Torna la leva? No, ma una voce manda le mamme in tilt
Un atto burocratico senza conseguenze, come la pubblicazione dei bandi di leva, ha provocato un piccolo shock in quel di Napoli. Le chat delle mamme sono esplose: sia mai che i figli siano mandati in guerra fuori tempo massimo. Tutto risolto: l'esercito è solo di professione. Ma resta la riflessione su cosa sia diventato oggi il mammismo.
Il sindaco di Napoli De Magistris, novello Vittorio Emanuele Orlando, chiama alle armi i nuovi “Ragazzi del ‘99”, (anzi del 2003), per inviarli in Iran e Iraq, contribuendo al trionfo finale della coalizione occidentale. Proprio De Magistris? Quello con i santini di Che Guevara, le mimose, i gobbi, i cornetti rossi e altri feticci da “Matto di Piazza Barberini” a ingombrare la scrivania? Non sembra possibile. E infatti, lo psicodramma che ha isterizzato decine di mamme partenopee si è presto sgonfiato.
Sul sito del Comune era apparso l’avviso «Iscrizione nelle liste di leva dei giovani nati nell'anno 2003». In pratica, questa comunicazione che riguarda i diciassettenni, in tutti i Comuni, è solo un pro-forma burocratico dato che come noto « le chiamate per lo svolgimento del servizio obbligatorio di leva sono sospese a decorrere dal 1° gennaio 2005» anno in cui l’esercito di leva è stato riformato in esercito professionista. L’episodio – scioccherello - oltre a strappare un mezzo sorriso, suscita però alcune riflessioni su una delle principali declinazioni del Male assoluto nella società contemporanea: la cosiddetta “Chat delle mamme”. Una volta, quando si tornava a casa da scuola, la mamma ti chiedeva: “Come è andata oggi?” E noi, ragazzi, rispondevamo invariabilmente: “Tutto bene” e chiusa lì. Nessuno aveva voglia di riportare alla memoria quelle cinque ore passate fra equazioni, versioni di latino, compiti di inglese e altre delizie.
Da oggi, grazie a Whatsapp, questa impenetrabile cortina di ferro che tutelava la privacy dello scolaro/studente e i primi misteri dell’adolescenza, è irrimediabilmente distrutta. La curiosità morbosa di gran parte delle mamme subito si scatena nella chat: “Sapete se mio figlio è stato interrogato, oggi?”, “Non lo so, però quella strega della Rossi ha osato mettere 5 e mezzo al mio Mattia e gli ha pure detto che è uno zuccone”, “Ora basta! Quella donna ha passato il segno, bisogna parlarne al rappresentante di classe!”, “Non preoccupatevi, ora chiedo subito un appuntamento al preside”, “Scusate l’off topic, sapreste consigliarmi un prodotto per togliere il calcare dalla cipolla della doccia?” e così via. Urge uno studio antropo-sociologico sul tema: “La chat delle mamme nel tracollo educativo delle giovani generazioni”.
L’immediatezza estemporanea della comunicazione dà infatti spazio a un cocktail micidiale composto da: Urschrei (urlo di angoscia primordiale), panico collettivo compulsivo, odio da social declinato al femminile e soprattutto da quell’iperprotettivismo ansioso che è un tratto tipico della maggioranza delle madri italiane. Con tutte le dovute eccezioni, purtroppo il dato è statistico e oggettivo. Si tratta ormai di un topos, tanto che una società immobiliare norvegese ha perfino girato uno spot per prenderci in giro in tal senso. Le mamme norvegesi, francesi, tedesche o danesi avranno altre pecche, ma non sono così “chiocce” come le nostre.
Implacabile e spietata, proprio una donna, Olivia Cornago, scrive sul suo blog: “La nevrosi, che tutti ci accomuna nella psicopatologia della vita quotidiana, ormai si è insinuata in forme di controllo smodato. E come potrebbe essere altrimenti in un clima di insicurezza generale che dal politico - martellante nella sua inefficienza e corruzione - si estende ad ogni spazio della vita economica e lavorativa? Perché si sa, le donne sono sempre in credito: di emancipazione, salari, diritti, tempo e, complice Freud, attributi fallici. Ma è nell’esperienza scolastica che la madre chioccia, accudente e plaudente i successi della scuola, con le prime paroline in inglese, sfoga la sua atavica frustrazione ed esclusione dal potere politico, finanziario, decisionale, prendendo a cuore in modo ossessivo l’andamento scolastico dei propri geni”.
Tirando finalmente il fiato dopo questa tirata micidiale, ci sarebbe poco altro da aggiungere. Se non che l’episodio napoletano dimostra come la sola vaga ipotesi secondo cui i propri figli diciottenni, ormai più che adulti (visti i pruriti per il voto a 16 anni) possano affrontare la tremenda prova iniziatica di un servizio di leva è bastata per far perdere completamente la trebisonda alle nostre genitrici. Si potrebbero accumulare altre osservazioni piuttosto banali sul rammollimento generalizzato, sulla rimozione del “principio cosmico maschile” e sulla femminilizzazione della società di cui aveva già ottimamente scritto circa quindici anni fa, il pediatra francese Aldo Naouri: "La società ha adottato integralmente valori femminili senza limiti e contro-poteri".