI decide, quindi sull’autodeterminazione e sulla responsabilità genitoriale, anziché su COSA si decide, e quindi il favor vitae o no.
Faccio un esempio attuale: Marco Cappato sta facendo la sua campagna per il referendum sull’eutanasia, ed è tutta su CHI decide, e in particolare sul fatto che ognuno può decidere su se stesso, senza considerare le relazioni intorno a sé. Il ragionamento che lui porta avanti nel chiedere le firme che aprono all’eutanasia è che io decido su me stesso e gli altri non contano, non contano le conseguenze sulla società e la sofferenza che io posso produrre negli altri. Non contano le relazioni. Sono le ragioni dell’individualismo contro quelle del personalismo: noi combattiamo le prime e sosteniamo le seconde. Per questo io uso come bussola il COSA si decide, e quindi il favor vitae, sempre, e l’ho fatto anche per questo parere.
Prof. Assuntina Morresi
Componente del Comitato Nazionale di Bioetica
RISPONDE IL DIRETTORE
Cara Morresi,
la ringrazio per questa lettera che intende spiegare il suo voto nel Consiglio Nazionale di Bioetica (CNB) sul documento “Vaccini e adolescenti” che abbiamo ieri commentato con Tommaso Scandroglio. E la ringrazio perché spiega anche molto bene il principio di favor vitae «di fronte ad alcuni dilemmi che si pongono», principio che la Bussola ha sempre difeso. Quindi sul principio siamo perfettamente d’accordo. Vorrei però ribadire - come ha spiegato Scandroglio – che il documento del CNB è improntato al principio di autodeterminazione se è vero che invita a seguire la volontà del minore anche se non intende vaccinarsi (seppure cercando di persuaderlo).
Ma a parte questo la sua lettera ci dà l’occasione di chiarire alcuni punti fondamentali della questione “vaccini e adolescenti”. Perché prima del favor vitae, c’è un altro principio, quello di realtà, ovvero stabilire se il trattamento proposto sia adeguato alla condizione fisica della persona e valutare anche le circostanze non prettamente sanitarie che possono influenzare la decisione. E qui ci sono almeno tre punti critici da valutare:
1) Dal punto di vista sanitario, lei dà per scontato che il vaccino sia un “salvavita”, assunzione del tutto arbitraria sia dal punto di vista medico sia dal punto di vista statistico-sociale. Sappiamo benissimo che la discussione scientifica è aperta sul tema e che altri paesi sconsigliano apertamente la vaccinazione dei minori se non in situazioni di particolari fragilità. Questo anche per le possibili conseguenze, anche sul lungo termine, che certi vaccini possono avere e per cui non ci sono al momento risposte, mentre si moltiplicano casi di cronaca di morti “sospette” che dovrebbero comunque indurre alla prudenza. Inoltre, inutile ricordare che c’è la possibilità di terapie precoci che anche negli adulti abbassano notevolmente la probabilità di esiti letali della malattia Covid. E a questo si deve poi aggiungere che – lo sappiamo tutti – la mortalità degli adolescenti dovuta al Covid è prossima allo zero assoluto. Piuttosto sarebbe bene preoccuparsi della mortalità degli adolescenti dovuta ai suicidi da lockdown. Si può legittimamente decidere di vaccinarsi, ma spacciare il vaccino per un salvavita è una mistificazione inaccettabile.
2) Allargando il discorso al contesto, non si può far finta che il dilemma sul vaccino sia solo dal punto di vista etico-sanitario. Guardiamo la realtà: perché gli adolescenti desiderano vaccinarsi, magari contro il volere dei genitori? Chi ha avuto modo di essere in contatto con i giovani lo sa: la stragrande maggioranza lo vuole non per tutelare la salute ma per ottenere la “libertà”. Ne fa cenno anche il documento del CNB. Ci si vaccina cedendo al ricatto imposto dal governo: niente divertimenti, niente vacanze all’estero (e anche in certi posti italiani), niente piscine e palestre, niente stadio, cinema e quant’altro. E infine, niente scuola in presenza (è la spada di Damocle che viene costantemente evocata). Nell’avallare questo ricatto il CNB si prende anche la responsabilità di affermare un concetto distorto di libertà, ridotta alla possibilità di accedere in alcuni luoghi. Ma soprattutto si prende la responsabilità di creare una nuova categoria di giovani emarginati e discriminati, privati di una vita sociale, come già è evidente che accada. E lo ripeto: senza una sola ragione scientifica o sanitaria che giustifichi questo ricatto.
3) Infine c’è un’altra questione, non strettamente legata al Covid, ma comunque non meno inquietante. Da almeno trenta anni c’è una lobby internazionale che, allo scopo di promuovere aborto e contraccezione nonché altre ideologie tese a distruggere la famiglia, teorizza l’autodeterminazione dei minori contro la potestà dei genitori. Sempre con il pretesto dei motivi sanitari oppure per il rispetto dei diritti umani. Ricordo che questo è un cardine delle campagne abortiste (in nome della salute riproduttiva) riccamente finanziate e spinte dalle agenzie ONU. Ma è anche un cardine della propaganda dell’ideologia gender: guarda caso è un tema che è parte integrante del ddl Zan sull’omotransfobia, e purtroppo è quello che già accade. “Anche senza il consenso dei genitori” è la parola d’ordine di questo movimento. Spenderla per favorire un vaccino che non è “salvavita”, non fa altro che portare acqua – anche se involontariamente – al mulino di chi vuole distruggere la famiglia.
Mi stupisco, cara Morresi, che a lei sempre così attenta a queste tematiche sfugga questo aspetto.
Riccardo Cascioli