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pressioni

Toti cede alle toghe e si dimette, Liguria al voto

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Dopo 80 giorni di arresti domiciliari il governatore della Liguria ha rassegnato le dimissioni. L'ennesimo ricatto giudiziario è riuscito.

Politica 27_07_2024
Photo Massimo Paolone/LaPresse
L'ennesimo ricatto giudiziario andato a buon fine. Dopo 80 giorni di arresti domiciliari Giovanni Toti si è dimesso da Presidente della Regione Liguria. Ha ceduto alle pressioni dei giudici che hanno più volte rifiutato le istanze di revoca della custodia cautelare presentate dai suoi legali sostenendo che il governatore, se rimesso in libertà, avrebbe potuto inquinare le prove o reiterare il reato. A consegnare la lettera di dimissioni irrevocabili all'ufficio protocollo dell'ente è stato ieri mattina alle 10:40 l'assessore regionale ligure Giacomo Raul Giampedrone, su delega dello stesso Toti.

Nella lunga lettera con la quale comunica alla Regione la sua decisione, il governatore ligure rivendica i risultati dei suoi 9 anni di governo regionale e definisce a questo punto necessario che i cittadini liguri tornino a esprimersi con il voto per assicurare alla Liguria una nuova guida. Le elezioni anticipate si terranno entro 90 giorni, quindi a ottobre. «Lascio una Regione in ordine – scrive Toti –. Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio regionale di approvare l’assestamento di bilancio e il rendiconto, fondamentali per la gestione dell’ente». E aggiunge: «Ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento nazionale e all’opinione pubblica del Paese il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all'interno del nostro sistema democratico». Ed è proprio questa la vera patologia del sistema italiano: la mancanza di argini alle straripanti e disinvolte azioni di certe spavalde procure, che usano le indagini come strumenti di lotta politica.
 
Dal 7 maggio scorso ai domiciliari con l’accusa di corruzione, Toti è accusato anche di finanziamento illecito ai partiti legato alla campagna per le elezioni comunali del 2022 vinte dall'attuale sindaco Marco Bucci (non indagato). Il presunto accordo illecito – per un valore di circa 55mila euro – si sarebbe realizzato secondo gli inquirenti attraverso spot elettorali pagati, secondo l'accusa, sottobanco da Esselunga (estranea ai fatti) e proiettati sul maxi schermo di Terrazza Colombo.

Queste e le altre accuse rivolte all'ormai ex governatore ligure dovranno essere tutte dimostrate, ma con i tempi della giustizia italiana ci vorranno anni per sapere la verità. Nel frattempo la carriera politica di Toti è stata azzoppata, il centrodestra probabilmente perderà la guida della Regione Liguria e la volontà popolare è stata ancora una volta sovvertita per mano dei giudici. In caso di assoluzione finale, nessuno chiederà scusa a Toti e nessuno pagherà per questi abusi commessi in un'indagine definita gracilina e claudicante perfino da un giurista di chiara fama come Sabino Cassese. Ancora una volta la presunzione di innocenza si è convertita in presunzione di colpevolezza.

Esprime solidarietà a Toti l'intero centrodestra, mentre la sinistra definisce perfino tardive le sue dimissioni e Matteo Renzi anche questa volta prova a seminare zizzania accusando la coalizione di centrodestra di aver abbandonato il governatore al suo destino. Intanto il libro del giustizialismo italiano si arricchisce di un altro inquietante capitolo e la magistratura ribadisce per l'ennesima volta, a tutti quelli che non l'avessero ancora capito, chi comanda davvero in Italia.
 


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