Torture e fake news, lo scoop al contrario di Avvenire
Esito inglorioso per la campagna propagandistica immigrazionista organizzata da Avvenire dopo la pubblicazione di un articolo che parla di video choc di torture viste solo dal Papa, ma non pubblicato. A corredo del servizio, soltanto foto d'archivio vecchie o senza fonte e non riferite alla Libia. Invece, a contraddirsi è proprio Avvenire: infatti, se i video mostrati dai clandestini sbarcati sono veri, è la prova che non sono stati girati dopo il rimpatrio, sul cui rispetto dei diritti umani si fa carico l'Onu. Proprio le truci immagini mostrate a Papa Francesco e alla Procura dovrebbero indurre la Chiesa a una seria riflessione sulla politica immigrazionista che da anni sta sostenendo.
-A SCUOLA DA MACHIAVELLI di Riccardo Cascioli
Esito inglorioso per la campagna propagandistica immigrazionista organizzata da Avvenire con l’articolo Riportarli indietro? Pensateci bene». I filmati che il Papa ha voluto vedere, e seguita da altre testate senza porsi dubbi né effettuare verifiche.
L’obiettivo evidente già dal titolo era scoraggiare l’idea, sostenuta ormai da molti in Italia e Ue, di fermare l’immigrazione illegale proveniente dalla Libia dimostrando che i clandestini raccolti dalle motovedette di Tripoli vengono portati in lager dove torture e sevizie sono all’ordine del giorno.
Per combattere “l’orco Salvini” e la politica dei respingimenti, Avvenire ha imbastito una campagna basata su due foto che mostrano sevizie ad africani e video, definiti troppo crudi per essere mostrati al pubblico, ma fatti visionare al Papa, ai vertici ecclesiastici e a una Procura italiana.
Peccato però si tratti di bufale, o meglio di fake news come si dice oggi, peraltro facili da smontare.
Di una foto non vi sono certezze né sull’origine, né sull’autore né che sul fatto che sia scattata in Libia (qualcuno sostiene in Costa D’Avorio) mentre la seconda, che mostra criminali o presunti tali legati e appesi per i piedi, è stata scattata in Nigeria e pubblicata un anno or sono da un giornale web del paese africano.
Non è la prima volta che si cerca di spacciare immagini crude scattate altrove per “prove” delle violenze subite dai migranti “respinti” in Libia. Nel tentativo di uscire dall’imbarazzo, Avvenire ha parlato di errori nelle didascalie delle foto, ma ha aggiunto che i video (che non hanno mostrato) sono veri e realizzati davvero in Libia.
“Filmati consegnati al medico di Lampedusa Pietro Bartolo (responsabile delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa) da alcuni richiedenti asilo. Il dottore li ha dati al cardinale Montenegro, presidente della Caritas, il quale li ha portati a papa Francesco” riferisce il giornale della CEI senza rendersi evidentemente conto di segnare così un clamoroso autogoal.
I filmati conterrebbero (e non ne dubitiamo) immagini di violenze e torture compiute dai trafficanti che documentano le loro “gesta” per poi inviare i videoclip ai famigliari dei migranti ricattandoli per ottenere altro denaro.
Fatti del genere sono noti da anni, all’autore di questo articolo lo riferirono fonti dell’Organizzazione Internazionale delle migrazioni (OIM) in Niger che le aveva raccolte da alcuni migranti sfuggiti ai trafficanti-aguzzini.
Meglio ricordare che i clandestini si affidano volontariamente ai trafficanti, spesso arabi che in quanto tali sono abituati a considerare e a chiamare “schiavi” gli africani di pelle nera. Oltre a farsi pagare per attraversare deserto e mare, i criminali spesso taglieggiano i migranti neri o ne ricattano le famiglie per aumentare gli incassi. Violenze subite però da chi deve ancora salpare alla volta dell’Italia, nei “lager” gestiti dai trafficanti (infatti queste notizie ci giungono da chi arriva in Italia) non da chi ritorna in Libia raccolto dalle motovedette libiche.
