Toronto, studenti costretti a lezioni di orgoglio gay
Un documento emanato delle autorità scolastiche fornisce ai docenti consigli, conferenzieri e indirizzi utili a corsi di cultura "antiomofoba". Obbligatori.
A Toronto, capitale dell’Ontario canadese, i genitori sono obbligati a mandare i figli alle lezioni di omosessualismo che si svolgono nelle classi delle scuole pubbliche.
Lo stabilisce perentoriamente e senza possibilità di scappatoie il Toronto District School Board (TDSB), l’organismo un po’ provveditorato agli studi e un po’ consiglio di amministrazione del sistema scolastico pubblico. Lo strumento è una direttiva “antiomofoba” (la neolingua vince ogni giorno battaglie campali trasformando le proprie assurde pretese in accuse d’intolleranza scagliate contro gli avversari) emanata sotto forma di manuale per insegnanti e amministratori, Challenging Homophobia and Heterosexism: A K-12 Curriculum Resource Guide, che letteralmente vieta alle famiglie di tenere i ragazzi e le ragazze fuori dalle aule scolastiche quando si affrontano argomenti edificanti come - traggo i titoli dalla “Guida” - Storia della bandiera arcobaleno, Cronologia dei diritti dei gay, "Rosa contro azzurro": sfida agli stereotipi di genere, Celebrare con orgoglio la famiglia diversa, Cosa diciamo quando sentiamo la parola “frocio”? oppure Significative personalità canadesi LGBTQ. Per i non addetti ai lavori, quella sigla, oramai di uso internazionale, è il più recente aggiornamento del modo con cui si è usi indicare la colorata comunità lesbo-gay-bisexual-transgender; la “q” aggiuntiva finale sta per queer, che significa “strano” e che vale come termine ombrello per tutte le “minoranze sessuali”.
Il documento del TDSB, voluto per creare «scuole eque e inclusive» per tutti gli studenti del territorio compresi tra i 4 ai 19 anni, fornisce agli “educatori” un vero e proprio arsenale di «strategie didattiche, collegamenti interdisciplinari, programmi, conferenzieri, spettacoli, contatti utili per iniziative comunitarie, bibliografie, videografie e sitografie». Non mancano l’indirizzario delle associazioni "di categoria" - comprese quelle specificamente dedicate agli omosessuali di "minoranze etniche" o "cristiani" -, fa “bella” mostra di sé un ricco glossario di termini tecnici che, oltre ai gay e alle lesbiche “tradizionali”, spiega gli «intersex», cioè chi nascerebbe con un mix dei due sessi, o chicche come i «two-spirited», ossia persone aborigene o di «retaggio First Nation» [sic] che sono lesbiche, gay, bisessuali, transgender, e così via, e a cui in diverse parti dell’America Settentrionale precoloniale veniva riconosciuto uno status particolare e positivo…
Come espressamente afferma il documento, gli alunni delle scuole debbono essere esposti a questi insegnamenti perché una famiglia che pensasse di chiederne l’esenzione per esempio per motivi religiosi violerebbe palesemente la politica sui diritti umani imposta dallo stesso TDSB e ovviamente debitamente descritta in un altro verboso documento ufficiale.
Il TDSB - si afferma in Challenging Homophobia and Heterosexism - tratta le questioni religiose «nel più vasto contesto del sistema educativo laico» e «benché il TDSB operi per creare un sistema scolastico libero da ogni discriminazione, tale libertà non è assoluta».
Tradotto, significa che a volte è possibile, auspicabile o persino necessario che le autorità scolastiche sospendano la libertà religiosa, per esempio nei confronti di quelle famiglie che non accettano di sottostare alla nuove formulazioni dei “diritti umani” stabilite dalle scuole pubbliche canadesi in fatto di omosessualità.