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EDITORIALE

Tim Cook, la Apple e l'ipocrisia verde

Intervenendo alla Bocconi, l'amministratore delegato della Apple, Tim Cook, ha inaugurato l'Anno accademico lanciandosi nel "sicuro" discorso sulla presunta crisi climatica. Dimenticando però che fino a pochi anni fa la Apple era nel mirino di Greenpeace e che è un'azienda cresciuta sulla pelle dei lavoratori cinesi.

Editoriali 11_11_2015
Tim Cook

 «La crisi climatica è un problema che potrà essere risolto solo se ogni singolo paese sarà attivo e produttivo per risolverlo. Noi, come Apple, ci stiamo impegnando per l’uso esclusivo di energie rinnovabili, ma non è possibile cambiare il mondo se si modifica solo se stessi: quindi stiamo facendo in modo che anche i nostri fornitori in altri paesi, come ad esempio in Cina, seguano il nostro modello». «Davanti a voi c’è un’opportunità incredibile, e un obbligo: fare qualcosa che possa servire a un proposito nobile. Qualsiasi proposito nobile, lo potete raggiungere attraverso il vostro lavoro: che sia la sfida climatica oppure le pari opportunità. Mi auguro che voi studenti riusciate a mantenere il vostro idealismo non solo in quanto studenti, ma soprattutto in quanto Ceo. Spingete, andate oltre, portate più in la le frontiere. Potete fare business tenendo conto dei vostri valori, e così cambiare il mondo. Il mondo intero ha un ruolo nel modo in cui voi fate business».

Queste frasi sono estratte dal discorso dell’Amministratore Delegato della Apple, Tim Cook, all'inaugurazione del 114° anno accademico dell'Università Bocconi di Milano. Cinquantacinque anni, Cook è alla guida di Apple dal 24 agosto 2011, dopo le dimissioni rassegnate da Steve Jobs. Secondo la rivista Forbes, essendo Apple uno dei marchi più quotati al mondo, Cook è il diciannovesimo uomo più potente della terra. Mario Monti, Presidente della Bocconi, ha fatto notare: «Non era affatto ineluttabile che accettasse il nostro invito, e siamo onorati che abbia scelto noi per prendere la prima volta la parola in Italia e in una università fuori dagli Stati Uniti». Quello di ieri è infatti il primo intervento di Cook in un’università europea.

Certo sembra un discorso diverso da quello ricordato per la chiusura con la celebre frase "Stay hungry. Stay foolish", pronunciato da Steve Jobs all'Università di Stanford il 12 giugno 2005. «Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore», questa una delle frasi dette da Steve Jobs quando conosceva già da due anni il cancro che lo aveva colpito e che dopo una lunga battaglia lo porterà alla morte nel 2011.

Ma è così strano che Tim Cook venga in Italia a parlare di Cambiamenti climatici in vista dell’imminente Conferenza di Parigi? Significa che la situazione del pianeta è ormai drammatica come racconta qualche radiocronista?

Ripercorriamo un po’ di storia. Lo Steve Jobs del "Stay hungry. Stay foolish", producendo in Asia con le regole cinesi, era sotto “attacco” da parte dei movimenti ecologisti. Al Gore dal marzo 2003 era entrato a far parte del Board di Apple, e a tal proposito Steve Jobs all’epoca disse (clicca qui): «Saprà svolgere egregiamente il suo ruolo di consigliere e noi siamo lieti ed emozionati che abbia scelto proprio Apple come suo primo impegno nel settore privato». Inoltre l'ex vice presidente aveva preso parte alla commissione d'inchiesta sul problema delle stock option di Apple stessa. I due andavano d’accordo, tanto che nel 2007 Jobs accompagnò Al Gore a ritirare il premio Nobel. 