E’ su questo punto che emerge in modo disarmante l’inconsistenza della denuncia di Avvenire che già dal titolo dell’articolo cerca maliziosamente di far passare i contenuti dei misteriosi video e delle foto scattate lontano dalla Libia come prove di cosa accade a chi viene riportato in Libia e riconsegnato alle autorità di Tripoli. Il quotidiano dei vescovi, del resto, cita la frase attribuita a Papa Francesco durante il viaggio di ritorno da Dublino. «Ho visto un filmato in cui si vede cosa succede a coloro che sono mandati indietro. Sono ripresi i trafficanti, le torture più sofisticate. Prima di rimandarli in Libia bisogna pensarci bene».
Ma non è così poiché i video realizzati dai trafficanti, come dice Avvenire, sono stati forniti a Lampedusa dai migranti sbarcati (e quindi accolti) in Italia non da quanti sono stati rimandati indietro dopo essere stati raccolti dalla Guardia Costiera libica. Certo la Libia non offre hotel a 5 stelle ai clandestini, ma le orribili condizioni dei centri di detenzione sono state migliorate soprattutto grazie ai fondi ingenti stanziati in particolare dall’Italia a favore di Libia, Unhcr e IOM.
Chi viene riportato in Libia dopo essere stato raccolto in mare dalle motovedette di Tripoli coordinate dal supporto della Marina italiana, viene accolto al porto di sbarco da personale delle agenzie dell’Onu e al più presto sottratti ai centri di detenzione per venire rimpatriato dall’aeroporto Mitiga di Tripoli. I centri di detenzione non sono certo campi per boy scout, ma cercare di confonderli coi covi dei trafficanti-aguzzini è un’operazione mediaticamente scorretta.
Può non piacere, ma l’immigrazione illegale è un reato (anche in Italia nonostante le procure non sembrino accorgersene) e del resto non sono molti gli Stati (la Libia non è tra quelli) in cui si garantiscono tutti i benefit a chi vìola confini e legalità e si incrimina il ministro che cerca di tutelarli.
Le ultime notizie giunte dalla Libia documentano che nei giorni scorsi 400 immigrati illegali sono stati raccolti in mare e trasferiti nei centri di detenzione di Zawiya e Tajoura, in mano alle autorità libiche e dove sono presenti le agenzie dell’Onu mentre ieri oltre 180 nigeriani sono stati rimpatriati a Lagos con un volo organizzato dall'OIM.
Dal luglio scorso oltre 30 mila migranti illegali africani respinti dalla Guardia Costiera libica sono stati rimpatriati così e tra questi quasi 10 mila nigeriani dal novembre 2017.
La domanda da porsi semmai, anche in termini giornalistici, non è se respingere, accogliere e rimpatriare i migranti illegali, ma perchè sia più facile riportare a casa i clandestini dalla Libia che dall’Italia.
Per tutte queste ragioni lo “scoop” di Avvenire dimostra esattamente l’opposto della tesi che vorrebbe sostenere. Proprio le truci immagini mostrate a Papa Francesco e alla Procura dovrebbero indurre la Chiesa Cattolica a una seria riflessione sulla politica immigrazionista che da anni sta sostenendo, incoraggiando così sempre nuovi flussi che alimentano il “tritacarne” dei trafficanti oltre che i conti correnti di tanti enti e coop cattoliche coinvolti nel business dell’accoglienza.
Proprio quei filmati dovrebbero indurre il mondo ecclesiastico in Italia (il clero africano già da anni si batte contro l’esodo verso l’Europa) a mobilitarsi per fermare i flussi migratori illegali sottraendo così carne da macello ai trafficanti, non certo a incoraggiarli promuovendo l’accoglienza per chiunque paghi criminali per raggiungere l’Italia.