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The King’s Man, il film che ridendo ci svela la storia

C’è nelle sale un film simpatico che vuol essere tra il brillante e l’avventuroso, The King’s man. Le origini e parla, scherzosamente di un immaginario servizio segreto inglese più segreto di quello ufficiale. E rivela un pezzo di storia che non sono molti a conoscere, però potrebbe aiutare i giovani millennials a capire anche quel succede oggi sotto i loro occhi.

Cinema e tv 07_04_2022

C’è nelle sale (per chi ci va) un film simpatico che vuol essere tra il brillante e l’avventuroso, The King’s man. Le origini, con Ralph Fiennes e Gemma Atherton. E’ il terzo di una serie e parla, scherzosamente di un immaginario servizio segreto inglese più segreto di quello ufficiale. Però, quest’ultima puntata castigat ridendo mores, cioè rivela un pezzo di storia che non sono molti a conoscere, però potrebbe aiutare i giovani millennials a capire anche quel succede oggi sotto i loro occhi.

E perché il premier britannico sbraita più di tutti e perché il presidente americano, in calo nei sondaggi, minaccia e lancia moniti lontano da casa sua. Nel film si comincia ricordando che, a inizio Novecento, lo zar, il kaiser e il re inglese erano cugini, nipoti della regina Vittoria. Ed ecco il fondatore del servizio segreto più segreto cercare di salvare la vita all’arciduca Franz Ferdinand a Sarajevo. Con una ricostruzione storica al dettaglio. Infatti, l’arciduca, erede al trono austroungarico, era favorevole agli inglesi e ostile ai prussiani.

Poi la scena si sposta in Russia. Qui il monaco veggente Rasputin ha una fortissima influenza sulla famiglia imperiale, perché è l’unico che riesce a guarire dagli attacchi di emofilia (le teste coronate d’Europa erano tutte parenti, come sappiamo) lo zarevic Aleksej, unico erede maschio al trono. Ma Rasputin in una delle sue visioni ha visto lo sfacelo immane della Russia se questa entrerà nella Grande Guerra. Perciò, finché c’è lui a corte, lo zar non muove le truppe. Gravissimo per gli inglesi, perché le Potenze Centrali gliele stanno suonando di santa ragione e il presidente americano Wilson non sa come convincere il suo popolo a entrare in una guerra lontana di cui non capisce il senso.

Così, ecco gli agenti inglesi muoversi per eliminare Rasputin. E questa è storia, anche se ad ammazzare fisicamente il monaco furono aristocratici russi (aizzati da agenti inglesi) insofferenti della sua influenza sullo zar.

Ma nel film (e nella storia) Rasputin si rivela un osso duro. Esilarante la scena in cui, in un salotto, si difende dagli agenti inglesi con passi di lotta copiati dalle danze folkloristiche russe. Senza di lui, è facile convincere lo zar a entrare in guerra, costringendo Prussia e Austria a combattere su due fronti. Ma i tedeschi non sono scemi ed ecco la loro contromossa fatale: riempiono Lenin di soldi e lo mandano, protetto da loro agenti, in Russia. Così nel film e così nella realtà.

Preso il potere, Lenin mantiene i patti e ritira la Russia dalla guerra. I tedeschi adesso possono riversare tutta la loro forza sul fronte occidentale e per gli inglesi sono così amari. L’unica speranza, loro, a quel punto, è l’America, e con Wilson calano l’asso vincente: troppi soldi le banche americane hanno prestato ai britannici per la guerra; se questi ultimi perdono, adieu ai crediti. Poiché, com’è noto, quando ci sono in ballo denari gli americani non ci vedono più, è ok, guerra sia.

E qui storia e film divergono per esigenze di copione. La storia ci dice che, per convincere gli americani, ci volle l’affondamento del Lusitania, carico di passeggeri, sì, ma anche di armamenti. Nel film, invece, è Mata Hari che, in possesso di un filmino in cui c’è lei col presidente, tiene in scacco quest’ultimo, timoroso - ogni riferimento è ovvio - più dei suoi votanti che del mattatoio degli stessi. I King's men fanno fuori la fascinosa spia e restituiscono il filmato hard al presidente. Chissà che un giorno non ci raccontino, tra il serio e il faceto, anche la faccenda dell’Ucraina.