Nel 2006 Greenpeace lanciò una campagna contro la Apple dal titolo  “Green my Apple, Steve”, in italiano divenuta “La mela avvelenata della Apple.Troppe sostanze tossiche nei nostri Mac!” (clicca qui); dell’Apple preoccupavano ben altro che le emissioni del composto naturale anidride carbonica che dovrebbe causare il cambiamento climatico e lo stesso vice-presidente americano venne coinvolto. Nel 2007 infatti, proprio l’anno del Nobel di Al Gore, la campagna contro Apple recitava: ”Greenpeace to Gore: Help Make Apple Go Green”. In Italia, dove peraltro ebbe minimo risalto sui mass-media, venne spiegata in questo modo: “Apple e l'ecologia: iPhone inquina l'ambiente ma sostiene Al Gore”. Nulla però avrebbe potuto scalfire nell'opinione pubblica italiana l'immagine di un Al Gore paladino del clima.

Grazie ai consigli di Al Gore, sorprendentemente in pochissimo tempo, probabilmente la Apple è riuscita a rivoluzionare i sistemi di produzione divenendo azienda talmente esemplare dal punto di vista ambientale da non subire più attacchi da parte degli ecologisti. Anzi, la Apple fa di più: secondo quanto affermano ora alcuni ecologisti, non solo la sua produzione è verde, ma Apple è divenuta canale per la comunicazione, o per molti propaganda, ecologista, in tal senso ad esempio alcuni affermano che nel 2008 ha prodotto il film “WALL•E” con la Pixar.

Per ripercorrere questo incontro Al Gore – Apple si può riascoltare una trasmissione di Radio24 di alcuni anni fa: si tratta dell’interessante  “Destini incrociati, Save the planet - Al Gore e Steve Jobs”, trasmessa almeno nel 2010 (clicca qui) e nel 2011 (clicca qui). In particolare vanno ascoltati gli ultimi 5 minuti, a partire esattamente dal minuto 23:37, scoprirete come legittimamente Al Gore-Apple abbiamo costituito una lobby ambientale guadagnando contemporaneamente una montagna di soldi.

Da questa registrazione si evince che nel 2010 il problema di ecologia ambientale causato dalla Apple sembra già brillantemente risolto, le campagne di “Greenpeace” sono ormai solo un ricordo per poche persone, però dal punto di vista dell’ecologia umana rimanevano dei grandi problemi, come ad esempio i suicidi nei lavoratori cinesi nel 2012  e nel 2013   Nella parte finale dell’articolo del Corriere della Sera del 26 gennaio 2012 leggiamo: «Apple non si preoccupa. Nella realtà, poco può essere modificato seguendo la logica del profitto imposta dall’industria fondata da Jobs. Perché i margini per il fornitore sono esigui e possono aumentare soltanto riducendo i costi di produzione. In Cina questo viene fatto a spese dei lavoratori, costretti a turni inaccettabili, a utilizzare prodotti chimici pericolosi, a subire soprusi per lavorare di più e meglio. "Una volta che la Apple ha scelto un fornitore - spiega al New York Times un anonimo (ex) manager - difficilmente si preoccupa se il codice di condotta è rispettato come garantito prima di firmare il contratto". Essenziale, prima di tutto, è che iPod e iPad siano a regola d’arte. O che gli iPhone piacciano al pubblico. Che nulla sa del sudore e della sofferenza nascosti nei circuiti interni». Evidentemente per questo tipo di problemi Al Gore non era stato molto risolutivo anche se erano passati ben 10 anni dal suo arrivo nel Board di Apple.

A qualche anno di distanza, acclamato come una star, Tim Cook in persona viene a autocelebrarsi raccontandoci delle banalità che avrebbe potuto dire qualunque professore tra i presenti; nessuna affermazione rivoluzionaria, tutti i dogmi post-moderni del politicamente corretto sono rispettati. Ormai Al Gore come paladino verde è poco credibile, Tim Cook invece per presentare la problematica dei cambiamenti climatici ha maggiore risalto sui mass-media e fra i giovani. Certo che come paladino verde fa un po’ effetto passare da San Francesco al diciannovesimo uomo più potente della terra.