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ZUPPI SUI CLANDESTINI

Tra suffragio e naufragio, neutralità politica fittizia

Le parole dell'Arcivescovo di Bologna sui clandestini condite da una fitizia neutralità politica. Addita i colpevoli che chiudono i porti, ma tace su chi apre i porti per mettere i disperati sui gommoni da cui verranno poi soccorsi. Superficialità e astuzia che alla lunga generano proprio “quell’aggressività e rabbia” di cui voleva disinquinare l'aria con la preghiera. 

Ecclesia 25_06_2018

“Stasera la Chiesa vuole essere quella che è: una madre che non vuole e può dimenticare nessuno dei suoi figli, tutti, prima i più deboli, come deve essere, dall'inizio della vita fino alla sua fine. Non fa politica. Ama i suoi figli”. Sono le parole dell’Arcivescovo di Bologna – del mio Arcivescovo – mons. Matteo Zuppi, pronunciate durante la veglia di preghiera di giovedì sera a Bologna, chiesa di San Benedetto, per quanti sono morti durante le migrazioni. Questa è la bellezza della Chiesa: quando c’è da pregare, quando c’è da aiutare si vede solo un fratello che ha bisogno di aiuto e si fa quello che si può per soccorrerlo.

Il che non significa che a bocce ferme non si possa e non si debba fare una riflessione che individui le cause dei problemi e che intervenga proprio su quelle. Piangere sulle conseguenze ed accettare le cause non è saggio né lungimirante. Madre Teresa non era in contrasto con il Magistero di Giovanni Paolo II, né questi con la sua indefessa opera di carità.

Però la “neutralità politica” dichiarata da mons. Zuppi è più fittizia che reale. Quando si afferma “che quell'una donna incinta e una giovane mamma con la sua neonata, quei settanta inghiottiti dal mare come quei poveri morti buttati in mare come tomba perché i porti erano chiusi, questa sera vorremmo avessero un nome”, allora si sta facendo politica. Eccome. E quindi ci si deve aspettare di essere tirati dentro l’arena politica e non ci si deve poi rifugiare dietro commoventi frasi ad effetto: “Di fronte al dolore non ci si divide, si mette da parte ogni contrapposizione, il gusto di sentirsi contro, perché siamo tutti dalla parte della vittima, di chi è morto”.

Mons. Zuppi ha prima additato i colpevoli – quelli che chiudono i porti -, ha creato una contrapposizione, ma poi dice che lo può fare solo lui, ad interim, perché invece gli altri lo fanno solo per il gusto di sentirsi contro.

Suona bene dire che siamo tutti dalla parte delle vittime: è una di quelle frasi che vengono dette o per superficialità o perché non possono non creare consenso nell’uditorio (avete mai sentito qualcuno che sostenga, apertis verbis, la parte dei colpevoli, proprio perché colpevoli?). Ma la superficialità o l’astuzia di affermazioni come queste, alla lunga generano “quell’aggressività e rabbia”, di cui invece si voleva “disinquinare l’aria intossicata” con la preghiera, secondo lo stesso Zuppi. Perché superficialità e astuzia coprono, ciascuna a modo suo, quella falsità su cui galleggiano, che rimane sotto e continua a fermentare fino ad esplodere. Sono l’ingiustizia e la falsità che intossicano l’aria ed alimento la rabbia.

Come quella falsità che lo stesso Zuppi ha pronunciato proprio nell’esordio del suo intervento, in cui ricorda una delle purtroppo frequenti stragi del mare: “Ci sono anche una donna incinta e una giovane mamma con la sua neonata tra le oltre settanta vittime del naufragio avvenuto la settimana scorsa al largo della Libia, i cui superstiti sono stati recuperati da una nave della marina militare statunitense”. Ed è di questa tragedia che l’Arcivescovo indica la motivazione nella chiusura dei porti. Ma questa è una bugia, Eccellenza.

Il quotidiano Avvenire spiega che si è trattato di un naufragio di un gommone al largo della Libia, i cui superstiti sono stati recuperati da Nave Trenton della Marina Militare Usa. Persone che sono morte perché qualcuno gli ha aperto i porti, incentivandoli a viaggiare verso la terra di Bengodi, in condizioni disumane, non perché qualcuno glieli ha chiusi. Idem per i superstiti tratti in salvo dalla nave Diciotti, che sono sbarcati a Pozzallo. Altro che porti chiusi.

Allora, se si vuole pregare, si preghi: si supplichi il Signore, si interceda, si offrano suffragi per le vittime. Ma non usiamo la preghiera per dire che chi chiude i porti è un assassino.